Il libro parte dall'esame di una scena di Love's Labour's Lost «la cui assurdità», ha scritto Mario Praz, «non trova confronti nelle letterature occidentali». Messa in rapporto con una sulfurea ma cruciale pagina dello Spaccio della bestia trionfante di Giordano Bruno (pubblicato pochi anni prima a Londra durante il regno di Elisabetta I) la scena shakespeariana cessa però di essere meramente assurda e si rivela come una trattazione mistericamente e "silenicamente" emblematica del più grande problema politico cui si trovino di fronte gli stati nazionali nel periodo delle guerre di religione: la conquista della self-sovereignty, cioè di una sovranità autonoma ed emancipata dall'autorità religiosa - un problema che per tutto il secolo XVII continuerà ad essere al centro del pensiero di Hobbes e di Spinoza e che comportava l'ineluttabile scontro dell'autorità secolare con quella religiosa, fosse essa cattolica o riformata. Dopo aver utilizzato il testo di Bruno per chiarire la scena shakespeariana, il libro procede a compiere l'operazione inversa, utilizzando lo sfondo storico evocato dalla commedia (il cui protagonista è un re di Navarra, e i cui personaggi principali hanno i nomi dei capi delle diverse fazioni impegnate nelle guerre civili di religione) per chiarire meglio lo stesso testo di Bruno. Infine, dopo aver esaminato i concreti tentativi di soluzione del conflitto tra autorità secolare e religiosa in Inghilterra, Francia e Venezia (i tre paesi in cui la sovranità dello Stato moderno si configura con maggiore chiarezza), il libro affronta il problema teologico-politico che sta al fondo dei due testi nelle sue radici storiche e intellettuali: da un lato il conflitto tra Papato e Impero, dall'altro il ruolo giocato non soltanto dall'«averroismo latino», ma anche dalle originarie fonti di quel pensiero islamico-ebraico medievale in cui la filosofia aveva per la prima volta rifiutato di essere ancella della teologia: un pensiero che riacquista una sorprendente attualità nel momento in cui lo Stato sovrano rifiuta di essere ancella di una Chiesa. Dietro Bruno, Bodin e Sarpi emergono a poco a poco le figure di Averroè, Maimonide e Al-Farabi. -
Sacerdoti, G. (2002). Sacrificio e sovranità. Teologia e politica nell' Europa di Shakespeare e Bruno. TORINO : Einaudi.
Sacrificio e sovranità. Teologia e politica nell' Europa di Shakespeare e Bruno
SACERDOTI, Gilberto
2002-01-01
Abstract
Il libro parte dall'esame di una scena di Love's Labour's Lost «la cui assurdità», ha scritto Mario Praz, «non trova confronti nelle letterature occidentali». Messa in rapporto con una sulfurea ma cruciale pagina dello Spaccio della bestia trionfante di Giordano Bruno (pubblicato pochi anni prima a Londra durante il regno di Elisabetta I) la scena shakespeariana cessa però di essere meramente assurda e si rivela come una trattazione mistericamente e "silenicamente" emblematica del più grande problema politico cui si trovino di fronte gli stati nazionali nel periodo delle guerre di religione: la conquista della self-sovereignty, cioè di una sovranità autonoma ed emancipata dall'autorità religiosa - un problema che per tutto il secolo XVII continuerà ad essere al centro del pensiero di Hobbes e di Spinoza e che comportava l'ineluttabile scontro dell'autorità secolare con quella religiosa, fosse essa cattolica o riformata. Dopo aver utilizzato il testo di Bruno per chiarire la scena shakespeariana, il libro procede a compiere l'operazione inversa, utilizzando lo sfondo storico evocato dalla commedia (il cui protagonista è un re di Navarra, e i cui personaggi principali hanno i nomi dei capi delle diverse fazioni impegnate nelle guerre civili di religione) per chiarire meglio lo stesso testo di Bruno. Infine, dopo aver esaminato i concreti tentativi di soluzione del conflitto tra autorità secolare e religiosa in Inghilterra, Francia e Venezia (i tre paesi in cui la sovranità dello Stato moderno si configura con maggiore chiarezza), il libro affronta il problema teologico-politico che sta al fondo dei due testi nelle sue radici storiche e intellettuali: da un lato il conflitto tra Papato e Impero, dall'altro il ruolo giocato non soltanto dall'«averroismo latino», ma anche dalle originarie fonti di quel pensiero islamico-ebraico medievale in cui la filosofia aveva per la prima volta rifiutato di essere ancella della teologia: un pensiero che riacquista una sorprendente attualità nel momento in cui lo Stato sovrano rifiuta di essere ancella di una Chiesa. Dietro Bruno, Bodin e Sarpi emergono a poco a poco le figure di Averroè, Maimonide e Al-Farabi. -I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.