La storia dell’architettura moderna nei Balcani1 mostra con evidenza l’influenza esercitata dalle vicende politiche, dai conflitti nazionalistici, etnici e religiosi sulle scelte architettoniche e urbane. In questo instabile contesto territoriale l’architettura ha costituito uno strumento comunicativo e rappresentativo di grande portata per la costruzione di un’identità, seguendo un preciso progetto culturale e politico. Le rivoluzioni nazionaliste e borghesi anti-ottomane avevano aperto una stagione di modernizzazione tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, con la nascita degli Stati nazionali. L’Europa occidentale venne assunta come modello, in contrapposizione alla dominazione turca. L’importazione di eclettismo, Jugendstil, Secessione e dello stile Novecento, soprattutto attraverso Monaco, Vienna e Parigi, dava forma al desiderio della borghesia di rivolgersi all’Occidente, ai suoi valori, ritenendolo portatore di una superiorità culturale e tecnica rispetto al mondo ottomano. Il neoclassicismo beaux-arts e l’eclettismo costituirono all’inizio il linguaggio internazionale della borghesia moderna, che si rivolgeva soprattutto ad architetti formatisi negli ambienti mitteleuropei, ma emergeva sempre più la necessità di uno stile che esprimesse le identità nazionali. Nella fase più matura, dopo la Grande Guerra, si cominciarono a rielaborare i modelli d’importazione, alla ricerca di uno “stile nazionale” prodotto dagli architetti locali.
Calace, F., Menghini, A.B., Resta, G. (2017). Il razionalismo nei Balcani: il problema della identità architettonica in una complessa geografia culturale. In P.R. Tiziano Rosani (a cura di), Luoghi del Moderno / Klares Bauen 1920-1950 (pp. 94-103). Bolzano : La Fabbrica del Tempo / Die Zeitfabrik.
Il razionalismo nei Balcani: il problema della identità architettonica in una complessa geografia culturale
Resta, Giuseppe
2017-01-01
Abstract
La storia dell’architettura moderna nei Balcani1 mostra con evidenza l’influenza esercitata dalle vicende politiche, dai conflitti nazionalistici, etnici e religiosi sulle scelte architettoniche e urbane. In questo instabile contesto territoriale l’architettura ha costituito uno strumento comunicativo e rappresentativo di grande portata per la costruzione di un’identità, seguendo un preciso progetto culturale e politico. Le rivoluzioni nazionaliste e borghesi anti-ottomane avevano aperto una stagione di modernizzazione tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, con la nascita degli Stati nazionali. L’Europa occidentale venne assunta come modello, in contrapposizione alla dominazione turca. L’importazione di eclettismo, Jugendstil, Secessione e dello stile Novecento, soprattutto attraverso Monaco, Vienna e Parigi, dava forma al desiderio della borghesia di rivolgersi all’Occidente, ai suoi valori, ritenendolo portatore di una superiorità culturale e tecnica rispetto al mondo ottomano. Il neoclassicismo beaux-arts e l’eclettismo costituirono all’inizio il linguaggio internazionale della borghesia moderna, che si rivolgeva soprattutto ad architetti formatisi negli ambienti mitteleuropei, ma emergeva sempre più la necessità di uno stile che esprimesse le identità nazionali. Nella fase più matura, dopo la Grande Guerra, si cominciarono a rielaborare i modelli d’importazione, alla ricerca di uno “stile nazionale” prodotto dagli architetti locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.