L’esposizione chiara ed esauriente dei principi del diritto amministrativo intesi come chiavi di lettura, che servì a una prima enucleazione dei caratteri specifici della disciplina, assume oggi, nell’evoluzione tumultuosa dell’ordinamento, una nuova importanza, sia didattica che scientifica. Sul piano didattico, i testi orientati in prevalenza alla illustrazione e all’esegesi del diritto amministrativo sono soggetti ad una rapida obsolescenza, che li priva di utilizzabilità in breve tempo. Le esigenze della didattica combaciano con quelle della scienza, che è volta ad individuare, nella disarticolazione della materia, le ragioni profonde che ne consentono una ricomposizione, i punti fermi, dotati di sufficiente stabilità. I cicli storici possono avere una diversa durata; sono più duraturi per quanto riguarda i rapporti interprivati e più soggetti a trasformazioni nel funzionamento delle collettività organizzate e nel loro rapporto con le persone e i gruppi che le compongono. Basta aver presente, per averne conferma, quanta parte degli istituti del diritto privato romano sono ancora attuali mentre nulla resta del diritto pubblico di allora. Ciò spiega, per altro, come l’enunciazione dei “principi” non sia possibile in tutte le fasi storiche. Le teorie giuridiche non possono vivere fuori del proprio tempo, delle condizioni di vita, delle convinzioni, del sistema economico insieme al quale nascono e si esauriscono. Non è possibile nei periodi di dissoluzione dei sistemi, perché nel momento della totale frammentazione la si può solo registrare e non si può riportare a sistema una vicenda che è asistematica. Neppure è possibile nei periodi di lunga stabilità, perché, quando i capisaldi concettuali si sono consolidati da tempo, la dottrina non può elaborare i principi in quanto sono già elaborati; e infatti la dottrina in questi contesti concentra spesso la sua attenzione su questioni di dettaglio o di mera descrizione. In genere i principi, intesi come nuove chiavi di lettura, si producono nelle fasi nascenti nelle quali si possono individuare con sufficiente chiarezza i segni dell’evoluzione in atto, i caratteri di un sistema che si sta consolidando e nel quale, anche in termini concettuali, si possono formare nuove categorie. C’è allora da domandarsi se l’attuale periodo storico presenti questo tipo di caratteristiche o se l’evoluzione troppo rapida escluda la possibilità di individuare linee che si vanno consolidando in un nuovo assetto che possa essere teorizzato. È evidente che è in crisi lo stato nazionale, inteso come l’organizzazione “autosufficiente” (Aristotele). È in crisi, quindi, il cardine fondamentale sul quale si è fondato il diritto pubblico e quindi il diritto amministrativo negli ultimi secoli. Ne deriva una inevitabile crisi del diritto amministrativo, di tutto il diritto pubblico e delle categorie sulle quali è stato costruito. Ma non mancano segni che fanno presagire l’inizio di una nuova fase nell’evoluzione degli ordinamenti, della quale è prematuro definire tutti i profili sistematici e che consente tuttavia tentativi di rielaborazione basati su elementi essenziali del vivere sociale e degli assetti istituzionali che sussistono nella trasformazioni assumendo vesti e contenuti nuovi. In questo quadro, il libro "Principi di diritto amministrativo" vuole rappresentare un tentativo di risistematizzazione della materia, capace di cogliere i numerosi elementi di novità, senza tuttavia trascurare l'importanza delle elaborazioni concettuali tradizionali, verificandone l'attualità. Il volume si compone di una premessa e di sei capitoli così intitolati: Diritto amministrativo: poteri e interessi a soddisfazione necessaria (Cap. I); Fonti e principi (Cap. II); Le organizzazioni (Cap. III); I mezzi (Cap. IV); Le attività della pubblica amministrazione e gli strumenti giuridici pubblici e privati (Cap. V); Le situazioni giuridiche soggettivie e le tutele (Cap. VI).
Rossi, G. (2010). PRINCIPI DI DIRITTO AMMINISTRATIVO. TORINO : Giappichelli.
