Tutta l’attività umana si cristallizza in azioni, oggetti e strumenti, fatti e prodotti che l’uomo ha ritenuto necessario creare. Dalle regole sociali agli utensili, queste cose umane racchiudono un progetto. Per l’homo sapiens l’ascia è stata fatta per tagliare, la sua forma è legata alla finalità, al motivo che l’ha resa necessaria. L’inerzia materiale che costituisce l’oggetto è umana: è un pratico-inerte. La pietra tagliente, anche se simile a quella di una qualunque altra pietra, è carica di senso, racchiude delle indicazioni, la sua passività è solo apparente, se attivata spinge verso la realizzazione del suo progetto. Il termine pratico-inerte, ripreso dalla dialettica esistenziale di Jean-Paul Sartre, vuole esprimere la tensione tra l’agire e le diverse forme di resistenza della materia. Il mondo è popolato da oggetti e segni che gravano sull’essere umano al momento della scelta, che lo inducono a seguire i loro suggerimenti e a ripetere altre praxis. In queste pagine vogliamo esaminare questa e altre nozioni correlate per proporle come strumenti in grado di andare oltre le categorie ferme che, dalla loro staticità, legano l’individuo alla materia. Forse non è casuale che il declino delle scienze umane proceda pari passo con una prospettiva alienante che dà la priorità alle esigenze mute della materia. Oggi prevale la tendenza alla passività, a dimostrare che la liberazione è impossibile, uno sforzo inutile, simile a quello ritratto nel mito di Sisifo. Di fronte alla perfezione della tecnologia elettronica, della velocità dei computer e della purezza della realtà virtuale, l’inesattezza e la precarietà dell’agire umano si rendono più evidenti. È in atto una competizione asimmetrica che vede, da una parte l’individuo e dall’altra le sue creazioni. Un confronto guidato da una razionalità utilitaristica e strumentale dove tutto sembra sia stato già deciso È più che mai necessario recuperare la centralità dell’essere umano e costruire un pensiero che lo aiuti a liberarsi dal peso della materia, dalle costrizioni del passato e della storia, dai vincoli psicologici dell’infanzia e da tutto ciò che si irrigidisce e diventa un ostacolo tra l’essere umano e i suoi infiniti progetti.
Tognonato, C.A. (2018). Teoria sociale dell'agire inerte. L'individuo nella morsa delle costruzioni sociali. Napoli : Liguori Editore.
Teoria sociale dell'agire inerte. L'individuo nella morsa delle costruzioni sociali
Claudio Alberto Tognonato
2018-01-01
Abstract
Tutta l’attività umana si cristallizza in azioni, oggetti e strumenti, fatti e prodotti che l’uomo ha ritenuto necessario creare. Dalle regole sociali agli utensili, queste cose umane racchiudono un progetto. Per l’homo sapiens l’ascia è stata fatta per tagliare, la sua forma è legata alla finalità, al motivo che l’ha resa necessaria. L’inerzia materiale che costituisce l’oggetto è umana: è un pratico-inerte. La pietra tagliente, anche se simile a quella di una qualunque altra pietra, è carica di senso, racchiude delle indicazioni, la sua passività è solo apparente, se attivata spinge verso la realizzazione del suo progetto. Il termine pratico-inerte, ripreso dalla dialettica esistenziale di Jean-Paul Sartre, vuole esprimere la tensione tra l’agire e le diverse forme di resistenza della materia. Il mondo è popolato da oggetti e segni che gravano sull’essere umano al momento della scelta, che lo inducono a seguire i loro suggerimenti e a ripetere altre praxis. In queste pagine vogliamo esaminare questa e altre nozioni correlate per proporle come strumenti in grado di andare oltre le categorie ferme che, dalla loro staticità, legano l’individuo alla materia. Forse non è casuale che il declino delle scienze umane proceda pari passo con una prospettiva alienante che dà la priorità alle esigenze mute della materia. Oggi prevale la tendenza alla passività, a dimostrare che la liberazione è impossibile, uno sforzo inutile, simile a quello ritratto nel mito di Sisifo. Di fronte alla perfezione della tecnologia elettronica, della velocità dei computer e della purezza della realtà virtuale, l’inesattezza e la precarietà dell’agire umano si rendono più evidenti. È in atto una competizione asimmetrica che vede, da una parte l’individuo e dall’altra le sue creazioni. Un confronto guidato da una razionalità utilitaristica e strumentale dove tutto sembra sia stato già deciso È più che mai necessario recuperare la centralità dell’essere umano e costruire un pensiero che lo aiuti a liberarsi dal peso della materia, dalle costrizioni del passato e della storia, dai vincoli psicologici dell’infanzia e da tutto ciò che si irrigidisce e diventa un ostacolo tra l’essere umano e i suoi infiniti progetti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.