Il contributo raccoglie e analizza alcune rilevanti testimonianze di letterati ed eruditi che visitarono Istanbul durante il periodo della caduta dell’impero ottomano, convenzionalmente individuato, nel volume che lo ospita, tra gli antefatti del primo conflitto mondiale e il trattato di Losanna (1912-1923). Si citano, tra le varie fonti, Adieu à l’Orient Express di Paul Morand, Le Voyage d’Orient di Le Corbusier, Une enquête aux pays du Levant di Maurice Barrès, Pera Palace di John Dos Passos. A emergere da queste letture è un preciso Zeitgeist: dopo quasi cinque secoli di tradizione islamica e di occupazione ottomana, Istanbul si manifesta di nuovo come città bizantina nella percezione della sua facies monumentale e urbanistica così come del suo antevita culturale e religioso. L’articolo pone in evidenza le premesse del fenomeno, già attestabile negli scritti e nelle opere di ricerca dei fondatori della bizantinistica accademica francese e tedesca nella seconda metà del XIX secolo, Gustave Schlumberger e Karl Krumbacher, così come in altre testimonianze di letterati dell’epoca: si pensi ad esempio alla significativa descrizione della Karyie Camii, già Katholicon del monastero di San Salvatore in Chora, nei Souvenirs de Rhamazan di Marie Léra.
Ronchey, S. (2017). Ritorno a Bisanzio. Il riemergere della Costantinopoli bizantina nello sguardo dei letterati e degli eruditi durante la caduta dell’impero ottomano. In C.M.F. A. De Pascale (a cura di), La Grande Guerra. L’Italia e il Levante (pp. 93-98). Roma : De Luca.
Ritorno a Bisanzio. Il riemergere della Costantinopoli bizantina nello sguardo dei letterati e degli eruditi durante la caduta dell’impero ottomano
RONCHEY, SILVIA
2017-01-01
Abstract
Il contributo raccoglie e analizza alcune rilevanti testimonianze di letterati ed eruditi che visitarono Istanbul durante il periodo della caduta dell’impero ottomano, convenzionalmente individuato, nel volume che lo ospita, tra gli antefatti del primo conflitto mondiale e il trattato di Losanna (1912-1923). Si citano, tra le varie fonti, Adieu à l’Orient Express di Paul Morand, Le Voyage d’Orient di Le Corbusier, Une enquête aux pays du Levant di Maurice Barrès, Pera Palace di John Dos Passos. A emergere da queste letture è un preciso Zeitgeist: dopo quasi cinque secoli di tradizione islamica e di occupazione ottomana, Istanbul si manifesta di nuovo come città bizantina nella percezione della sua facies monumentale e urbanistica così come del suo antevita culturale e religioso. L’articolo pone in evidenza le premesse del fenomeno, già attestabile negli scritti e nelle opere di ricerca dei fondatori della bizantinistica accademica francese e tedesca nella seconda metà del XIX secolo, Gustave Schlumberger e Karl Krumbacher, così come in altre testimonianze di letterati dell’epoca: si pensi ad esempio alla significativa descrizione della Karyie Camii, già Katholicon del monastero di San Salvatore in Chora, nei Souvenirs de Rhamazan di Marie Léra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.