Negli ultimi anni, in coincidenza con la crisi del debito sovrano in Europa, si sono create le condizioni perché politiche volte ad attrarre capitali ed investimenti dall’estero in cambio della concessione di un permesso di soggiorno (Green Card, volendo fare riferimento al più celebre modello americano) potessero cominciare ad essere adottate in numerosi paesi europei, soprattutto del Sud e dell’Est dell’Europa.Il primo paese dell’UE ad attuare politiche di questo tipo è stato Cipro, successivamente, tali politiche hanno riguardato anche paesi UE ben più importanti come il Portogallo, l’Irlanda, la Grecia e la Spagna, fino ad entrare nel dibattito politico francese e, in ultimo, italiano, dove il principio viene per la prima volta introdotto nel documento a carattere programmatico in tema di riforme e attrazione di investimenti, “Destinazione Italia”, presentato dall’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta a stampa ed opinione pubblica italiana ed internazionale il 19 settembre 2013. Osservando detto fenomeno dal lato della domanda, balza subito agli occhi che a voler emigrare, sono generalmente cittadini di paesi in una fase economica fortemente espansiva ma caratterizzata da regimi politici scarsamente democratici, dove lo stato di diritto è scarsamente garantito; penso ai paesi cosiddetti BRICS o dell’Asia Centrale ed, in particolare, ai cittadini russi e, soprattutto, cinesi. A confermare che sono sopratuttto i cittadini cinesi i principali destinatari di queste politiche, si possono citare i dati diffusi dal Ministero degli Esteri portoghese che dichiara che su 356 permessi di soggiorno per investimento (Golden Visa) accordati nel corso del 2013, ben 279 sono stati “acquistati” da cittadini cinesi. In sintesi, le motivazioni che spingono molti cinesi a ricorrerre a tali policy sono: esigenza di mantenere in una giurisdizione ‘offshore’ parte del proprio patrimonio, per poter investire sull’educazione universitaria dei propri figli fornendo loro un alloggio in prossimità di prestigiose università e centri di ricerca esteri e assicurare, in ragione dell’investimento effettuato, un permesso di soggiorno che possa permettere di avere una seconda patria di adozione in caso di necessità. Il saggio fornisce una analisi comparata delle normative dei principali paesi europei in materia. Si fornisce altresì una analisi del quadro giuridico italiano auspicandone una riforma per cogliere a pieno le opportuntà offerte per il sistema Paese da tali flusii di capitale e persone. Si sottolinea infine anche in questo campo l'esigenza di un processo di armonizzazione se non di unifromazione del diritto europeo in materia.
Antonelli, F.R. (2016). Politiche europee in materia di attrazione di capitali privati cinesi. In G. Amitrano (a cura di), NUOVI ORIZZONTI ERMENEUTICI DELL'ORIENTALISMO (pp. 11-23). NAPOLI : Università degli Studi di Napoli L'Orientale.
Politiche europee in materia di attrazione di capitali privati cinesi
federico roberto antonelli
2016-01-01
Abstract
Negli ultimi anni, in coincidenza con la crisi del debito sovrano in Europa, si sono create le condizioni perché politiche volte ad attrarre capitali ed investimenti dall’estero in cambio della concessione di un permesso di soggiorno (Green Card, volendo fare riferimento al più celebre modello americano) potessero cominciare ad essere adottate in numerosi paesi europei, soprattutto del Sud e dell’Est dell’Europa.Il primo paese dell’UE ad attuare politiche di questo tipo è stato Cipro, successivamente, tali politiche hanno riguardato anche paesi UE ben più importanti come il Portogallo, l’Irlanda, la Grecia e la Spagna, fino ad entrare nel dibattito politico francese e, in ultimo, italiano, dove il principio viene per la prima volta introdotto nel documento a carattere programmatico in tema di riforme e attrazione di investimenti, “Destinazione Italia”, presentato dall’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta a stampa ed opinione pubblica italiana ed internazionale il 19 settembre 2013. Osservando detto fenomeno dal lato della domanda, balza subito agli occhi che a voler emigrare, sono generalmente cittadini di paesi in una fase economica fortemente espansiva ma caratterizzata da regimi politici scarsamente democratici, dove lo stato di diritto è scarsamente garantito; penso ai paesi cosiddetti BRICS o dell’Asia Centrale ed, in particolare, ai cittadini russi e, soprattutto, cinesi. A confermare che sono sopratuttto i cittadini cinesi i principali destinatari di queste politiche, si possono citare i dati diffusi dal Ministero degli Esteri portoghese che dichiara che su 356 permessi di soggiorno per investimento (Golden Visa) accordati nel corso del 2013, ben 279 sono stati “acquistati” da cittadini cinesi. In sintesi, le motivazioni che spingono molti cinesi a ricorrerre a tali policy sono: esigenza di mantenere in una giurisdizione ‘offshore’ parte del proprio patrimonio, per poter investire sull’educazione universitaria dei propri figli fornendo loro un alloggio in prossimità di prestigiose università e centri di ricerca esteri e assicurare, in ragione dell’investimento effettuato, un permesso di soggiorno che possa permettere di avere una seconda patria di adozione in caso di necessità. Il saggio fornisce una analisi comparata delle normative dei principali paesi europei in materia. Si fornisce altresì una analisi del quadro giuridico italiano auspicandone una riforma per cogliere a pieno le opportuntà offerte per il sistema Paese da tali flusii di capitale e persone. Si sottolinea infine anche in questo campo l'esigenza di un processo di armonizzazione se non di unifromazione del diritto europeo in materia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.