A partire dalla fine degli anni Sessanta, con l’onda lunga del ’68 italiano, il manifesto è stato uno dei principali strumenti della comunicazione politica. Nel vivo di quelle mobilitazioni conobbe una vera e propria rinascita, sia nel linguaggio grafico che nei metodi d’informazione e agitazione. Questo libro svolge un’analisi dei codici comunicativi che i diversi partiti e movimenti italiani utilizzarono nei loro manifesti. La grafica politica si rinnovò anche sulla base degli stimoli e degli impulsi che provenivano da altri paesi, dai manifesti del Maggio parigino a quelli latinoamericani, dai disegni underground statunitensi ai grandi cartelloni della Cina maoista. Sperimentazioni grafiche che si intrecciarono a cliché più consueti, recuperati dall’iconografia del movimento operaio. Il confronto tra i manifesti italiani e quelli esteri e tra manifesti di differenti organizzazioni, più o meno distanti dai movimenti, mostra come il linguaggio della rivolta abbia influenzato l’immaginario politico nel suo complesso e le sue rappresentazioni iconiche, sconvolgendo anche la grafica dei partiti istituzionali. Il libro affronta, grazie anche al ricco apparato iconografico a colori, alcuni di questi temi dell’immaginario politico e si conclude con un’analisi della crisi del manifesto politico, nei primissimi anni Ottanta. Con il declinare dei movimenti e il ritorno della politica nei luoghi istituzionali, infatti, il ruolo di questo medium declinò e la pervasività della televisione lo rese progressivamente marginale o, per lo meno, ne cambiò profondamente la funzione.
Novelli, E. (2014). Prefazione, 5-11.
Prefazione
NOVELLI, EDOARDO
2014-01-01
Abstract
A partire dalla fine degli anni Sessanta, con l’onda lunga del ’68 italiano, il manifesto è stato uno dei principali strumenti della comunicazione politica. Nel vivo di quelle mobilitazioni conobbe una vera e propria rinascita, sia nel linguaggio grafico che nei metodi d’informazione e agitazione. Questo libro svolge un’analisi dei codici comunicativi che i diversi partiti e movimenti italiani utilizzarono nei loro manifesti. La grafica politica si rinnovò anche sulla base degli stimoli e degli impulsi che provenivano da altri paesi, dai manifesti del Maggio parigino a quelli latinoamericani, dai disegni underground statunitensi ai grandi cartelloni della Cina maoista. Sperimentazioni grafiche che si intrecciarono a cliché più consueti, recuperati dall’iconografia del movimento operaio. Il confronto tra i manifesti italiani e quelli esteri e tra manifesti di differenti organizzazioni, più o meno distanti dai movimenti, mostra come il linguaggio della rivolta abbia influenzato l’immaginario politico nel suo complesso e le sue rappresentazioni iconiche, sconvolgendo anche la grafica dei partiti istituzionali. Il libro affronta, grazie anche al ricco apparato iconografico a colori, alcuni di questi temi dell’immaginario politico e si conclude con un’analisi della crisi del manifesto politico, nei primissimi anni Ottanta. Con il declinare dei movimenti e il ritorno della politica nei luoghi istituzionali, infatti, il ruolo di questo medium declinò e la pervasività della televisione lo rese progressivamente marginale o, per lo meno, ne cambiò profondamente la funzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.