Nel mondo contemporaneo abbiamo due tipi di conflitti etnici. Il primo ha una forma tradizionale: due o più gruppi si confrontano e si scontrano, talvolta fino alla distruzione fisica del più debole da parte del più forte. Nella storia questa forma estrema di conflitto è stata chiamata genocidio. L’altro tipo di conflitto è legato alla costruzione della società globale contemporanea e ai processi di mobilità umana che la caratterizzano. Sono in corso, infatti, grandi movimenti di popolazione da paesi poveri, o comunque scarsamente dotati di risorse per vivere, verso le aree più ricche del mondo. Questi movimenti di persone producono in molte società un notevole pluralismo culturale, religioso ed etnico. Questo contesto sociale contiene due possibilità: la cooperazione o il conflitto tra diversi. La diversità infatti può essere vista come una risorsa oppure come una minaccia. Talvolta – e da parte di uno stesso soggetto – essa è usata come risorsa e sentita come minaccia. Questo lavoro vorrebbe aiutare a comprendere le forme tradizionali del conflitto etnico e rendere conto delle sue forme nuove nel mondo contemporaneo. Per raggiungere questo obiettivo vengono effettuate alcune indagini in diversi campi del sapere sociale e culturale. La prima parte è dedicata all’analisi delle teorie della società globale moderna. La seconda affronta la questione del nazionalismo per vedere se ci troviamo di fronte ad un caso unico della storia, e possiamo perciò prevederne la fine, oppure se dobbiamo convivere sempre con questa forma di esaltazione della propria identità e di disprezzo di quella altrui. La terza parte riguarda i rapporti tra identità etnica ed identità nazionale. La quarta parte è dedicata ad uno studio del pregiudizio e del razzismo. Vengono analizzate le grandi ricerche americane sul pregiudizio e sul razzismo e le nuove indagine sul rapporto tra comunicazione e pregiudizio. Infine, l’ultima parte è dedicata allo studio delle migrazioni mondiali e del caso italiano caratterizzato nello stesso tempo dai nuovi conflitti etnici diffusi e dal tentativo di costruire una nuova etnia: la Padania. Può sembrare superfluo ma è bene chiarire a quale approccio scientifico si ispira l’autore di questo volume. Nonostante le numerose confutazioni scientifiche ogni tanto qualcuno si incarica di dimostrare le basi biologiche dell’aggressività, delle razze, dell’etnia e della nazione. Come in pieno Ottocento, sebbene su basi diverse, si propongono teorie biologiche o socio-biologiche con le quali spiegare i comportamenti sociali e culturali. Inoltre, v’è la tentazione di intendere l’etnia e la nazione come fenomeni atemporali, eterni e immutabili. L’approccio del volume invece è ispirato al costruttivismo sociale. Le basi del costruttivismo sociale sono piuttosto semplici. Si parte dal presupposto che ogni fenomeno sociale sia una costruzione umana e perciò storica. Giusto per fare un esempio, la fondamentale distinzione introdotta dai greci tra etnos e demos, ossia tra una organizzazione sociale fondata sui legami parentali e una fondata sui legami derivanti da una comune base territoriale (i demi, appunto), ha una origine storica. Anzi, è una rivoluzione nella storia considerare gli individui cittadini non per l’appartenenza parentale ed etnica ma per condurre una vita comune all’interno di un territorio, regolata dalle leggi della comunità politica di cui si fa parte. Del resto, solo a considerare l’Europa, le nazioni e il nazionalismo si affermano solo ad un certo punto della storia moderna. Perché allora considerare questi fenomeni “naturali” ed “eterni”? Infine, se prendiamo l’esempio di una delle più grandi nazioni moderne, gli Stati Uniti d’America, ci si può ben rendere conto che la “nazione” può essere costruita sulle norme civili e politiche e non sui legami etnici. A quale gruppo etnico si dovrebbe ricondurre la “nazione” americana? Ai primi coloni arrivati dal nord Europa? Oppure ai milioni di ispanici, africani, asiatici o mediterranei diventati cittadini americani? L’appartenenza etnica non è capace di spiegare l’identità nazionale americana. In altri contesti, invece, l’omogeneità culturale prodottasi nel corso di lungi processi storici è la base dell’identità nazionale. Questo nazione è tipo etnico. Entrambe, tuttavia, sono costruzioni storico-sociali e nel corso della storia possono cambiare, trasformarsi, finire. La prospettiva qui presentata è stata costruita nel corso di indagini realizzate dall’autore nell’arco di circa venti anni. In particolare, in questo volume confluiscono i risultati più importanti delle ricerche pubblicate con i seguenti titoli: La cittadella assediata. Immigrazione e conflitti etnici in Italia (Roma, 1992), Noi e loro. Immigrazione e nuovi conflitti metropolitani (Soveria Mannelli, 1995), Sociologia dei conflitti etnici. Razzismo, immigrazione e società multiculturale (Roma-Bari, 1999), Lo straniero. Pluralismo culturale e immagini dell'altro nella società globale (Roma-Bari, 2002), Trasformazioni della sfera pubblica (Napoli, 2007), Le migrazioni nella società globale, Roma, 2007).
Cotesta, V. (2009). SOCIOLOGIA DEI CONFLITTI ETNICI, seconda edizione riveduta e aggiornata. BARI : Laterza.
