L’accordo di integrazione e la violenza non solo simbolica che esprime (a due anni dalla sua en- trata in vigore nel marzo 2012) rappresenta una straordinaria occasione per riflettere, seguendo prospettive differenziate, sul tema delle politiche migratorie che regolano e selezionano la mobilità umana e su quello delle forme di insediamento precario, differenziale e subalterno dei migranti, che alludono al modello di società (anche europeo) che si sta perseguendo. i diversi contributi, partendo dal comune oggetto di indagine, focalizzano l’attenzione sulle dimensioni teoriche ed empiriche e sulle implicazioni politiche e sociali della misura adottata. L’accordo di integrazione dissimula i propri tratti non solo nella retorica dell’impianto, quanto nella sua articolazione procedurale, nelle obbligazioni che docilmente richiede, nella postura neocoloniale ed assimilazionista del proprio disegno: conoscere e comprendere l’idioma italico e le sacre virtù civili italiote non garantiscono automaticamente il diritto di voice, né, soprat- tutto, quello di agency a soggetti che, spostandosi attraverso i confini (materiali e simbolici), contribuiscono, invece, sempre più a ridisegnare lo spazio europeo nel quale viviamo.
Carbone, V., Russo Spena, M. (a cura di). (2014). Il dovere di integrarsi. Cittadinanze oltre il logos multiculturalista. ROMA : Armando Editore.
Il dovere di integrarsi. Cittadinanze oltre il logos multiculturalista
Carbone, Vincenzo
;Russo Spena, Maurizia
2014-01-01
Abstract
L’accordo di integrazione e la violenza non solo simbolica che esprime (a due anni dalla sua en- trata in vigore nel marzo 2012) rappresenta una straordinaria occasione per riflettere, seguendo prospettive differenziate, sul tema delle politiche migratorie che regolano e selezionano la mobilità umana e su quello delle forme di insediamento precario, differenziale e subalterno dei migranti, che alludono al modello di società (anche europeo) che si sta perseguendo. i diversi contributi, partendo dal comune oggetto di indagine, focalizzano l’attenzione sulle dimensioni teoriche ed empiriche e sulle implicazioni politiche e sociali della misura adottata. L’accordo di integrazione dissimula i propri tratti non solo nella retorica dell’impianto, quanto nella sua articolazione procedurale, nelle obbligazioni che docilmente richiede, nella postura neocoloniale ed assimilazionista del proprio disegno: conoscere e comprendere l’idioma italico e le sacre virtù civili italiote non garantiscono automaticamente il diritto di voice, né, soprat- tutto, quello di agency a soggetti che, spostandosi attraverso i confini (materiali e simbolici), contribuiscono, invece, sempre più a ridisegnare lo spazio europeo nel quale viviamo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.