La mafia non si esprimeva, non si raccontava in prima persona, esisteva nella forza del suo mistero, fino a quando i media hanno cominciato a svelarne i contenuti: con la narrativa, prima, con il cinema, con la stampa, con la fiction televisiva, e più recentemente con i videogiochi; modificando così, a poco a poco, la rappresentazione sociale e lo stigma condiviso del fenomeno più efferato della società italiana. La ricerca vuole far luce su questa trasformazione. Storicamente chiusa nel segreto e muta per il codice dell'omertà, la mafia si sta trasformando soprattutto attraverso i suoi protagonisti che la cronaca rende personaggi mediatici. L'idea poggia sul convincimento che i media, come strumenti capaci di fare e di riflettere opinioni, stiano trasfigurando i criminali in eroi di storie perverse. L'analisi del fenomeno mafioso evidenzia il ruolo spettacolarizzato dei fatti di mafia, dei valori e dei modelli di comportamento con cui si esprimono i suoi membri. Ne emerge un protagonismo pregno di ambivalenze: i nuovi "eroi" mafiosi sono infatti personaggi rappresentati come sempre meno "cattivi" e sempre più "seduttivi". Affascinanti per il grande pubblico per essere al contempo banditi ma padri e mariti affettuosi: esempio folgorante della società dell'ambiguità in cui viviamo.
D'Amato, M. (a cura di). (2013). La Mafia allo specchio. MILANO : FrancoAngeli.
La Mafia allo specchio
D'AMATO, Marina
2013-01-01
Abstract
La mafia non si esprimeva, non si raccontava in prima persona, esisteva nella forza del suo mistero, fino a quando i media hanno cominciato a svelarne i contenuti: con la narrativa, prima, con il cinema, con la stampa, con la fiction televisiva, e più recentemente con i videogiochi; modificando così, a poco a poco, la rappresentazione sociale e lo stigma condiviso del fenomeno più efferato della società italiana. La ricerca vuole far luce su questa trasformazione. Storicamente chiusa nel segreto e muta per il codice dell'omertà, la mafia si sta trasformando soprattutto attraverso i suoi protagonisti che la cronaca rende personaggi mediatici. L'idea poggia sul convincimento che i media, come strumenti capaci di fare e di riflettere opinioni, stiano trasfigurando i criminali in eroi di storie perverse. L'analisi del fenomeno mafioso evidenzia il ruolo spettacolarizzato dei fatti di mafia, dei valori e dei modelli di comportamento con cui si esprimono i suoi membri. Ne emerge un protagonismo pregno di ambivalenze: i nuovi "eroi" mafiosi sono infatti personaggi rappresentati come sempre meno "cattivi" e sempre più "seduttivi". Affascinanti per il grande pubblico per essere al contempo banditi ma padri e mariti affettuosi: esempio folgorante della società dell'ambiguità in cui viviamo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.