Nella lettura critica della legge quadro 328/00, il livello di analisi prescelto è stato quello di leggerla come possibilità di apertura a un effettivo dialogo sociale. Al di là dei limiti che la normativa, senza dubbio contiene, abbiamo voluto mettere in rilievo la sua forza innovativa in termini di: riduzione delle distanze tra Stato e cittadini, universalità dei principi in tutto il territorio nazionale, de-burocratizzazione dei servizi alla persona, flessibilità della legge, interdipendenza tra i vari livelli di programmazione, ricerca del consenso condiviso, corresponsabilità delle decisioni, rappresentatività dei soggetti che partecipano al sistema di governo del territorio.In sintesi, ciò che è stato salutato in modo particolare, come foriero di democraticità di un nuovo millennio, è l'avvio della creazione di una nuova cultura dei diritti e dei modi istituzionali di considerarli, fondata, forse per la prima volta, non su un sapere specialistico da trasmettere ma su un sapere comune, creato da tutti, vissuto nella quotidianità ed espresso da principi e valori che ne danno una rappresentazione etica, creando un senso di appartenenza sociale e, quindi, rafforzando la coesione tra i membri della comunità.Si consideri, da questo punto di vista, quanto ci stiamo allontanando dai tempi in cui i principi e i valori erano astratte formulazioni alle quali uniformare le azioni. Nei tempi moderni, venuta meno la forza di credere, è purtroppo venuta meno anche la forza di tali principi e valori. Questi potranno aver vita se e quando gli uomini, tutti gli uomini, li sentiranno nascere come espressione della propria libertà.Non si pensi che non abbiamo ritenuto utile una critica degli aspetti negativi alla legge. Al contrario, riteniamo che lo è, e molto, ma in altra sede. Il nostro è voluto essere un contributo diverso, orientato a leggere lo sforzo dell'impegno sociale in un quadro storico evolutivo, che nasce da una rivendicazione politica delle libertà, dapprima socio-politica e, via via, individuale, evolutasi nel tempo e acuitasi nel secolo appena trascorso.Nella legge quadro, dunque, abbiamo voluto leggere il grande sforzo del legislatore di dare organicità alle istanze di democrazia sociale orientando ambiziosamente la riforma verso un modello di produzione della cultura e indirizzando la società verso uno sviluppo controllato dagli stessi uomini che lo promuovono e ne beneficiano degli effetti, quindi, dai 'governati' e dai 'governatori' insieme. Non a caso, il punto di forza, scelto dal legislatore, in ogni norma predisposta, è stata l'autonomia degli attori che la devono attuare.L'autonomia, come ben sappiamo, implica la responsabilità e ne è la condizione per una consapevole assunzione. In questa prospettiva, prescelta dal legislatore, è stata, dunque, privilegiata la crescita del territorio, piuttosto che la sua assistenza, tanto è vero che il sistema integrato di interventi e servizi sociali è, se vogliamo, una scatola vuota ma strutturata, che permette a chi lo governa di attrezzarla con logica e coerenza, rispetto alle sue finalità e scopi, che la gestione nel proprio territorio detta.Il successo della legge sarà quindi visibile nel tempo, quando i sistemi saranno portati a regime dagli uomini che li usano. Per il momento, possiamo solamente dire che il legislatore ha fatto un apprezzabile investimento sull'intelligenza.Lasciamo, dunque, che l'intelligenza possa maturare mediante l'esercizio dell'autonomia.
Ruggiero, M.A., Mariassunta, P., Ugo, F. (2003). Investire sull'intelligenza del territorio per l'attuazione del diritto allo sviluppo. Sistema integrato e progettazione complessa per la riforma del welfare: la L. Q. 328/00.. Roma : Edizioni SEAM.
Investire sull'intelligenza del territorio per l'attuazione del diritto allo sviluppo. Sistema integrato e progettazione complessa per la riforma del welfare: la L. Q. 328/00.
RUGGIERO, Maria Antonietta;
2003-01-01
Abstract
Nella lettura critica della legge quadro 328/00, il livello di analisi prescelto è stato quello di leggerla come possibilità di apertura a un effettivo dialogo sociale. Al di là dei limiti che la normativa, senza dubbio contiene, abbiamo voluto mettere in rilievo la sua forza innovativa in termini di: riduzione delle distanze tra Stato e cittadini, universalità dei principi in tutto il territorio nazionale, de-burocratizzazione dei servizi alla persona, flessibilità della legge, interdipendenza tra i vari livelli di programmazione, ricerca del consenso condiviso, corresponsabilità delle decisioni, rappresentatività dei soggetti che partecipano al sistema di governo del territorio.In sintesi, ciò che è stato salutato in modo particolare, come foriero di democraticità di un nuovo millennio, è l'avvio della creazione di una nuova cultura dei diritti e dei modi istituzionali di considerarli, fondata, forse per la prima volta, non su un sapere specialistico da trasmettere ma su un sapere comune, creato da tutti, vissuto nella quotidianità ed espresso da principi e valori che ne danno una rappresentazione etica, creando un senso di appartenenza sociale e, quindi, rafforzando la coesione tra i membri della comunità.Si consideri, da questo punto di vista, quanto ci stiamo allontanando dai tempi in cui i principi e i valori erano astratte formulazioni alle quali uniformare le azioni. Nei tempi moderni, venuta meno la forza di credere, è purtroppo venuta meno anche la forza di tali principi e valori. Questi potranno aver vita se e quando gli uomini, tutti gli uomini, li sentiranno nascere come espressione della propria libertà.Non si pensi che non abbiamo ritenuto utile una critica degli aspetti negativi alla legge. Al contrario, riteniamo che lo è, e molto, ma in altra sede. Il nostro è voluto essere un contributo diverso, orientato a leggere lo sforzo dell'impegno sociale in un quadro storico evolutivo, che nasce da una rivendicazione politica delle libertà, dapprima socio-politica e, via via, individuale, evolutasi nel tempo e acuitasi nel secolo appena trascorso.Nella legge quadro, dunque, abbiamo voluto leggere il grande sforzo del legislatore di dare organicità alle istanze di democrazia sociale orientando ambiziosamente la riforma verso un modello di produzione della cultura e indirizzando la società verso uno sviluppo controllato dagli stessi uomini che lo promuovono e ne beneficiano degli effetti, quindi, dai 'governati' e dai 'governatori' insieme. Non a caso, il punto di forza, scelto dal legislatore, in ogni norma predisposta, è stata l'autonomia degli attori che la devono attuare.L'autonomia, come ben sappiamo, implica la responsabilità e ne è la condizione per una consapevole assunzione. In questa prospettiva, prescelta dal legislatore, è stata, dunque, privilegiata la crescita del territorio, piuttosto che la sua assistenza, tanto è vero che il sistema integrato di interventi e servizi sociali è, se vogliamo, una scatola vuota ma strutturata, che permette a chi lo governa di attrezzarla con logica e coerenza, rispetto alle sue finalità e scopi, che la gestione nel proprio territorio detta.Il successo della legge sarà quindi visibile nel tempo, quando i sistemi saranno portati a regime dagli uomini che li usano. Per il momento, possiamo solamente dire che il legislatore ha fatto un apprezzabile investimento sull'intelligenza.Lasciamo, dunque, che l'intelligenza possa maturare mediante l'esercizio dell'autonomia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.