Il volume raccoglie gli esiti della ricerca "Quattro quartieri. Progetto di ricerca su complessi di edilizia residenziale pubblica a Roma", condotta presso il Dipartimento di Architettura e Progetto dell'Università di Roma La Sapienza e il Dipartimento di Architettura dell'Università Roma Tre, con l’obiettivo di studiare quattro importanti quartieri di edilizia residenziale pubblica romana del XX secolo - Villaggio Olimpico, Decima, Trullo, Prima Valle - e produrre indirizzi di progetto. Questo saggio restituisce un’interpretazione del Villaggio Olimpico di Roma dal punto di vista del progetto degli spazi aperti, con un doppio intento: comparativo, tra le proposte di disegno del quartiere avanzate nel corso della sua gestazione e l’esito della realizzazione; proiettivo, ravvisandovi possibili opportunità di progetto per migliorarne la condizione attuale. Il Villaggio si colloca, nella rappresentazione accumulata da innumerevoli studi che vi si sono dedicati, nell’ambito di un’applicazione italiana, anzi, pervasivamente romana, del modello urbano modernista. Progettato per un’occasione del tutto peculiare - l’ospitalità delle delegazioni sportive, con addetti e giornalisti, dei Paesi partecipanti alla XVII Olimpiade celebrata a Roma nel 1960 - e poi convertito in quartiere di residenze pubbliche per l’INCIS, il Villaggio partecipa dell’esperienza più ampia, e per alcuni aspetti generalizzabile, della costruzione dei paesaggi della città pubblica, condotta nelle città europee di grandi e medie dimensioni nei decenni subito successivi al secondo dopoguerra. Esiste di essi un cliché assai chiaro, che li accomuna tutti nonostante le peculiarità di ogni progetto e luogo. I caratteri e le forme degli spazi aperti vi collaborano in modo decisivo: eccessiva quantità, uniformità, assenza di gerarchie, monotonia dei contesti. Le ingenti distese di verde modernista sono la parte quantitativamente preponderante dell’insediamento, ma inefficace per farne qualificante esperienza pratica ed estetica, incerta in termini spaziali, misera in contenuti ambientali, povera in qualità paesaggistica; appaiono nella manifestazione più atopica ed essenziale del prato bidimensionale, nel tempo involontariamente sostituito, alle nostre latitudini, dallo sviluppo spontaneo di praterie arborate, arbusteti, forme embrionali di gariga o macchia boscata, in un insieme confuso che tradisce l’assenza di un’intenzione spaziale riconoscibile. L’esplorazione attuale del Villaggio può facilmente restituire la condizione descritta. Tuttavia, nelle proposte originarie, rintracciabili nei disegni autografi di Luigi Moretti per il progetto urbano del Villaggio, è possibile rinvenire prove significative per un’altra lettura, che infine può portarci a interpretare il quartiere come applicazione, alla scala urbana, dell’attitudine dell’autore al comporre lo spazio operando sul “vuoto”. Avanziamo l’ipotesi di poter rinvenire negli spazi aperti del Villaggio lo stesso ruolo degli spazi interni di un edificio, intendendoli perciò come ragione di nascimento della fabbrica, fabbrica che in tal caso è un quartiere urbano concepito come un insieme compiuto. Per farlo, ci muoveremo strumentalmente secondo tre traiettorie, che corrispondono ai filtri interpretativi emersi in seno alla ricerca “Quattro Quartieri” - soglia, tempo, soggetto - e chiameremo come testimoni alcuni ulteriori passaggi de “Strutture e sequenze di spazi”, pubblicato da Moretti su Spazio nel 1953, immaginando la continua parafrasi da spazio “interno” a spazio a spazio “aperto” e da “architettura” a “città”.

Metta, A. (2017). L’architettura del paesaggio del Villaggio Olimpico. Strutture e sequenze di spazi. In L.R. Federico De Matteis (a cura di), Quattro quartieri. Spazio urbano e spazio umano nella trasformazione dell’abitare pubblico a Roma (pp. 188-199). Macerata : Quodlibet.

