Il volume raccoglie la prima opera di Louisa May Alcott, l’autobiografico “Hospital Sketches” (1863), e due racconti di guerra del 1863. Precedentemente inediti in italiano, si tratta dei testi che, beneficiando del lavoro preliminare svolto dalla critica letteraria femminista degli anni Ottanta (J. Tompkins, A. Douglass. N. Baym), hanno contribuito, negli anni Novanta, a una rilettura del canone alcottiano (C. Clinton, S. Ebert, E. Young) e, più in generale, a ribaltare il giudizio secondo cui la Guerra civile americana sarebbe stata “unwritten” (D. Aron, ma anche E. Wilson). Come illustrato nell’introduzione al volume tradotto, la Alcott narratrice di guerra che emerge dalla lettura di questi testi (e che precede quella che scriverà “Piccole donne”, pure un testo parzialmente “bellico”) possiede già un’ottima padronanza degli strumenti linguistico-narrativi più sofisticati oltre che il desiderio di intervenire pubblicamente sulle questioni più scottanti della sua epoca (il possibile sfaldamento degli USA, le sfide politiche poste dalla fine della schiavitù, il matrimonio “interrazziale”, il potere della “moral suasion” delle donne), così come molte affermate autrici coeve (M. Fuller. L. M. Child, H. Beecher Stowe). La scelta dei testi da includere in volume e quindi la lettura proposta nell’introduzione, vogliono sottolineare i modi in cui l’autrice immagina di risolvere il problema della “miscegenation” (la mescolanza del sangue tra neri e bianchi), ricorrendo di volta in volta alla retorica unionista, all’eugenetica, alla tradizione romantico-romanzesca del marriage plot
Antonelli, S. (2008). Racconti d'amore e di guerra, V-171.
Racconti d'amore e di guerra
ANTONELLI, SARA
2008-01-01
Abstract
Il volume raccoglie la prima opera di Louisa May Alcott, l’autobiografico “Hospital Sketches” (1863), e due racconti di guerra del 1863. Precedentemente inediti in italiano, si tratta dei testi che, beneficiando del lavoro preliminare svolto dalla critica letteraria femminista degli anni Ottanta (J. Tompkins, A. Douglass. N. Baym), hanno contribuito, negli anni Novanta, a una rilettura del canone alcottiano (C. Clinton, S. Ebert, E. Young) e, più in generale, a ribaltare il giudizio secondo cui la Guerra civile americana sarebbe stata “unwritten” (D. Aron, ma anche E. Wilson). Come illustrato nell’introduzione al volume tradotto, la Alcott narratrice di guerra che emerge dalla lettura di questi testi (e che precede quella che scriverà “Piccole donne”, pure un testo parzialmente “bellico”) possiede già un’ottima padronanza degli strumenti linguistico-narrativi più sofisticati oltre che il desiderio di intervenire pubblicamente sulle questioni più scottanti della sua epoca (il possibile sfaldamento degli USA, le sfide politiche poste dalla fine della schiavitù, il matrimonio “interrazziale”, il potere della “moral suasion” delle donne), così come molte affermate autrici coeve (M. Fuller. L. M. Child, H. Beecher Stowe). La scelta dei testi da includere in volume e quindi la lettura proposta nell’introduzione, vogliono sottolineare i modi in cui l’autrice immagina di risolvere il problema della “miscegenation” (la mescolanza del sangue tra neri e bianchi), ricorrendo di volta in volta alla retorica unionista, all’eugenetica, alla tradizione romantico-romanzesca del marriage plotI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.