PRINCIPI DI DIRITTO AMMINISTRATIVO
ROSSI, Giampaolo
2010-01-01
Abstract
L’esposizione chiara ed esauriente dei principi del diritto amministrativo intesi come chiavi di lettura, che servì a una prima enucleazione dei caratteri specifici della disciplina, assume oggi, nell’evoluzione tumultuosa dell’ordinamento, una nuova importanza, sia didattica che scientifica. Sul piano didattico, i testi orientati in prevalenza alla illustrazione e all’esegesi del diritto amministrativo sono soggetti ad una rapida obsolescenza, che li priva di utilizzabilità in breve tempo. Le esigenze della didattica combaciano con quelle della scienza, che è volta ad individuare, nella disarticolazione della materia, le ragioni profonde che ne consentono una ricomposizione, i punti fermi, dotati di sufficiente stabilità. I cicli storici possono avere una diversa durata; sono più duraturi per quanto riguarda i rapporti interprivati e più soggetti a trasformazioni nel funzionamento delle collettività organizzate e nel loro rapporto con le persone e i gruppi che le compongono. Basta aver presente, per averne conferma, quanta parte degli istituti del diritto privato romano sono ancora attuali mentre nulla resta del diritto pubblico di allora. Ciò spiega, per altro, come l’enunciazione dei “principi” non sia possibile in tutte le fasi storiche. Le teorie giuridiche non possono vivere fuori del proprio tempo, delle condizioni di vita, delle convinzioni, del sistema economico insieme al quale nascono e si esauriscono. Non è possibile nei periodi di dissoluzione dei sistemi, perché nel momento della totale frammentazione la si può solo registrare e non si può riportare a sistema una vicenda che è asistematica. Neppure è possibile nei periodi di lunga stabilità, perché, quando i capisaldi concettuali si sono consolidati da tempo, la dottrina non può elaborare i principi in quanto sono già elaborati; e infatti la dottrina in questi contesti concentra spesso la sua attenzione su questioni di dettaglio o di mera descrizione. In genere i principi, intesi come nuove chiavi di lettura, si producono nelle fasi nascenti nelle quali si possono individuare con sufficiente chiarezza i segni dell’evoluzione in atto, i caratteri di un sistema che si sta consolidando e nel quale, anche in termini concettuali, si possono formare nuove categorie. C’è allora da domandarsi se l’attuale periodo storico presenti questo tipo di caratteristiche o se l’evoluzione troppo rapida escluda la possibilità di individuare linee che si vanno consolidando in un nuovo assetto che possa essere teorizzato. È evidente che è in crisi lo stato nazionale, inteso come l’organizzazione “autosufficiente” (Aristotele). È in crisi, quindi, il cardine fondamentale sul quale si è fondato il diritto pubblico e quindi il diritto amministrativo negli ultimi secoli. Ne deriva una inevitabile crisi del diritto amministrativo, di tutto il diritto pubblico e delle categorie sulle quali è stato costruito. Ma non mancano segni che fanno presagire l’inizio di una nuova fase nell’evoluzione degli ordinamenti, della quale è prematuro definire tutti i profili sistematici e che consente tuttavia tentativi di rielaborazione basati su elementi essenziali del vivere sociale e degli assetti istituzionali che sussistono nella trasformazioni assumendo vesti e contenuti nuovi. In questo quadro, il libro "Principi di diritto amministrativo" vuole rappresentare un tentativo di risistematizzazione della materia, capace di cogliere i numerosi elementi di novità, senza tuttavia trascurare l'importanza delle elaborazioni concettuali tradizionali, verificandone l'attualità. Il volume si compone di una premessa e di sei capitoli così intitolati: Diritto amministrativo: poteri e interessi a soddisfazione necessaria (Cap. I); Fonti e principi (Cap. II); Le organizzazioni (Cap. III); I mezzi (Cap. IV); Le attività della pubblica amministrazione e gli strumenti giuridici pubblici e privati (Cap. V); Le situazioni giuridiche soggettivie e le tutele (Cap. VI).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.