L’orientamento è tema ormai dibattuto in diversi ambiti disciplinari. Se ne occupano psicologi, psicologi del lavoro,pedagogisti, sociologi, statistici, economisti e, con maggiore e dovuta responsabilità, quanti sono preposti all’elaborazione di linee di politiche pubbliche. A motivo, naturalmente, dei problemi oggi posti dal tema dell’occupazione e a causa della perenne necessità, sempre presente e sempre avvertita, della formazione degli individui e dei cittadini. E così, capita talvolta che si invertano le esigenze. Si indirizzano soggetti verso l’acquisizione di competenze per uno specifico lavoro, naturalmente richiesto dalla situazione provvisoria del mercato, e si trascura il primo passaggio, sempre necessario e sempre imprescindibile, di orientare il soggetto verso il nucleo più profondo di cui la sua personalità dispone e in cui egli stesso si riconosce. Il che rende acuto il dilemma: ci si forma per orientarsi ad un preciso indirizzo occupazionale, o ci si orienta per costruire la propria “forma”, quella che restituisce una identità con cui ci si identifica e con cui si impara a convivere e ci si proietta nella realtà della vita? La domanda è semplice. La risposta non sempre all’altezza della complessità. Qui ci si limita a delineare un quadro teorico che possa offrire qualche contributo alla variegata strumentazione posta in essere nelle azioni specifiche di orientamento: tentando, ove possibile, di offrire strumenti operativi e quadri teorici di riferimento, ben conoscendo i limiti delle tecniche, ma anche la loro intelligente funzionalità.
Caggiano, V. (2010). Quantita’ e Qualita’ dell’orientamento,. ROMA : Anicia.
Quantita’ e Qualita’ dell’orientamento,
CAGGIANO, Valeria
2010-01-01
Abstract
L’orientamento è tema ormai dibattuto in diversi ambiti disciplinari. Se ne occupano psicologi, psicologi del lavoro,pedagogisti, sociologi, statistici, economisti e, con maggiore e dovuta responsabilità, quanti sono preposti all’elaborazione di linee di politiche pubbliche. A motivo, naturalmente, dei problemi oggi posti dal tema dell’occupazione e a causa della perenne necessità, sempre presente e sempre avvertita, della formazione degli individui e dei cittadini. E così, capita talvolta che si invertano le esigenze. Si indirizzano soggetti verso l’acquisizione di competenze per uno specifico lavoro, naturalmente richiesto dalla situazione provvisoria del mercato, e si trascura il primo passaggio, sempre necessario e sempre imprescindibile, di orientare il soggetto verso il nucleo più profondo di cui la sua personalità dispone e in cui egli stesso si riconosce. Il che rende acuto il dilemma: ci si forma per orientarsi ad un preciso indirizzo occupazionale, o ci si orienta per costruire la propria “forma”, quella che restituisce una identità con cui ci si identifica e con cui si impara a convivere e ci si proietta nella realtà della vita? La domanda è semplice. La risposta non sempre all’altezza della complessità. Qui ci si limita a delineare un quadro teorico che possa offrire qualche contributo alla variegata strumentazione posta in essere nelle azioni specifiche di orientamento: tentando, ove possibile, di offrire strumenti operativi e quadri teorici di riferimento, ben conoscendo i limiti delle tecniche, ma anche la loro intelligente funzionalità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.