Giuseppe Gioachino Belli e l’archeologia: il binomio trova ragione non solo nelle tracce del sapere storico-archeologico che costellano i 2279 sonetti romaneschi, ma anche nella passione per la Roma antica che ha accompagnato molti fra i maggiori studiosi di sempre del poeta. Questo dato ha fornito lo spunto per il Convegno “Belli e l’archeologia”, tenutosi a Roma nei giorni 4 e 5 dicembre 2009, promosso dal Centro Studi “Giuseppe Gioachino Belli” in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Studi Romani e il Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi Roma Tre. Punto di partenza del Convegno, naturalmente, la ricca messe di informazioni offerta dai sonetti belliani sulla Roma della prima metà dell’Ottocento: la Roma grandiosa e immobile degli antichi monumenti, delle chiese e dei palazzi, la Roma papalina dei fastosi cerimoniali ecclesiastici, la Roma chiassosa, insalubre e sudicia scenario di una variopinta comédie humaine. Della Scittà eterna de Belli, effigiata nei Sonetti in un momento storico straordinario e irripetibile, i relatori hanno ripercorso con una polifonia di vedute gli aspetti storici, artistici, culturali, sociali, urbanistici, economici. Indicare un percorso rettilineo dei diversi contributi sarebbe impresa ardua, data la pluralità di tematiche e di metodi offerta dal Convegno: la presente raccolta è caratterizzata da un’indubbia complementarietà dei punti di vista e delle esplorazioni. Ciononostante, è possibile individuare alcune linee portanti che inducono chi scrive a non presentare gli interventi nell’ordine in cui furono esposti durante le giornate di Studio, ma a proporne una nuova articolazione. Possono, in particolare, essere individuati i seguenti filoni di ricerca: il rapporto tra Belli e gli archeologi, il rapporto tra Belli e la Chiesa, l’archeologia e l’antiquaria romane della prima metà dell’Ottocento e lo sviluppo del mercato antiquario, gli appunti di viaggio e le guide frutto delle redazioni degli amateurs italiani e stranieri in visita a Roma, la complessa fisionomia del tessuto urbano romano. Il volume si apre con l’intervento di saluto di Marcello Teodonio, dal titolo «Tutti sti frantumi c’hanno trovo […] manneno a ffà ffotte er monno novo/pe le cojjonerie der monno antico». Giuseppe Gioachino Belli e gli archeologi), in cui lo studioso ricorda «la formidabile schiera di archeologi», dal Vighi al Giglioli al Pallottino, «espertissimi di Belli», che molto hanno contribuito alla fortuna e alla conoscenza dei Sonetti. Segue l’accurata ricostruzione di Massimiliano Ghilardi Giuseppe Gioachino Belli, Mons. Vincenzo Tizzani e l’archeologia cristiana, che mette in luce le motivazioni per le quali Monsignor Vincenzo Tizzani, custode delle memorie sacre della Chiesa delle origini e amico del Belli, non restituì al di lui figlio, ai fini della pubblicazione postuma dei Sonetti, centoventuno componimenti, ritenuti offensivi per la sacralità delle catacombe e la venerabilità delle testimonianze del primitivo cristianesimo romano. Nella relazione Note sparse su Belli e su Papa Gregorio Filippo Coarelli sottolinea il valore della testimonianza dei Sonetti quale imprescindibile documento storico della Roma papalina di primo Ottocento e commento puntuale a tutti gli aspetti del pontificato di Papa Gregorio XVI. Allo sviluppo del mercato antiquario romano e del collezionismo dedica un vivace affresco Francesca Di Castro, nel contributo Mercanti e collezionisti: l’antiquariato romano dell’Ottocento. Di converso, nel saggio «Questo letamaio di letteratura»: l’antiquaria romana del primo Ottocento nella polemica letteraria Luca Marcozzi si sofferma sull’ostile disgusto di Leopardi verso l’antiquaria erudita e polverosa, operando un confronto con il fastidio espresso da Belli in alcuni sonetti satirici nei riguardi degli stravaganti fanatismi delle scienze dell’antichità. Anche Filippo Delpino parte dagli strali belliani e dal caustico giudizio leopardiano per approdare a una riflessione sulla validità scientifica dell’archeologia e dell’antiquaria romane della prima metà dell’Ottocento (Tra ciarle, dispute, fremiti romantici (e non solo). Appunti sull’archeologia romana nella prima metà dell’Ottocento). Alle guide, agli appunti di viaggio e ai resoconti destinati a una circolazione privata redatti da facoltosi viaggiatori stranieri in visita a Roma fra Settecento e Ottocento è dedicato il contributo di Laura Biancini Ciceroni ossia accompagnatori per i viaggiatori nella Roma del Belli. Anche Eugenio Ragni si sofferma sulle memorie di viaggio di visitatori stranieri e di eminenti personalità