Il museo occupa gli ambienti al piano terra e ai due piani interrati del Palazzo Casali, nel centro di Cortona, sede storica dell’Accademia Etrusca fondata nel 1727 ed esito di una complessa stratigrafia urbana con fasi etrusche, medievali, rinascimentali e ottocentesche. Il tema progettuale è quello di illustrare le vicende del territorio antico attraverso i numerosi ritrovamenti, accompagnati da ampi apparati espositivi, valorizzando parallelamente anche la complessità del palinsesto edilizio, con lo scopo di concentrare l’attenzione non tanto sui singoli oggetti, ma sul lavoro di ricerca archeologica che ne mette in luce il senso. Da qui il motivo conduttore del progetto, basato su grandi pareti trasparenti che mettono su un piano di parità i materiali archeologici, gli apparati didascalici, i plastici esplicativi, le riproduzioni, i prodotti multimediali, e che adottano come sfondo l’architettura del palazzo. Le pareti di vetro strutturale attraversano le sale definendo l’area di movimento per il pubblico e quella confinata, riservata alla macchina espositiva. In altezza, il loro profilo si articola in una sezione inferiore, appoggiata al pavimento, con andamento verticale, e in una sezione superiore, che si inclina verso il visitatore e raggiunge la chiave delle volte, definendo così una linea di attacco regolare che ne semplifica la costruzione, ma anche un gesto di cortesia verso chi osserva, memoria di una maniera antica di allestire. Le lastre sono ancorate alle pareti con tubolari in acciaio inox e unite tra loro con giunti di silicone. Porte ad anta girevole consentono di accedere allo spazio espositivo. L’interno è definito da un sistema di parti funzionali tipizzate e modulari, composto da un ripiano flottante che consente il passaggio degli impianti elettrici e di climatizzazione, da quattro diverse fonti di illuminazione complementari, dall’apparato dei supporti per i materiali, che possono essere variamente spostati e inclinati, e dai vari livelli del sistema comunicativo (didascalie, sfondi figurati, proiezioni animate). La sua flessibilità permette di modificare il contenuto delle vetrate modificando la sola disposizione degli steli di supporto nelle forature predisposte sul ripiano flottante. Il visitatore entra nel contesto espositivo immergendosi in una visita senza confini. Le immagini, le luci nella penombra, i testi sospesi nell’aria accompagnano la comprensione dei contenuti archeologici in unità con la consistenza materiale del palazzo data dalla pietra, dalle grate metalliche e dai graffiti del carcere che nell’Ottocento occupava gli ambienti.
Longobardi, G., Mandara, A. (2014). Museo della Città Etrusca e Romana di Cortona, 262-267.
Museo della Città Etrusca e Romana di Cortona
LONGOBARDI, GIOVANNI;
2014-01-01
Abstract
Il museo occupa gli ambienti al piano terra e ai due piani interrati del Palazzo Casali, nel centro di Cortona, sede storica dell’Accademia Etrusca fondata nel 1727 ed esito di una complessa stratigrafia urbana con fasi etrusche, medievali, rinascimentali e ottocentesche. Il tema progettuale è quello di illustrare le vicende del territorio antico attraverso i numerosi ritrovamenti, accompagnati da ampi apparati espositivi, valorizzando parallelamente anche la complessità del palinsesto edilizio, con lo scopo di concentrare l’attenzione non tanto sui singoli oggetti, ma sul lavoro di ricerca archeologica che ne mette in luce il senso. Da qui il motivo conduttore del progetto, basato su grandi pareti trasparenti che mettono su un piano di parità i materiali archeologici, gli apparati didascalici, i plastici esplicativi, le riproduzioni, i prodotti multimediali, e che adottano come sfondo l’architettura del palazzo. Le pareti di vetro strutturale attraversano le sale definendo l’area di movimento per il pubblico e quella confinata, riservata alla macchina espositiva. In altezza, il loro profilo si articola in una sezione inferiore, appoggiata al pavimento, con andamento verticale, e in una sezione superiore, che si inclina verso il visitatore e raggiunge la chiave delle volte, definendo così una linea di attacco regolare che ne semplifica la costruzione, ma anche un gesto di cortesia verso chi osserva, memoria di una maniera antica di allestire. Le lastre sono ancorate alle pareti con tubolari in acciaio inox e unite tra loro con giunti di silicone. Porte ad anta girevole consentono di accedere allo spazio espositivo. L’interno è definito da un sistema di parti funzionali tipizzate e modulari, composto da un ripiano flottante che consente il passaggio degli impianti elettrici e di climatizzazione, da quattro diverse fonti di illuminazione complementari, dall’apparato dei supporti per i materiali, che possono essere variamente spostati e inclinati, e dai vari livelli del sistema comunicativo (didascalie, sfondi figurati, proiezioni animate). La sua flessibilità permette di modificare il contenuto delle vetrate modificando la sola disposizione degli steli di supporto nelle forature predisposte sul ripiano flottante. Il visitatore entra nel contesto espositivo immergendosi in una visita senza confini. Le immagini, le luci nella penombra, i testi sospesi nell’aria accompagnano la comprensione dei contenuti archeologici in unità con la consistenza materiale del palazzo data dalla pietra, dalle grate metalliche e dai graffiti del carcere che nell’Ottocento occupava gli ambienti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.