Il libro vuole essere uno sguardo particolare, un ri-guardo parti-colare, nei confronti della donna. Esistono, infatti, e trovano sempre più ampia legittimazione luo-ghi comuni, schemi, stereotipi, modelli, maschere che, in modo a volte estremamente accattivante, a volte minacciosamente prescrittivo, destinano la donna ad una identità perennemen-te segnata dall’eteronomia che ottunde, scolorandola, ogni sua possibile autentica interiorità. Grazie all’individuazione di quei tempi che scandiscono la gior-nata (la vita) di una donna: l’età, il cibo, il lavoro, vorrei che dal mio discorso trasparisse una testura morale piuttosto che mimi-ca, nella contezza che tali unità temporali, sovente, surrettizia-mente inducono quello straniamento che obnubila, rendendola immemore, la condizione fondativa del nostro essere. Per tale ragione – questo il senso di queste pagine – io credo che non inutile sia il voler riportare attento lo sguardo su quella interiorità che la donna perde, vivendola nella sua formale, ba-nale, esteriorità, nella speranza o, peggio, convinzione, che le mille maschere possano sostituire davvero il suo volto assente.
Andrini, S. (2016). Donne, donne eterni dei! Tempi della donna e tempo per la donna. Milano - Udine : Mimesis Edizioni.
Donne, donne eterni dei! Tempi della donna e tempo per la donna
ANDRINI, Simona
2016-01-01
Abstract
Il libro vuole essere uno sguardo particolare, un ri-guardo parti-colare, nei confronti della donna. Esistono, infatti, e trovano sempre più ampia legittimazione luo-ghi comuni, schemi, stereotipi, modelli, maschere che, in modo a volte estremamente accattivante, a volte minacciosamente prescrittivo, destinano la donna ad una identità perennemen-te segnata dall’eteronomia che ottunde, scolorandola, ogni sua possibile autentica interiorità. Grazie all’individuazione di quei tempi che scandiscono la gior-nata (la vita) di una donna: l’età, il cibo, il lavoro, vorrei che dal mio discorso trasparisse una testura morale piuttosto che mimi-ca, nella contezza che tali unità temporali, sovente, surrettizia-mente inducono quello straniamento che obnubila, rendendola immemore, la condizione fondativa del nostro essere. Per tale ragione – questo il senso di queste pagine – io credo che non inutile sia il voler riportare attento lo sguardo su quella interiorità che la donna perde, vivendola nella sua formale, ba-nale, esteriorità, nella speranza o, peggio, convinzione, che le mille maschere possano sostituire davvero il suo volto assente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.