L’architettura del paesaggio del Villaggio Olimpico. Strutture e sequenze di spazi

annalisa metta
2017-01-01

Abstract

Il volume raccoglie gli esiti della ricerca "Quattro quartieri. Progetto di ricerca su complessi di edilizia residenziale pubblica a Roma", condotta presso il Dipartimento di Architettura e Progetto dell'Università di Roma La Sapienza e il Dipartimento di Architettura dell'Università Roma Tre, con l’obiettivo di studiare quattro importanti quartieri di edilizia residenziale pubblica romana del XX secolo - Villaggio Olimpico, Decima, Trullo, Prima Valle - e produrre indirizzi di progetto. Questo saggio restituisce un’interpretazione del Villaggio Olimpico di Roma dal punto di vista del progetto degli spazi aperti, con un doppio intento: comparativo, tra le proposte di disegno del quartiere avanzate nel corso della sua gestazione e l’esito della realizzazione; proiettivo, ravvisandovi possibili opportunità di progetto per migliorarne la condizione attuale. Il Villaggio si colloca, nella rappresentazione accumulata da innumerevoli studi che vi si sono dedicati, nell’ambito di un’applicazione italiana, anzi, pervasivamente romana, del modello urbano modernista. Progettato per un’occasione del tutto peculiare - l’ospitalità delle delegazioni sportive, con addetti e giornalisti, dei Paesi partecipanti alla XVII Olimpiade celebrata a Roma nel 1960 - e poi convertito in quartiere di residenze pubbliche per l’INCIS, il Villaggio partecipa dell’esperienza più ampia, e per alcuni aspetti generalizzabile, della costruzione dei paesaggi della città pubblica, condotta nelle città europee di grandi e medie dimensioni nei decenni subito successivi al secondo dopoguerra. Esiste di essi un cliché assai chiaro, che li accomuna tutti nonostante le peculiarità di ogni progetto e luogo. I caratteri e le forme degli spazi aperti vi collaborano in modo decisivo: eccessiva quantità, uniformità, assenza di gerarchie, monotonia dei contesti. Le ingenti distese di verde modernista sono la parte quantitativamente preponderante dell’insediamento, ma inefficace per farne qualificante esperienza pratica ed estetica, incerta in termini spaziali, misera in contenuti ambientali, povera in qualità paesaggistica; appaiono nella manifestazione più atopica ed essenziale del prato bidimensionale, nel tempo involontariamente sostituito, alle nostre latitudini, dallo sviluppo spontaneo di praterie arborate, arbusteti, forme embrionali di gariga o macchia boscata, in un insieme confuso che tradisce l’assenza di un’intenzione spaziale riconoscibile. L’esplorazione attuale del Villaggio può facilmente restituire la condizione descritta. Tuttavia, nelle proposte originarie, rintracciabili nei disegni autografi di Luigi Moretti per il progetto urbano del Villaggio, è possibile rinvenire prove significative per un’altra lettura, che infine può portarci a interpretare il quartiere come applicazione, alla scala urbana, dell’attitudine dell’autore al comporre lo spazio operando sul “vuoto”. Avanziamo l’ipotesi di poter rinvenire negli spazi aperti del Villaggio lo stesso ruolo degli spazi interni di un edificio, intendendoli perciò come ragione di nascimento della fabbrica, fabbrica che in tal caso è un quartiere urbano concepito come un insieme compiuto. Per farlo, ci muoveremo strumentalmente secondo tre traiettorie, che corrispondono ai filtri interpretativi emersi in seno alla ricerca “Quattro Quartieri” - soglia, tempo, soggetto - e chiameremo come testimoni alcuni ulteriori passaggi de “Strutture e sequenze di spazi”, pubblicato da Moretti su Spazio nel 1953, immaginando la continua parafrasi da spazio “interno” a spazio a spazio “aperto” e da “architettura” a “città”.
2017
9788822901064
Metta, A. (2017). L’architettura del paesaggio del Villaggio Olimpico. Strutture e sequenze di spazi. In L.R. Federico De Matteis (a cura di), Quattro quartieri. Spazio urbano e spazio umano nella trasformazione dell’abitare pubblico a Roma (pp. 188-199). Macerata : Quodlibet.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/328911
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