ECONOMIAIl manifesto 21 febbraio 2005BOND ARGENTINI L'inganno delle banche CLAUDIO TOGNONATORacconta il giornale argentino Clarin di mercoledì scorso che la signora Benvenuto, di 92 anni, aveva tutti i suoi risparmi investiti in buoni del tesoro italiano. Viene contattata da un funzionario della sua banca che, garantendo un affare, le offre di convertire il suo investimento. Cioè di vendere i Btp e acquistare titoli dello stato argentino con un rendimento di molto superiore - ribadisce - a quello delle obbligazioni pubbliche italiane. La signora Benvenuto ci riflette a lungo: l'affare appare allettante. Poi decide di consultare suo figlio e gli telefona per chiedergli un parere. Il figlio della signora è Giorgio Benvenuto, l'ex segretario generale della Uil, che sconsiglia l'investimento. Quando qualche ora dopo, e dopo che le telefonate della banca si sono fatte insistenti, dice a sua madre di avvertire il funzionario della banca che se non avesse smesso di chiamare avrebbe convocato i carabinieri. Il 14 febbraio scorso, una commissione di deputati italiani è arrivata a Buenos Aires per indagare le responsabilità nell'acquisto e vendita dei bond argentini tra di loro Giorgio Benvenuto, membro della commissione, che ha raccontato questo aneddoto al ministro degli esteri argentino Rafael Bielsa. Il ministro dei rapporti con il parlamento, Carlo Giovanardi, ha annunciato mercoledì scorso alla Camera che «la Banca d'Italia ha avviato un esame per fare luce sui portafogli obbligazionari degli istituti di credito negli ultimi anni». L'indagine dovrà dare risposta all'interrogazione di Bruno Tabacci che aveva accusato le banche di aver agito in mala fede. La centrale rischi della Banca d'Italia ha rivelato che nel 2001, alla vigilia del default, il sistema-banche liquidò il 60% delle obbligazioni. Questo significa che quando i titoli argentini cominciavano a scottare le banche italiane si sono sbarazzati dei bond-tango, consigliandone ai propri clienti, viceversa, l'acquisto.Quando il 23 dicembre 2001 il fallimento argentino è stato dichiarato, gli istituti italiani avevano già provveduto da tempo ad alleggerire il loro portafoglio. L'Argentina con l'aiuto e i consigli dell'Fmi (Fondo monetario internazionale) intanto continuava a scivolare nella recessione e - nonostante questo dato - le banche hanno seguitato a consigliare ai clienti di acquistare buoni del tesoro argentini. Questa operazione di alleggerimento ha diminuito l'esposizione di bond nei portafogli delle banche, scesi dai 460 milioni di euro del 1999 a 173 nel 2001. Con una conseguenza devastante: lasciare 450 mila piccoli risparmiatori in possesso di cartastraccia.(...)(segue)

Tognonato, C.A. (2005). Bond Argentini. L'inganno delle banche.

Bond Argentini. L'inganno delle banche

TOGNONATO, CLAUDIO ALBERTO
2005-01-01

Abstract

ECONOMIAIl manifesto 21 febbraio 2005BOND ARGENTINI L'inganno delle banche CLAUDIO TOGNONATORacconta il giornale argentino Clarin di mercoledì scorso che la signora Benvenuto, di 92 anni, aveva tutti i suoi risparmi investiti in buoni del tesoro italiano. Viene contattata da un funzionario della sua banca che, garantendo un affare, le offre di convertire il suo investimento. Cioè di vendere i Btp e acquistare titoli dello stato argentino con un rendimento di molto superiore - ribadisce - a quello delle obbligazioni pubbliche italiane. La signora Benvenuto ci riflette a lungo: l'affare appare allettante. Poi decide di consultare suo figlio e gli telefona per chiedergli un parere. Il figlio della signora è Giorgio Benvenuto, l'ex segretario generale della Uil, che sconsiglia l'investimento. Quando qualche ora dopo, e dopo che le telefonate della banca si sono fatte insistenti, dice a sua madre di avvertire il funzionario della banca che se non avesse smesso di chiamare avrebbe convocato i carabinieri. Il 14 febbraio scorso, una commissione di deputati italiani è arrivata a Buenos Aires per indagare le responsabilità nell'acquisto e vendita dei bond argentini tra di loro Giorgio Benvenuto, membro della commissione, che ha raccontato questo aneddoto al ministro degli esteri argentino Rafael Bielsa. Il ministro dei rapporti con il parlamento, Carlo Giovanardi, ha annunciato mercoledì scorso alla Camera che «la Banca d'Italia ha avviato un esame per fare luce sui portafogli obbligazionari degli istituti di credito negli ultimi anni». L'indagine dovrà dare risposta all'interrogazione di Bruno Tabacci che aveva accusato le banche di aver agito in mala fede. La centrale rischi della Banca d'Italia ha rivelato che nel 2001, alla vigilia del default, il sistema-banche liquidò il 60% delle obbligazioni. Questo significa che quando i titoli argentini cominciavano a scottare le banche italiane si sono sbarazzati dei bond-tango, consigliandone ai propri clienti, viceversa, l'acquisto.Quando il 23 dicembre 2001 il fallimento argentino è stato dichiarato, gli istituti italiani avevano già provveduto da tempo ad alleggerire il loro portafoglio. L'Argentina con l'aiuto e i consigli dell'Fmi (Fondo monetario internazionale) intanto continuava a scivolare nella recessione e - nonostante questo dato - le banche hanno seguitato a consigliare ai clienti di acquistare buoni del tesoro argentini. Questa operazione di alleggerimento ha diminuito l'esposizione di bond nei portafogli delle banche, scesi dai 460 milioni di euro del 1999 a 173 nel 2001. Con una conseguenza devastante: lasciare 450 mila piccoli risparmiatori in possesso di cartastraccia.(...)(segue)
2005
Tognonato, C.A. (2005). Bond Argentini. L'inganno delle banche.
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