SOCIOLOGIA DEI CONFLITTI ETNICI, seconda edizione riveduta e aggiornata
COTESTA, Vittorio
2009-01-01
Abstract
Nel mondo contemporaneo abbiamo due tipi di conflitti etnici. Il primo ha una forma tradizionale: due o più gruppi si confrontano e si scontrano, talvolta fino alla distruzione fisica del più debole da parte del più forte. Nella storia questa forma estrema di conflitto è stata chiamata genocidio. L’altro tipo di conflitto è legato alla costruzione della società globale contemporanea e ai processi di mobilità umana che la caratterizzano. Sono in corso, infatti, grandi movimenti di popolazione da paesi poveri, o comunque scarsamente dotati di risorse per vivere, verso le aree più ricche del mondo. Questi movimenti di persone producono in molte società un notevole pluralismo culturale, religioso ed etnico. Questo contesto sociale contiene due possibilità: la cooperazione o il conflitto tra diversi. La diversità infatti può essere vista come una risorsa oppure come una minaccia. Talvolta – e da parte di uno stesso soggetto – essa è usata come risorsa e sentita come minaccia. Questo lavoro vorrebbe aiutare a comprendere le forme tradizionali del conflitto etnico e rendere conto delle sue forme nuove nel mondo contemporaneo. Per raggiungere questo obiettivo vengono effettuate alcune indagini in diversi campi del sapere sociale e culturale. La prima parte è dedicata all’analisi delle teorie della società globale moderna. La seconda affronta la questione del nazionalismo per vedere se ci troviamo di fronte ad un caso unico della storia, e possiamo perciò prevederne la fine, oppure se dobbiamo convivere sempre con questa forma di esaltazione della propria identità e di disprezzo di quella altrui. La terza parte riguarda i rapporti tra identità etnica ed identità nazionale. La quarta parte è dedicata ad uno studio del pregiudizio e del razzismo. Vengono analizzate le grandi ricerche americane sul pregiudizio e sul razzismo e le nuove indagine sul rapporto tra comunicazione e pregiudizio. Infine, l’ultima parte è dedicata allo studio delle migrazioni mondiali e del caso italiano caratterizzato nello stesso tempo dai nuovi conflitti etnici diffusi e dal tentativo di costruire una nuova etnia: la Padania. Può sembrare superfluo ma è bene chiarire a quale approccio scientifico si ispira l’autore di questo volume. Nonostante le numerose confutazioni scientifiche ogni tanto qualcuno si incarica di dimostrare le basi biologiche dell’aggressività, delle razze, dell’etnia e della nazione. Come in pieno Ottocento, sebbene su basi diverse, si propongono teorie biologiche o socio-biologiche con le quali spiegare i comportamenti sociali e culturali. Inoltre, v’è la tentazione di intendere l’etnia e la nazione come fenomeni atemporali, eterni e immutabili. L’approccio del volume invece è ispirato al costruttivismo sociale. Le basi del costruttivismo sociale sono piuttosto semplici. Si parte dal presupposto che ogni fenomeno sociale sia una costruzione umana e perciò storica. Giusto per fare un esempio, la fondamentale distinzione introdotta dai greci tra etnos e demos, ossia tra una organizzazione sociale fondata sui legami parentali e una fondata sui legami derivanti da una comune base territoriale (i demi, appunto), ha una origine storica. Anzi, è una rivoluzione nella storia considerare gli individui cittadini non per l’appartenenza parentale ed etnica ma per condurre una vita comune all’interno di un territorio, regolata dalle leggi della comunità politica di cui si fa parte. Del resto, solo a considerare l’Europa, le nazioni e il nazionalismo si affermano solo ad un certo punto della storia moderna. Perché allora considerare questi fenomeni “naturali” ed “eterni”? Infine, se prendiamo l’esempio di una delle più grandi nazioni moderne, gli Stati Uniti d’America, ci si può ben rendere conto che la “nazione” può essere costruita sulle norme civili e politiche e non sui legami etnici. A quale gruppo etnico si dovrebbe ricondurre la “nazione” americana? Ai primi coloni arrivati dal nord Europa? Oppure ai milioni di ispanici, africani, asiatici o mediterranei diventati cittadini americani? L’appartenenza etnica non è capace di spiegare l’identità nazionale americana. In altri contesti, invece, l’omogeneità culturale prodottasi nel corso di lungi processi storici è la base dell’identità nazionale. Questo nazione è tipo etnico. Entrambe, tuttavia, sono costruzioni storico-sociali e nel corso della storia possono cambiare, trasformarsi, finire. La prospettiva qui presentata è stata costruita nel corso di indagini realizzate dall’autore nell’arco di circa venti anni. In particolare, in questo volume confluiscono i risultati più importanti delle ricerche pubblicate con i seguenti titoli: La cittadella assediata. Immigrazione e conflitti etnici in Italia (Roma, 1992), Noi e loro. Immigrazione e nuovi conflitti metropolitani (Soveria Mannelli, 1995), Sociologia dei conflitti etnici. Razzismo, immigrazione e società multiculturale (Roma-Bari, 1999), Lo straniero. Pluralismo culturale e immagini dell'altro nella società globale (Roma-Bari, 2002), Trasformazioni della sfera pubblica (Napoli, 2007), Le migrazioni nella società globale, Roma, 2007).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.