Il libro, curato da Daniela Rossini, e' centrato sull'uso e i tipi di propaganda emersi nel corso della Grande Guerra. La propaganda svolse, infatti, un ruolo importante e crescente nel primo conflitto mondiale, tanto da poter essere considerata una delle armi principali con cui la guerra fu combattuta, sia sul fronte militare che sul fronte interno. In Europa, particolarmente in Italia, essa accompagnò l' affermarsi della società di massa, di cui la guerra fu levatrice, con i suoi nuovi linguaggi, leader e soggetti politici. Così il conflitto fu anche una "Grande Guerra delle parole" . Più in generale, la guerra si è dimostrata uno snodo essenziale in quel processo che, con accentuazioni diverse, è stato chiamato di "sacralizzazione della politica" o di "spettacolarizzazione della politica", che diventerà basilare nella ricerca del consenso non solo nei regimi totalitari, ma in tutte le società di massa mature . Soprattutto a partire dal fatidico 1917, anche ai contemporanei sembrò che un nuovo fronte di guerra si fosse aperto, accanto a quello militare, economico o politico-diplomatico: il fronte della propaganda, che aveva lo scopo di conquistare il cuore e la mente delle masse dei paesi coinvolti nell' interminabile conflitto. In Italia, poi, accanto al sorgere dei nuovi astri ideologici internazionali degli Stati Uniti e della Russia Sovietica, il 1917 vide anche la rovinosa disfatta di Caporetto, "trauma profondo nel tessuto sociale", su cui più facilmente si innestò l'opera della propaganda . A questo fenomeno i contemporaneisti del Dipartimento di Studi Storici, Geografici, Antropologici dell'Università di Roma Tre hanno deciso di dedicare un convegno che si è tenuto a Roma il 16 e 17 dicembre 2005 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, per ricordare i novant'anni dall' entrata in guerra del nostro paese. Al Convegno è stata affiancata una Tavola Rotonda del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nella quale i responsabili di biblioteche e archivi romani con importanti fondi sulla Grande Guerra hanno discusso i problemi legati ad un progetto comune di catalogazione e messa in rete del loro vasto patrimonio di immagini della guerra, indispensabili per lo studio della propaganda . Ci furono però vari generi di propaganda che hanno avuto origini e evoluzioni differenti. Non è un caso, ad esempio, che in quasi tutti i saggi sulle varie forme di propaganda nazionalista si sia sentita l'esigenza di partire dallo studio del periodo precedente il conflitto. È principalmente allora, infatti, che essa è stata elaborata e diffusa, tanto da poter essere considerata una delle cause scatenanti della guerra. L'elaborazione della propaganda internazionalista, invece, è avvenuta soprattutto durante la guerra e ne è stata in parte un risultato che ha aperto nuove prospettive per gli anni a venire. Schematizzando, possiamo affermare che, anche se la guerra fu provocata dal violento scontro dei nazionalismi europei, essa stimolò la nascita o lo sviluppo dei nuovi internazionalismi che hanno caratterizzato il XX secolo. Per questo motivo, l'analisi dei diversi filoni della propaganda in Italia è stata divisa in due principali raggruppamenti: l'internazionalista e il nazionalista. Nel primo gruppo sono analizzate le caratteristiche della propaganda dell'internazionalismo socialista e wilsoniano, accanto a quello della Chiesa e del movimento femminista; mentre nel secondo, l'analisi si è concentrata sulla propaganda dei vari movimenti e istituzioni italiani di matrice nazionalista. Il volume e' composto da nove saggi. -

Rossini, D. (a cura di). (2007). La propaganda nella Grande Guerra tra nazionalismi e internazionalismi. MILANO : Unicopli.

La propaganda nella Grande Guerra tra nazionalismi e internazionalismi

ROSSINI, Daniela
2007-01-01

Abstract

Il libro, curato da Daniela Rossini, e' centrato sull'uso e i tipi di propaganda emersi nel corso della Grande Guerra. La propaganda svolse, infatti, un ruolo importante e crescente nel primo conflitto mondiale, tanto da poter essere considerata una delle armi principali con cui la guerra fu combattuta, sia sul fronte militare che sul fronte interno. In Europa, particolarmente in Italia, essa accompagnò l' affermarsi della società di massa, di cui la guerra fu levatrice, con i suoi nuovi linguaggi, leader e soggetti politici. Così il conflitto fu anche una "Grande Guerra delle parole" . Più in generale, la guerra si è dimostrata uno snodo essenziale in quel processo che, con accentuazioni diverse, è stato chiamato di "sacralizzazione della politica" o di "spettacolarizzazione della politica", che diventerà basilare nella ricerca del consenso non solo nei regimi totalitari, ma in tutte le società di massa mature . Soprattutto a partire dal fatidico 1917, anche ai contemporanei sembrò che un nuovo fronte di guerra si fosse aperto, accanto a quello militare, economico o politico-diplomatico: il fronte della propaganda, che aveva lo scopo di conquistare il cuore e la mente delle masse dei paesi coinvolti nell' interminabile conflitto. In Italia, poi, accanto al sorgere dei nuovi astri ideologici internazionali degli Stati Uniti e della Russia Sovietica, il 1917 vide anche la rovinosa disfatta di Caporetto, "trauma profondo nel tessuto sociale", su cui più facilmente si innestò l'opera della propaganda . A questo fenomeno i contemporaneisti del Dipartimento di Studi Storici, Geografici, Antropologici dell'Università di Roma Tre hanno deciso di dedicare un convegno che si è tenuto a Roma il 16 e 17 dicembre 2005 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, per ricordare i novant'anni dall' entrata in guerra del nostro paese. Al Convegno è stata affiancata una Tavola Rotonda del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nella quale i responsabili di biblioteche e archivi romani con importanti fondi sulla Grande Guerra hanno discusso i problemi legati ad un progetto comune di catalogazione e messa in rete del loro vasto patrimonio di immagini della guerra, indispensabili per lo studio della propaganda . Ci furono però vari generi di propaganda che hanno avuto origini e evoluzioni differenti. Non è un caso, ad esempio, che in quasi tutti i saggi sulle varie forme di propaganda nazionalista si sia sentita l'esigenza di partire dallo studio del periodo precedente il conflitto. È principalmente allora, infatti, che essa è stata elaborata e diffusa, tanto da poter essere considerata una delle cause scatenanti della guerra. L'elaborazione della propaganda internazionalista, invece, è avvenuta soprattutto durante la guerra e ne è stata in parte un risultato che ha aperto nuove prospettive per gli anni a venire. Schematizzando, possiamo affermare che, anche se la guerra fu provocata dal violento scontro dei nazionalismi europei, essa stimolò la nascita o lo sviluppo dei nuovi internazionalismi che hanno caratterizzato il XX secolo. Per questo motivo, l'analisi dei diversi filoni della propaganda in Italia è stata divisa in due principali raggruppamenti: l'internazionalista e il nazionalista. Nel primo gruppo sono analizzate le caratteristiche della propaganda dell'internazionalismo socialista e wilsoniano, accanto a quello della Chiesa e del movimento femminista; mentre nel secondo, l'analisi si è concentrata sulla propaganda dei vari movimenti e istituzioni italiani di matrice nazionalista. Il volume e' composto da nove saggi. -
2007
978-88-400-1171-4
Rossini, D. (a cura di). (2007). La propaganda nella Grande Guerra tra nazionalismi e internazionalismi. MILANO : Unicopli.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/189340
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