L'opera è una ricostruzione esaustiva della letteratura teatrale italiana del Novecento, guidata da un paradigma metodologico che vede la letteratura teatrale come un insieme di diverse, contraddittorie scritture edite (e, a volte, inedite) dalle quali la pratica scenica attinge per trasformare una drammaturgia virtuale nel presente vissuto della recitazione e della visualizzazione. Le scritture e i libri per il teatro sono uno stratificato insieme di 'copioni' di una drammaturgia in nuce che la scrittura contiene e offre a chi decide di interpretarla scenicamente. Essenziale a tal fine è dunque l'esigenza di tracciare una storia di questa letteratura che, oltre ai grandi autori concordemente ammessi nel canone novecentesco, riporti alla luce tutta una produzione rimasta nel tempo 'sommersa' o, comunque, sottovalutata. Molti sono perciò gli autori ripresi in considerazione e i testi 'riscoperti': da Betti a Svevo, da Buzzati alla Ginzburg, da Savinio a Pasolini, da Sanguineti a Wilcock, da Vergani a Joppolo, è possibile istituire un repertorio possibile e, in certo senso, alternativo, e comunque più vasto e articolato di quello effettivamente realizzato sui palcoscenici. Il panorama storico si coniuga con un'attenzione precisa alla testualità teatrale e alla sua potenziale traducibilità sul palcoscenico: in tal senso anche la lettura dei grandi drammaturghi novecenteschi (Pirandello e De Filippo in primis) ne risulta arricchita, per la complessità dei rimandi tra universi drammaturgici differenti, per il fitto scambio di temi, topoi, intrecci, trovate e combinazioni che dai 'grandi' ai 'minori', e viceversa, danno vita a una materia fertile di soluzioni inaudite e sorprendenti.
Ariani, M., Taffon, G. (2001). Scritture per la scena. La letteratura drammatica del Novecento italiano. Roma : Carocci.
Scritture per la scena. La letteratura drammatica del Novecento italiano
ARIANI, Marco;TAFFON, Giorgio
2001-01-01
Abstract
L'opera è una ricostruzione esaustiva della letteratura teatrale italiana del Novecento, guidata da un paradigma metodologico che vede la letteratura teatrale come un insieme di diverse, contraddittorie scritture edite (e, a volte, inedite) dalle quali la pratica scenica attinge per trasformare una drammaturgia virtuale nel presente vissuto della recitazione e della visualizzazione. Le scritture e i libri per il teatro sono uno stratificato insieme di 'copioni' di una drammaturgia in nuce che la scrittura contiene e offre a chi decide di interpretarla scenicamente. Essenziale a tal fine è dunque l'esigenza di tracciare una storia di questa letteratura che, oltre ai grandi autori concordemente ammessi nel canone novecentesco, riporti alla luce tutta una produzione rimasta nel tempo 'sommersa' o, comunque, sottovalutata. Molti sono perciò gli autori ripresi in considerazione e i testi 'riscoperti': da Betti a Svevo, da Buzzati alla Ginzburg, da Savinio a Pasolini, da Sanguineti a Wilcock, da Vergani a Joppolo, è possibile istituire un repertorio possibile e, in certo senso, alternativo, e comunque più vasto e articolato di quello effettivamente realizzato sui palcoscenici. Il panorama storico si coniuga con un'attenzione precisa alla testualità teatrale e alla sua potenziale traducibilità sul palcoscenico: in tal senso anche la lettura dei grandi drammaturghi novecenteschi (Pirandello e De Filippo in primis) ne risulta arricchita, per la complessità dei rimandi tra universi drammaturgici differenti, per il fitto scambio di temi, topoi, intrecci, trovate e combinazioni che dai 'grandi' ai 'minori', e viceversa, danno vita a una materia fertile di soluzioni inaudite e sorprendenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.