Pochi sono rimasti sorpresi quando, il 24 marzo 1976, i militari hanno occupato la Casa Rosada, sede del governo argentino. Il generale Jorge Videla aveva concesso 90 giorni all'allora presidente Isabel Perón per «ristabilire l'ordine». Lo aveva annunciato alla vigilia di Natale e puntualmente, tre mesi dopo, passava all'azione. In quei mesi le Forze armate avevano guadagnato sempre più spazio, si cominciavano a vedere gruppi paramilitari girare con macchine senza targa per la città. L'Alleanza anticomunista argentina aveva fatto le sue prime vittime e reso pubblico un lungo elenco di persone ricercate. Alcuni hanno lasciato il paese, altri hanno capito tardi che il pericolo era imminente. Il governo di Isabel Perón dimostrava giorno dopo giorno la sua incapacità. Tutto era maturo per l'arrivo dei militari. Si diceva che la comunità internazionale non avrebbe permesso un altro dittatore come Augusto Pinochet e che, in fondo, il generale Jorge Videla era un moderato. Errore. Videla non era moderato, semplicemente aveva imparato la lezione del suo collega cileno. Niente stadi pieni di prigionieri, niente carri armati, niente operazioni clamorose. Il mondo non doveva vedere ciò che stava succedendo. I «sovversivi» dovevano sparire nel nulla senza fare rumore. Erano portati via dalle loro abitazioni di notte, con macchine ufficiali delle Forze armate, della polizia o con vetture senza targhe. Quando i familiari cercavano qualche informazione non trovavano nulla; non risultavano in nessuna prigione, non esistevano mandati di cattura che portassero i loro nomi. Nulla, desaparecidos.

Tognonato, C.A. (2006). "Come l'Argentina è sprofondata nell'abisso".

"Come l'Argentina è sprofondata nell'abisso"

TOGNONATO, CLAUDIO ALBERTO
2006-01-01

Abstract

Pochi sono rimasti sorpresi quando, il 24 marzo 1976, i militari hanno occupato la Casa Rosada, sede del governo argentino. Il generale Jorge Videla aveva concesso 90 giorni all'allora presidente Isabel Perón per «ristabilire l'ordine». Lo aveva annunciato alla vigilia di Natale e puntualmente, tre mesi dopo, passava all'azione. In quei mesi le Forze armate avevano guadagnato sempre più spazio, si cominciavano a vedere gruppi paramilitari girare con macchine senza targa per la città. L'Alleanza anticomunista argentina aveva fatto le sue prime vittime e reso pubblico un lungo elenco di persone ricercate. Alcuni hanno lasciato il paese, altri hanno capito tardi che il pericolo era imminente. Il governo di Isabel Perón dimostrava giorno dopo giorno la sua incapacità. Tutto era maturo per l'arrivo dei militari. Si diceva che la comunità internazionale non avrebbe permesso un altro dittatore come Augusto Pinochet e che, in fondo, il generale Jorge Videla era un moderato. Errore. Videla non era moderato, semplicemente aveva imparato la lezione del suo collega cileno. Niente stadi pieni di prigionieri, niente carri armati, niente operazioni clamorose. Il mondo non doveva vedere ciò che stava succedendo. I «sovversivi» dovevano sparire nel nulla senza fare rumore. Erano portati via dalle loro abitazioni di notte, con macchine ufficiali delle Forze armate, della polizia o con vetture senza targhe. Quando i familiari cercavano qualche informazione non trovavano nulla; non risultavano in nessuna prigione, non esistevano mandati di cattura che portassero i loro nomi. Nulla, desaparecidos.
2006
Tognonato, C.A. (2006). "Come l'Argentina è sprofondata nell'abisso".
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