Il cinema possiede una straordinaria capacità di immergerci nelle storie: elimina la distanza fisica tra noi spettatori e gli eventi sullo schermo, ci fa commuovere come se le vicende narrate ci riguardassero in prima persona, addirittura ci fa dimenticare di noi stessi per intervalli di tempo più o meno estesi. Non stupisce il fatto che, fin dall’inizio del Novecento, cineasti e intellettuali abbiano cercato di comprendere il potere del coinvolgimento cinematografico, rivolgendosi soprattutto alle conoscenze disponibili sul funzionamento della mente umana. Oggi, grazie anche agli sviluppi degli studi sul cervello, la paradossale dinamica cinematografica di “immersione a distanza” può trovare spiegazioni plausibili nel quadro delle nuove scienze cognitive, che da alcuni decenni hanno iniziato a esplorare il campo delle emozioni e hanno intessuto un dialogo fecondo con alcune linee della riflessione filosofica continentale, prima tra tutte la fenomenologia. Questo studio organizza e discute una serie di prospettive in linea con modelli di mente enattivi e incarnati, ne sottolinea la rilevanza per gli studi sul cinema, e si concentra sulla natura emozionale di alcuni importanti meccanismi dell’interazione tra schermo e mente (dall’empatia alla suspense, dalla fascinazione al rispecchiamento) offrendone una lettura aggiornata. In questo modo offre un contributo agli studi sull'emozione spettatoriale che mira a oltrepassare ogni rigido dualismo tra prospettive teoriche ispirate al pensiero continentale e prospettive allineate con gli studi analitico-cognitivisti. La prospettiva adottata, in particolare, tiene in considerazione i complessi modelli del senso del Sé offerti oggi dalle scienze cognitive, che risultano particolarmente adatti a spiegare l’esperienza allo stesso tempo diretta e vicaria offerta dal cinema narrativo: il quale, in ultima analisi, è considerato come un dispositivo che (1) negozia l’integrità e la posizione dell’“io” spettatoriale, essendo in grado di stimolare, intensificare e riorganizzare l’esperienza emotiva; e (2) consente allo spettatore di esplorare e allo stesso tempo di mentalizzare emozioni intense, in modo da conoscerle e allo stesso tempo regolarle.
Carocci, E. (2018). Il sistema schermo-mente. Cinema narrativo e coinvolgimento emozionale. Roma : Bulzoni.
Il sistema schermo-mente. Cinema narrativo e coinvolgimento emozionale
CAROCCI E
2018-01-01
Abstract
Il cinema possiede una straordinaria capacità di immergerci nelle storie: elimina la distanza fisica tra noi spettatori e gli eventi sullo schermo, ci fa commuovere come se le vicende narrate ci riguardassero in prima persona, addirittura ci fa dimenticare di noi stessi per intervalli di tempo più o meno estesi. Non stupisce il fatto che, fin dall’inizio del Novecento, cineasti e intellettuali abbiano cercato di comprendere il potere del coinvolgimento cinematografico, rivolgendosi soprattutto alle conoscenze disponibili sul funzionamento della mente umana. Oggi, grazie anche agli sviluppi degli studi sul cervello, la paradossale dinamica cinematografica di “immersione a distanza” può trovare spiegazioni plausibili nel quadro delle nuove scienze cognitive, che da alcuni decenni hanno iniziato a esplorare il campo delle emozioni e hanno intessuto un dialogo fecondo con alcune linee della riflessione filosofica continentale, prima tra tutte la fenomenologia. Questo studio organizza e discute una serie di prospettive in linea con modelli di mente enattivi e incarnati, ne sottolinea la rilevanza per gli studi sul cinema, e si concentra sulla natura emozionale di alcuni importanti meccanismi dell’interazione tra schermo e mente (dall’empatia alla suspense, dalla fascinazione al rispecchiamento) offrendone una lettura aggiornata. In questo modo offre un contributo agli studi sull'emozione spettatoriale che mira a oltrepassare ogni rigido dualismo tra prospettive teoriche ispirate al pensiero continentale e prospettive allineate con gli studi analitico-cognitivisti. La prospettiva adottata, in particolare, tiene in considerazione i complessi modelli del senso del Sé offerti oggi dalle scienze cognitive, che risultano particolarmente adatti a spiegare l’esperienza allo stesso tempo diretta e vicaria offerta dal cinema narrativo: il quale, in ultima analisi, è considerato come un dispositivo che (1) negozia l’integrità e la posizione dell’“io” spettatoriale, essendo in grado di stimolare, intensificare e riorganizzare l’esperienza emotiva; e (2) consente allo spettatore di esplorare e allo stesso tempo di mentalizzare emozioni intense, in modo da conoscerle e allo stesso tempo regolarle.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.