Filosofia del paesaggio Il volume raccoglie e rielabora dando loro veste unitaria una serie di contributi sul tema del paesaggio apparsi tutti tra il 2004 e il 2010. Esso costituisce il proseguimento e lo sviluppo organico di un’indagine avviata in precedenza dall’autore con il volume Estetica della Natura. Bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale (Roma-Bari, Laterza, 2001). Il titolo intende sottolineare l’imprescindibilità di una considerazione estetica del paesaggio, e dunque la necessità di una riflessione filosofica su di esso, particolarmente acuta in un momento storico nel quale, se da un lato il tema del paesaggio è tornato a imporsi nel dibattito pubblico con un’urgenza che sarebbe stata impensabile anche solo una ventina di anni fa, dall’altro il discorso specialistico sul paesaggio sembra migrato verso ambiti disciplinari diversi da quello filosofico, come l’architettura, l’ecologia, la geografia, l’antropologia. Il primo, ampio capitolo ripercorre le principali teorie del paesaggio elaborate nel corso del Novecento, a partire dalle riflessioni sul rapporto tra paesaggio reale e pittura di paesaggio. Viene ricostruito il nesso stretto che lega il sorgere stesso del termine paesaggio alla raffigurazione pittorica di una porzione di territorio, e vengono segnalate le prime manifestazioni di una teoria pittorica del paesaggio già nel Cinquecento; ma, al tempo stesso, viene argomentata una rigorosa critica di quelle teorie contemporanee (in particolare A. Roger, Court traité du paysage) che riducono il paesaggio reale ad una proiezione sur nature del paesaggio dipinto. Successivamente vengono esaminate quelle teorie che non vedono differenza alcuna tra i concetti di paesaggio e di ambiente. Tale assimilazione appare diffusissima nella riflessione filosofica sul paesaggio elaborata in ambito analitico, ma è presente anche nelle teorie etologiche del paesaggio, ossia in quelle teorie che individuano nella nostra storia biologica, e quindi nei condizionamenti ancestrali, le motivazioni più persistenti delle nostre scelte in ambito paesaggistico. La riflessione dell’estetica analitica sul paesaggio è fatta oggetto di critica nel successivo capitolo Sul cosiddetto cognitivismo scientifico nell’estetica ambientale contemporanea, dove con ‘scientific cognitivism’ si intende il filone di riflessione sul paesaggio inaugurato da A. Carlson. I paragrafi successivi del primo capitolo si occupano delle teorie che sottolineano i rapporti tra paesaggio e storia (e qui si impone il nome di Rosario Assunto), e in particolare sul nesso che legherebbe paesaggio e modernità, teorizzato in particolare da J. Ritter. Completano la ricognizione delle teorie attuali del paesaggio i paragrafi dedicati agli approcci geofilosofici, a quelli atmosferici di G. Boheme, e alle interpretazioni del paesaggio in chiave empatico-sentimentale. Negare che il paesaggio reale si riduca ad una proiezione sulla natura del paesaggio dipinto non significa naturalmente disconoscere i numerosi problemi che la trasposizione artistica del paesaggio pone ad una teoria del paesaggio reale. La tesi del libro, però, è che piuttosto che guardare alla tradizionale pittura di paesaggio è produttivo rivolgersi verso quelle forme d’arte che oggi hanno maggiore influenza sul nostro modo di guardare la natura. In questo ambito si inserisce l’ampia ricognizione dei rapporti tra cinema e paesaggio, che presenta come filo conduttore la convinzione che il cinema, a differenza della pittura, può mettere in scena non tanto dei paesaggi, ma dei modi di vivere il paesaggio; l’altro saggio dedicato a questi temi è quello in cui si esamina il peculiare rapporto con il paesaggio che emerge dalle tendenze attuali dell’environmental art. Il capitolo finale ricostruisce l’idea di paesaggio che sta alla base dei principali interventi legislativi a tutela del paesaggio succedutisi in Italia a partire dalla pionieristica legge del 1922, voluta da Croce, e fino al recente Codice dei beni culturali e paesaggistici promulgato nel 2004 e sottoposto a modifiche rilevanti nel 2008.
D'Angelo, P. (2010). FILOSOFIA DEL PAESAGGIO. MACERATA : Quodlibet.
