Gli sguardi altri, s/oggetto dei saggi che compongono il presente volume, non sono altro che una pratica narrativa esercitata dagli autori per affinare lo sguardo sottile di cui parlava Sergio Neri. Uno sguardo capace di provare/provocare meraviglia nel nostro quotidiano farci incontro all'altro che si avvicina (o che cerchiamo di avvicinare), uno sguardo che ha appreso a guardare oltre l'apparenza, per contemplare l'altro in tutta la sua irripetibile bellezza. La figura dell'altro, come insegna Andrea Canevaro, può però spaventare se non ha uno sfondo integratore che la renda familiare. Ebbene, lo sfondo qui adottato è quello delle narrazioni che si snodano per mezzo di numerosi mediatori/amplificatori culturali (la letteratura, il cinema, il teatro, la musica, le narrazioni autobiografiche, la danzamovimento, la fotografia, l'architettura, ecc...). La familiarità, al contempo, è data dagli intrecci delle storie narrate, le quali – personali e altrui, reali o di fiction, scritte, immortalate, recitate, disegnate, danzate o musicate – hanno la funzione di creare legami, di generare relazioni, anzi, interrelazioni (nell'idea che occorra superare l'uniforme e dare finalmente corpo e campo al multiforme). In altri termini di renderci più umani, nello sforzo comune di comprendere/ci negli atti che danno senso al nostro abitare il mondo della vita.
Bocci, F. (a cura di). (2013). Altri sguardi. Modi diversi di narrare le diversità. LECCE : Pensa MultiMedia.
Altri sguardi. Modi diversi di narrare le diversità
BOCCI, FABIO
2013-01-01
Abstract
Gli sguardi altri, s/oggetto dei saggi che compongono il presente volume, non sono altro che una pratica narrativa esercitata dagli autori per affinare lo sguardo sottile di cui parlava Sergio Neri. Uno sguardo capace di provare/provocare meraviglia nel nostro quotidiano farci incontro all'altro che si avvicina (o che cerchiamo di avvicinare), uno sguardo che ha appreso a guardare oltre l'apparenza, per contemplare l'altro in tutta la sua irripetibile bellezza. La figura dell'altro, come insegna Andrea Canevaro, può però spaventare se non ha uno sfondo integratore che la renda familiare. Ebbene, lo sfondo qui adottato è quello delle narrazioni che si snodano per mezzo di numerosi mediatori/amplificatori culturali (la letteratura, il cinema, il teatro, la musica, le narrazioni autobiografiche, la danzamovimento, la fotografia, l'architettura, ecc...). La familiarità, al contempo, è data dagli intrecci delle storie narrate, le quali – personali e altrui, reali o di fiction, scritte, immortalate, recitate, disegnate, danzate o musicate – hanno la funzione di creare legami, di generare relazioni, anzi, interrelazioni (nell'idea che occorra superare l'uniforme e dare finalmente corpo e campo al multiforme). In altri termini di renderci più umani, nello sforzo comune di comprendere/ci negli atti che danno senso al nostro abitare il mondo della vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.