Sociologi, filosofi e politici hanno segnalato che l'ambiente costruito esercita un'influenza, sovente negativa, su alcune delle qualità attinenti la vita pubblica: per esempio la tolleranza, l'attenzione, la socialità. Con la loro dissipazione si mettono a rischio attività tipicamente urbane come la circolazione e la comunicazione. L'esperienza quotidiana è dunque un banco di prova e un criterio di giudizio dell'attività progettuale. Lo spazio pubblico, in particolare, si rivela come l'ambiente più fragile: dovrebbe essere il complemento della casa, il luogo degli incontri e del dialogo. È sempre più spesso l'ultimo rifugio dei senza casa, proprio di chi ha perso il comfort dell'intimità domestica. Il lavoro ricostruisce criticamente la circospetta distanza che urbanisti, architetti, progettisti hanno mantenuto nei confronti dell'esperienza comune. I prestiti occasionali dall'antropologia, la psicologia, la semiologia sono stati sovente ridotti a misure o standard sussidiari al progetto. L'attuale congiuntura urbanistica potrebbe aprire, in linea di principio, la possibilità di un dialogo più fecondo tra l'esperienza comune e un "progetto urbano" che si dichiara attento ai luoghi, agli orizzonti temporali brevi, alle logiche minute delle modificazioni. A sostegno di questo dialogo, in definitiva, il metro della socialità può sorreggere scelte progettuali finalizzate alla produzione di una città più "abitabile".

Cremaschi, M. (1994). Esperienza comune e progetto urbano. MILANO : FrancoAngeli.

Esperienza comune e progetto urbano

CREMASCHI, Marco
1994-01-01

Abstract

Sociologi, filosofi e politici hanno segnalato che l'ambiente costruito esercita un'influenza, sovente negativa, su alcune delle qualità attinenti la vita pubblica: per esempio la tolleranza, l'attenzione, la socialità. Con la loro dissipazione si mettono a rischio attività tipicamente urbane come la circolazione e la comunicazione. L'esperienza quotidiana è dunque un banco di prova e un criterio di giudizio dell'attività progettuale. Lo spazio pubblico, in particolare, si rivela come l'ambiente più fragile: dovrebbe essere il complemento della casa, il luogo degli incontri e del dialogo. È sempre più spesso l'ultimo rifugio dei senza casa, proprio di chi ha perso il comfort dell'intimità domestica. Il lavoro ricostruisce criticamente la circospetta distanza che urbanisti, architetti, progettisti hanno mantenuto nei confronti dell'esperienza comune. I prestiti occasionali dall'antropologia, la psicologia, la semiologia sono stati sovente ridotti a misure o standard sussidiari al progetto. L'attuale congiuntura urbanistica potrebbe aprire, in linea di principio, la possibilità di un dialogo più fecondo tra l'esperienza comune e un "progetto urbano" che si dichiara attento ai luoghi, agli orizzonti temporali brevi, alle logiche minute delle modificazioni. A sostegno di questo dialogo, in definitiva, il metro della socialità può sorreggere scelte progettuali finalizzate alla produzione di una città più "abitabile".
1994
9788820486754
Cremaschi, M. (1994). Esperienza comune e progetto urbano. MILANO : FrancoAngeli.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/185819
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact