La ricerca che proponiamo è assolutamente nuova ed originale nel campo pedagogico, essendo il primo lavoro sistematico sull’asilo infantile della Pizzigoni, a ottanta anni dalla sua fondazione. Lo scopo principale dello studio è quello di mostrare come una idea pedagogica possa vivere nel tempo e svilupparsi in modo creativo, senza essere l’imitazione di un modello e proponendo, invece, un rinnovamento permanente dell’educazione e del fare scuola. Vicende alterne hanno reso encomio e biasimo alla Pizzigoni. Di fatto questa donna ha saputo andare controcorrente nella scuola, rimanendo nella scuola, ha rinnovato l’idea e la pratica dell’insegnamento, ha gettato le fondamenta dei cambiamenti che hanno caratterizzato la scuola di base nel Novecento, ha viaggiato in una Europa che stava nascendo alla nuova era, ha letto, studiato, riformulato la stessa pedagogia troppo incartapecorita che la soffocava e dalla quale doveva liberarsi per liberare l’infanzia. L’immagine sbiadita della pedagogia rischia di riemergere quando ci si allontana dall’esigenza profondamente umana di offrire le condizioni migliori dell’apprendimento, a tutti e per tutti. La Pizzigoni, insieme ad altre donne, ha avvertito il bisogno del bambino di crescere nel mondo per creare il mondo ed inserirsi nel progetto cosmico di rigenerazione dello spirito. Il bambino che vuole conoscere e proclama il suo desiderio di essere presente nel disegno di una umanità in cammino perenne, va ascoltato con grande attenzione e con quella intuizione creativa che genera e non rattrappisce. L’asilo del 1927 nasceva per rispondere ad una esigenza sociale della città di Milano interessata dai stravolgenti processi di urbanizzazione, industrializzazione, migrazione, emancipazione che veicolavano inevitabili conseguenze di ridefinizione delle strutture familiari, di lavoro, di amicizia, comunitarie e politiche. Il Sud dell’Italia andava al Nord ed il Nord guardava all’Europa e all’America come a due mete di progresso scientifico e tecnologico. La ricaduta sugli assetti economici e sociali produceva un bisogno prima sconosciuto di istruzione e sempre di più la scuola non poteva essere considerata come un’area separata dalla società. La scuola era proposta per la società e come tale aveva il compito di rimediare alle carenze che in essa si profilavano. Dal punto di vista metodologico, partiamo dal documento storico, scritto dall’Autrice, per poi passare al presente, narrato da altre donne della pedagogia che stiamo studiando. Di qui la elaborazione del nuovo documento fornito dalle protagoniste della realizzazione contemporanea del metodo Pizzigoni. Le testimonianze sono il segno della trasposizione, dall’esperienza scolastica trascorsa al ricordo attuale, dalla narrazione alla trascrizione, dalla versione orale a quella scritta.

Chistolini, S. (2009). L’asilo infantile di Giuseppina Pizzigoni. Bambino e scuola in una pedagogia femminile del Novecento. MILANO : FrancoAngeli.

L’asilo infantile di Giuseppina Pizzigoni. Bambino e scuola in una pedagogia femminile del Novecento

CHISTOLINI, Sandra
2009-01-01

Abstract

La ricerca che proponiamo è assolutamente nuova ed originale nel campo pedagogico, essendo il primo lavoro sistematico sull’asilo infantile della Pizzigoni, a ottanta anni dalla sua fondazione. Lo scopo principale dello studio è quello di mostrare come una idea pedagogica possa vivere nel tempo e svilupparsi in modo creativo, senza essere l’imitazione di un modello e proponendo, invece, un rinnovamento permanente dell’educazione e del fare scuola. Vicende alterne hanno reso encomio e biasimo alla Pizzigoni. Di fatto questa donna ha saputo andare controcorrente nella scuola, rimanendo nella scuola, ha rinnovato l’idea e la pratica dell’insegnamento, ha gettato le fondamenta dei cambiamenti che hanno caratterizzato la scuola di base nel Novecento, ha viaggiato in una Europa che stava nascendo alla nuova era, ha letto, studiato, riformulato la stessa pedagogia troppo incartapecorita che la soffocava e dalla quale doveva liberarsi per liberare l’infanzia. L’immagine sbiadita della pedagogia rischia di riemergere quando ci si allontana dall’esigenza profondamente umana di offrire le condizioni migliori dell’apprendimento, a tutti e per tutti. La Pizzigoni, insieme ad altre donne, ha avvertito il bisogno del bambino di crescere nel mondo per creare il mondo ed inserirsi nel progetto cosmico di rigenerazione dello spirito. Il bambino che vuole conoscere e proclama il suo desiderio di essere presente nel disegno di una umanità in cammino perenne, va ascoltato con grande attenzione e con quella intuizione creativa che genera e non rattrappisce. L’asilo del 1927 nasceva per rispondere ad una esigenza sociale della città di Milano interessata dai stravolgenti processi di urbanizzazione, industrializzazione, migrazione, emancipazione che veicolavano inevitabili conseguenze di ridefinizione delle strutture familiari, di lavoro, di amicizia, comunitarie e politiche. Il Sud dell’Italia andava al Nord ed il Nord guardava all’Europa e all’America come a due mete di progresso scientifico e tecnologico. La ricaduta sugli assetti economici e sociali produceva un bisogno prima sconosciuto di istruzione e sempre di più la scuola non poteva essere considerata come un’area separata dalla società. La scuola era proposta per la società e come tale aveva il compito di rimediare alle carenze che in essa si profilavano. Dal punto di vista metodologico, partiamo dal documento storico, scritto dall’Autrice, per poi passare al presente, narrato da altre donne della pedagogia che stiamo studiando. Di qui la elaborazione del nuovo documento fornito dalle protagoniste della realizzazione contemporanea del metodo Pizzigoni. Le testimonianze sono il segno della trasposizione, dall’esperienza scolastica trascorsa al ricordo attuale, dalla narrazione alla trascrizione, dalla versione orale a quella scritta.
2009
978-88-568-0676-2
Chistolini, S. (2009). L’asilo infantile di Giuseppina Pizzigoni. Bambino e scuola in una pedagogia femminile del Novecento. MILANO : FrancoAngeli.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/188478
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