L’Augusteum sul foro di Narona in Dalmazia (ora Vid in Croazia) è stato scavato negli anni 1995-1996 dal prof. E. Marin e ha restituito i resti di venti/ventuno statue di imperatori e di membri della famiglia imperiale, realizzate nell’arco di ottanta/novanta anni, all’incirca tra il 12/10 a.C. e il 70/75 d.C. Si tratta del più grande ciclo scultoreo imperiale rinvenuto in un unico ambiente pubblico di età giulio-claudia. Ci si interroga sulla distruzione di questo ambiente e del suo ciclio scultoreo in età tardoantica. È stata ipotizzata una aggressione iconoclasta, ma le costituzioni imperiali emesse tra IV e V secolo distinguono decisamente tra statuae e simulacra di imperatori viventi e di Augusti che hanno ricevuto l’apoteosi, diversi poi dai simulacra degli dèi, cioè immagini di divinità oggetto di culto. Fu la disaffezione degli abitanti delle città degli inizi del V secolo da forme dell’ossequio collettivo in particolare verso il culto imperiale del passato a determinare la fine dell’Augusteum di Narona, nell’ambito di un radicale mutamento del calendario civico e della prassi cultuale. La nuova dinamica cultuale introdotta da Costantino produsse la crisi del culto degli Augusti divi, rese impossibile impiegare per le ricorrenze del calendario imperiale nelle città il grande apparato di cerimonie pagane pubbliche, fatto di processioni, sacrifici, banchetti, che furono vietati; tutte manifestazioni che nutrivano l’autorappresentazione delle società urbane. L’Augusteum di Narona non fu incendiato, né abbandonato per un tempo abbastanza lungo da provocare il suo crollo. Tutto lascia supporre che gli abitanti della città, probabilmente nel corso del V secolo, decisero di smontare con cura l’edificio e di reimpiegare altrove i suoi materiali esterni e interni, comprese le statue metaliiche e le parti rimovibili delle statue litiche. L’Augusteum morì ‘di morte naturale’.
Porena, P. (2015). Ipotesi sulla fine dell’«Augusteum» di Narona. In Zecchini Giuseppe (a cura di), L’«Augusteum» di Narona (pp. 179-210). Roma : L'Erma di Bretschneider.
Ipotesi sulla fine dell’«Augusteum» di Narona
PORENA, PIERFRANCESCO
2015-01-01
Abstract
L’Augusteum sul foro di Narona in Dalmazia (ora Vid in Croazia) è stato scavato negli anni 1995-1996 dal prof. E. Marin e ha restituito i resti di venti/ventuno statue di imperatori e di membri della famiglia imperiale, realizzate nell’arco di ottanta/novanta anni, all’incirca tra il 12/10 a.C. e il 70/75 d.C. Si tratta del più grande ciclo scultoreo imperiale rinvenuto in un unico ambiente pubblico di età giulio-claudia. Ci si interroga sulla distruzione di questo ambiente e del suo ciclio scultoreo in età tardoantica. È stata ipotizzata una aggressione iconoclasta, ma le costituzioni imperiali emesse tra IV e V secolo distinguono decisamente tra statuae e simulacra di imperatori viventi e di Augusti che hanno ricevuto l’apoteosi, diversi poi dai simulacra degli dèi, cioè immagini di divinità oggetto di culto. Fu la disaffezione degli abitanti delle città degli inizi del V secolo da forme dell’ossequio collettivo in particolare verso il culto imperiale del passato a determinare la fine dell’Augusteum di Narona, nell’ambito di un radicale mutamento del calendario civico e della prassi cultuale. La nuova dinamica cultuale introdotta da Costantino produsse la crisi del culto degli Augusti divi, rese impossibile impiegare per le ricorrenze del calendario imperiale nelle città il grande apparato di cerimonie pagane pubbliche, fatto di processioni, sacrifici, banchetti, che furono vietati; tutte manifestazioni che nutrivano l’autorappresentazione delle società urbane. L’Augusteum di Narona non fu incendiato, né abbandonato per un tempo abbastanza lungo da provocare il suo crollo. Tutto lascia supporre che gli abitanti della città, probabilmente nel corso del V secolo, decisero di smontare con cura l’edificio e di reimpiegare altrove i suoi materiali esterni e interni, comprese le statue metaliiche e le parti rimovibili delle statue litiche. L’Augusteum morì ‘di morte naturale’.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.