Il volume completa la trilogia dell’autore sull’Architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca, dedicata al linguaggio e alle tipologie architettoniche di uno dei più vitali ordini riformati della Controriforma, ispirato dal misticismo neocontemplativo di Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, sviluppatosi in Spagna nella seconda metà del '500 e poi divulgatosi nel corso del '600 nel mondo coloniale latino-americano e in gran parte delle nazioni europee. La diffusione delle fondazioni dei Carmelitani Scalzi entro i confini dello Stato Pontificio rappresenta il primo fertile ciclo di insediamenti al di fuori dal mondo iberico d’origine. In poco più di un secolo, a partire dalla costituzione del primo nucleo di S. Maria della Scala a Roma, nel 1597, fino alla fondazione del convento dei SS. Valentino e Teresa a Matelica, che conosce un punto di svolta nel 1705, vengono istituiti 20 complessi conventuali, sia maschili sia femminili, di cui molti ormai scomparsi o pesantemente trasformati. A questa rete di insediamenti claustrali, radicati in città strategiche ma anche in centri minori del Lazio (Roma, Velletri, Caprarola, Viterbo) dell'Umbria (Terni, Perugia) e delle Marche (Fano, Ancona, Sassoferrato, Urbino, Matelica), si aggiunge la fondazione eremitica di Montevirginio presso il lago di Bracciano, nelle forme dell'originale tipologia del Santo Deserto (cui è stata dedicata una precedente monografia nel 2002), e 5 o 6 casi di mancate fondazioni maschili (Tivoli, Fermo, Fano, Foligno, Roccacontrada, forse Ascoli). Accanto all’elaborazione dottrinale, al perfezionamento costituzionale e normativo, alla ricerca di un equilibrio identitario tra pastorale, missione, spirito contemplativo, apporti scientifici e culturali alla società del tempo, è l’energia propulsiva delle fondazioni in centri e periferie dell’Italia barocca a caratterizzare i poco più di cento anni del periodo in esame. Il racconto acquista ulteriori significati grazie al confronto con molteplici riferimenti coevi, collegati allo sviluppo di contesti locali, in particolari condizioni sinergiche – ovvero conflittuali – in ragione dei cangianti equilibri tra le alleanze o le inimicizie di attori e detentori di interessi diversi nel contesto così originale dello Stato del pontefice romano. Una miriade di alleati, comprimari, cardinali protettori, vescovi promotori, ammiratori devoti, eredi di nobili casate o principi designati di corone europee, si confrontano e si fronteggiano in queste pagine con altrettanto numerosi membri di diversi Ordini religiosi, spesso in delicati tessuti storici consolidati, lasciando tuttavia un raggio d’azione da assoluti protagonisti ai più o meno anonimi esponenti carmelitani.
Sturm, S. (2012). L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca. La ‘Provincia Romana’: Lazio, Umbria e Marche (1597-1705). Roma : Gangemi Editore.
L’architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca. La ‘Provincia Romana’: Lazio, Umbria e Marche (1597-1705)
STURM, SAVERIO
2012-01-01
Abstract
Il volume completa la trilogia dell’autore sull’Architettura dei Carmelitani Scalzi in età barocca, dedicata al linguaggio e alle tipologie architettoniche di uno dei più vitali ordini riformati della Controriforma, ispirato dal misticismo neocontemplativo di Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, sviluppatosi in Spagna nella seconda metà del '500 e poi divulgatosi nel corso del '600 nel mondo coloniale latino-americano e in gran parte delle nazioni europee. La diffusione delle fondazioni dei Carmelitani Scalzi entro i confini dello Stato Pontificio rappresenta il primo fertile ciclo di insediamenti al di fuori dal mondo iberico d’origine. In poco più di un secolo, a partire dalla costituzione del primo nucleo di S. Maria della Scala a Roma, nel 1597, fino alla fondazione del convento dei SS. Valentino e Teresa a Matelica, che conosce un punto di svolta nel 1705, vengono istituiti 20 complessi conventuali, sia maschili sia femminili, di cui molti ormai scomparsi o pesantemente trasformati. A questa rete di insediamenti claustrali, radicati in città strategiche ma anche in centri minori del Lazio (Roma, Velletri, Caprarola, Viterbo) dell'Umbria (Terni, Perugia) e delle Marche (Fano, Ancona, Sassoferrato, Urbino, Matelica), si aggiunge la fondazione eremitica di Montevirginio presso il lago di Bracciano, nelle forme dell'originale tipologia del Santo Deserto (cui è stata dedicata una precedente monografia nel 2002), e 5 o 6 casi di mancate fondazioni maschili (Tivoli, Fermo, Fano, Foligno, Roccacontrada, forse Ascoli). Accanto all’elaborazione dottrinale, al perfezionamento costituzionale e normativo, alla ricerca di un equilibrio identitario tra pastorale, missione, spirito contemplativo, apporti scientifici e culturali alla società del tempo, è l’energia propulsiva delle fondazioni in centri e periferie dell’Italia barocca a caratterizzare i poco più di cento anni del periodo in esame. Il racconto acquista ulteriori significati grazie al confronto con molteplici riferimenti coevi, collegati allo sviluppo di contesti locali, in particolari condizioni sinergiche – ovvero conflittuali – in ragione dei cangianti equilibri tra le alleanze o le inimicizie di attori e detentori di interessi diversi nel contesto così originale dello Stato del pontefice romano. Una miriade di alleati, comprimari, cardinali protettori, vescovi promotori, ammiratori devoti, eredi di nobili casate o principi designati di corone europee, si confrontano e si fronteggiano in queste pagine con altrettanto numerosi membri di diversi Ordini religiosi, spesso in delicati tessuti storici consolidati, lasciando tuttavia un raggio d’azione da assoluti protagonisti ai più o meno anonimi esponenti carmelitani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.