dell’arte, della cultura e della diplomazia, appuntando però la propria attenzione sulle testimonianze prodotte nei due decenni precedenti all’elezione di Roma capitale del Regno d’Italia (Walks in Rome. Testimonianze di archeologia in alcuni testi stranieri del secondo Ottocento). L’annessione di Roma al Regno d’Italia è un terminus ante quem preso in considerazione anche da Paolo Grassi, che nel particolareggiato lavoro d’indagine Gli aspetti urbanistici della Roma belliana ripercorre, sulla scorta di puntuali riferimenti rinvenuti nei Sonetti belliani, gli interventi che nel tempo hanno modificato in modo decisivo l’assetto urbanistico della città. Dalla distinzione architettonica belliana tra teatro e culiseo, allotropo del toponimo cittadino Colosseo, prende le mosse il saggio di Ilde Consales per impostare una riflessione sui fenomeni linguistici della traslazione di significato, della paretimologia e dell’onomastica allusiva (La Scittà eterna nei sonetti del Belli. Cenni di toponomastica allusiva). A conclusione del volume, l’intervento di De Vico Fallani Ruderi e Giardini nella Poetica Belliana indaga sull’immagine che viene data, nei Sonetti, del giardino nelle sue diverse forme e tipologie, dai giardini gentilizi privati, come quelli papali, alle grandi ville e ai parchi romani. Nel congedare questi Atti, ci sembra doveroso ringraziare tutti i relatori, che hanno assicurato la riuscita di questa importante iniziativa. Un sentito ringraziamento va ai componenti del Comitato scientifico Muzio Mazzocchi Alemanni, Ornella Moroni, Paolo Sommella, Marcello Teodonio; a Franco Onorati, organizzatore del Convegno; a tutti coloro che hanno contribuito a decretare il successo delle due giornate di Studio romane. Siamo, infine, particolarmente grati all’Istituto Nazionale di Studi Romani e al suo Presidente Paolo Sommella, al Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi Roma Tre e ai Professori Ornella Moroni e Claudio Giovanardi che in questi ultimi due anni si sono succeduti nella guida di questa struttura per aver voluto i finanziamenti di cui si sono avvalsi il Convegno e la pubblicazione di questi Atti.
Consales, I., Scalessa, G. (a cura di). (2011). Belli e l'archeologia. Atti delle giornate di studio (Roma, 4-5 dicembre 2009). ROMA : Aracne.
Belli e l'archeologia. Atti delle giornate di studio (Roma, 4-5 dicembre 2009)
CONSALES, ILDE;
2011-01-01
Abstract
Giuseppe Gioachino Belli e l’archeologia: il binomio trova ragione non solo nelle tracce del sapere storico-archeologico che costellano i 2279 sonetti romaneschi, ma anche nella passione per la Roma antica che ha accompagnato molti fra i maggiori studiosi di sempre del poeta. Questo dato ha fornito lo spunto per il Convegno “Belli e l’archeologia”, tenutosi a Roma nei giorni 4 e 5 dicembre 2009, promosso dal Centro Studi “Giuseppe Gioachino Belli” in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Studi Romani e il Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi Roma Tre. Punto di partenza del Convegno, naturalmente, la ricca messe di informazioni offerta dai sonetti belliani sulla Roma della prima metà dell’Ottocento: la Roma grandiosa e immobile degli antichi monumenti, delle chiese e dei palazzi, la Roma papalina dei fastosi cerimoniali ecclesiastici, la Roma chiassosa, insalubre e sudicia scenario di una variopinta comédie humaine. Della Scittà eterna de Belli, effigiata nei Sonetti in un momento storico straordinario e irripetibile, i relatori hanno ripercorso con una polifonia di vedute gli aspetti storici, artistici, culturali, sociali, urbanistici, economici. Indicare un percorso rettilineo dei diversi contributi sarebbe impresa ardua, data la pluralità di tematiche e di metodi offerta dal Convegno: la presente raccolta è caratterizzata da un’indubbia complementarietà dei punti di vista e delle esplorazioni. Ciononostante, è possibile individuare alcune linee portanti che inducono chi scrive a non presentare gli interventi nell’ordine in cui furono esposti durante le giornate di Studio, ma a proporne una nuova articolazione. Possono, in particolare, essere individuati i seguenti filoni di ricerca: il rapporto tra Belli e gli archeologi, il rapporto tra Belli e la Chiesa, l’archeologia e l’antiquaria romane della prima metà dell’Ottocento e lo sviluppo del mercato antiquario, gli appunti di viaggio e le guide frutto delle redazioni degli amateurs italiani e stranieri in visita a Roma, la complessa fisionomia del tessuto urbano romano. Il volume si apre con l’intervento di saluto di Marcello Teodonio, dal titolo «Tutti sti frantumi c’hanno trovo […] manneno a ffà ffotte er monno novo/pe le cojjonerie der monno antico». Giuseppe Gioachino Belli e gli archeologi), in cui lo studioso ricorda «la formidabile schiera di archeologi», dal Vighi al Giglioli al Pallottino, «espertissimi di Belli», che molto hanno contribuito alla fortuna e alla conoscenza dei Sonetti. Segue l’accurata ricostruzione di Massimiliano Ghilardi Giuseppe Gioachino Belli, Mons. Vincenzo Tizzani e l’archeologia cristiana, che mette in luce le motivazioni per le quali Monsignor Vincenzo Tizzani, custode delle memorie sacre della Chiesa delle origini e amico del Belli, non restituì al di lui figlio, ai fini della pubblicazione postuma dei Sonetti, centoventuno componimenti, ritenuti offensivi per la sacralità delle catacombe e la venerabilità delle testimonianze del primitivo cristianesimo romano. Nella relazione Note sparse su Belli e su Papa Gregorio Filippo Coarelli sottolinea il valore della testimonianza dei Sonetti quale imprescindibile documento storico della Roma papalina di primo Ottocento e commento puntuale a tutti gli aspetti del pontificato di Papa Gregorio XVI. Allo sviluppo del mercato antiquario romano e del collezionismo dedica un vivace affresco Francesca Di Castro, nel contributo Mercanti e collezionisti: l’antiquariato romano dell’Ottocento. Di converso, nel saggio «Questo letamaio di letteratura»: l’antiquaria romana del primo Ottocento nella polemica letteraria Luca Marcozzi si sofferma sull’ostile disgusto di Leopardi verso l’antiquaria erudita e polverosa, operando un confronto con il fastidio espresso da Belli in alcuni sonetti satirici nei riguardi degli stravaganti fanatismi delle scienze dell’antichità. Anche Filippo Delpino parte dagli strali belliani e dal caustico giudizio leopardiano per approdare a una riflessione sulla validità scientifica dell’archeologia e dell’antiquaria romane della prima metà dell’Ottocento (Tra ciarle, dispute, fremiti romantici (e non solo). Appunti sull’archeologia romana nella prima metà dell’Ottocento). Alle guide, agli appunti di viaggio e ai resoconti destinati a una circolazione privata redatti da facoltosi viaggiatori stranieri in visita a Roma fra Settecento e Ottocento è dedicato il contributo di Laura Biancini Ciceroni ossia accompagnatori per i viaggiatori nella Roma del Belli. Anche Eugenio Ragni si sofferma sulle memorie di viaggio di visitatori stranieri e di eminenti personalità dell’arte, della cultura e della diplomazia, appuntando però la propria attenzione sulle testimonianze prodotte nei due decenni precedenti all’elezione di Roma capitale del Regno d’Italia (Walks in Rome. Testimonianze di archeologia in alcuni testi stranieri del secondo Ottocento). L’annessione di Roma al Regno d’Italia è un terminus ante quem preso in considerazione anche da Paolo Grassi, che nel particolareggiato lavoro d’indagine Gli aspetti urbanistici della Roma belliana ripercorre, sulla scorta di puntuali riferimenti rinvenuti nei Sonetti belliani, gli interventi che nel tempo hanno modificato in modo decisivo l’assetto urbanistico della città. Dalla distinzione architettonica belliana tra teatro e culiseo, allotropo del toponimo cittadino Colosseo, prende le mosse il saggio di Ilde Consales per impostare una riflessione sui fenomeni linguistici della traslazione di significato, della paretimologia e dell’onomastica allusiva (La Scittà eterna nei sonetti del Belli. Cenni di toponomastica allusiva). A conclusione del volume, l’intervento di De Vico Fallani Ruderi e Giardini nella Poetica Belliana indaga sull’immagine che viene data, nei Sonetti, del giardino nelle sue diverse forme e tipologie, dai giardini gentilizi privati, come quelli papali, alle grandi ville e ai parchi romani. Nel congedare questi Atti, ci sembra doveroso ringraziare tutti i relatori, che hanno assicurato la riuscita di questa importante iniziativa. Un sentito ringraziamento va ai componenti del Comitato scientifico Muzio Mazzocchi Alemanni, Ornella Moroni, Paolo Sommella, Marcello Teodonio; a Franco Onorati, organizzatore del Convegno; a tutti coloro che hanno contribuito a decretare il successo delle due giornate di Studio romane. Siamo, infine, particolarmente grati all’Istituto Nazionale di Studi Romani e al suo Presidente Paolo Sommella, al Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi Roma Tre e ai Professori Ornella Moroni e Claudio Giovanardi che in questi ultimi due anni si sono succeduti nella guida di questa struttura per aver voluto i finanziamenti di cui si sono avvalsi il Convegno e la pubblicazione di questi Atti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.