FILOSOFIA DEL PAESAGGIO
D'ANGELO, Paolo
2010-01-01
Abstract
Filosofia del paesaggio Il volume raccoglie e rielabora dando loro veste unitaria una serie di contributi sul tema del paesaggio apparsi tutti tra il 2004 e il 2010. Esso costituisce il proseguimento e lo sviluppo organico di un’indagine avviata in precedenza dall’autore con il volume Estetica della Natura. Bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale (Roma-Bari, Laterza, 2001). Il titolo intende sottolineare l’imprescindibilità di una considerazione estetica del paesaggio, e dunque la necessità di una riflessione filosofica su di esso, particolarmente acuta in un momento storico nel quale, se da un lato il tema del paesaggio è tornato a imporsi nel dibattito pubblico con un’urgenza che sarebbe stata impensabile anche solo una ventina di anni fa, dall’altro il discorso specialistico sul paesaggio sembra migrato verso ambiti disciplinari diversi da quello filosofico, come l’architettura, l’ecologia, la geografia, l’antropologia. Il primo, ampio capitolo ripercorre le principali teorie del paesaggio elaborate nel corso del Novecento, a partire dalle riflessioni sul rapporto tra paesaggio reale e pittura di paesaggio. Viene ricostruito il nesso stretto che lega il sorgere stesso del termine paesaggio alla raffigurazione pittorica di una porzione di territorio, e vengono segnalate le prime manifestazioni di una teoria pittorica del paesaggio già nel Cinquecento; ma, al tempo stesso, viene argomentata una rigorosa critica di quelle teorie contemporanee (in particolare A. Roger, Court traité du paysage) che riducono il paesaggio reale ad una proiezione sur nature del paesaggio dipinto. Successivamente vengono esaminate quelle teorie che non vedono differenza alcuna tra i concetti di paesaggio e di ambiente. Tale assimilazione appare diffusissima nella riflessione filosofica sul paesaggio elaborata in ambito analitico, ma è presente anche nelle teorie etologiche del paesaggio, ossia in quelle teorie che individuano nella nostra storia biologica, e quindi nei condizionamenti ancestrali, le motivazioni più persistenti delle nostre scelte in ambito paesaggistico. La riflessione dell’estetica analitica sul paesaggio è fatta oggetto di critica nel successivo capitolo Sul cosiddetto cognitivismo scientifico nell’estetica ambientale contemporanea, dove con ‘scientific cognitivism’ si intende il filone di riflessione sul paesaggio inaugurato da A. Carlson. I paragrafi successivi del primo capitolo si occupano delle teorie che sottolineano i rapporti tra paesaggio e storia (e qui si impone il nome di Rosario Assunto), e in particolare sul nesso che legherebbe paesaggio e modernità, teorizzato in particolare da J. Ritter. Completano la ricognizione delle teorie attuali del paesaggio i paragrafi dedicati agli approcci geofilosofici, a quelli atmosferici di G. Boheme, e alle interpretazioni del paesaggio in chiave empatico-sentimentale. Negare che il paesaggio reale si riduca ad una proiezione sulla natura del paesaggio dipinto non significa naturalmente disconoscere i numerosi problemi che la trasposizione artistica del paesaggio pone ad una teoria del paesaggio reale. La tesi del libro, però, è che piuttosto che guardare alla tradizionale pittura di paesaggio è produttivo rivolgersi verso quelle forme d’arte che oggi hanno maggiore influenza sul nostro modo di guardare la natura. In questo ambito si inserisce l’ampia ricognizione dei rapporti tra cinema e paesaggio, che presenta come filo conduttore la convinzione che il cinema, a differenza della pittura, può mettere in scena non tanto dei paesaggi, ma dei modi di vivere il paesaggio; l’altro saggio dedicato a questi temi è quello in cui si esamina il peculiare rapporto con il paesaggio che emerge dalle tendenze attuali dell’environmental art. Il capitolo finale ricostruisce l’idea di paesaggio che sta alla base dei principali interventi legislativi a tutela del paesaggio succedutisi in Italia a partire dalla pionieristica legge del 1922, voluta da Croce, e fino al recente Codice dei beni culturali e paesaggistici promulgato nel 2004 e sottoposto a modifiche rilevanti nel 2008.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.