Il contributo si propone di rintracciare, con un limitato sondaggio nella produzione novellistica di Pirandello e Palazzeschi, alcune modalità con le quali si esprime l’umorismo nel primo 900 in quello che è stato definito “genere narrativo traumatico” o “forma della crisi” (Gailus). Se il genere breve, secondo la più recente “short story theory”, nella sua metamorfosi novecentesca testimonia i segni di un trauma, le strategie umoristiche di questi autori possono rappresentare una risposta ad esso. Attraverso le riflessioni teoriche di questi scrittori e l’analisi di un campione di testi, si rinviene che ragione comune del loro umorismo sembra essere una “tristissima esperienza della vita” (L’Umorismo) e più in generale una sofferta consapevolezza di una frattura culturale ed epistemologica impossibile da rimuovere. Il tentativo di sperimentare altri modelli conoscitivi e di rappresentazione del mondo sembra essere una necessità che li induce sul piano inventivo ad una creatività dagli effetti tragicomici. L’umorismo appare così nascere da una ferita, la sua scrittura può definirsi del disinganno e risponde alla necessità di difendersi dall’esperienza dolorosa e dalle interne contraddizioni che essa suscita, grazie alla distanza della posizione assunta dall’umorista. L’altro sguardo che la sua prospettiva critica offre risponde ad un bisogno esistenziale di superare, esorcizzare, seguendo la suggestione freudiana, il trauma, legato alla consapevolezza di questa frattura. Quello che le strategie umoristiche permettono è proprio di esprimere ed oggettivare quest’esperienza attraverso un doppio processo di distanziamento e di mascheramento, per il quale verranno indicati, come specifici della retorica narrativa dell’umorismo di questi autori, comuni espedienti di straniamento e distanza. L’umorismo dunque, non solo arte della scomposizione, secondo la definizione pirandelliana, non solo principio ermeneutico che legge la dissonanza, ma anche strategia letteraria che offre una risposta a quel trauma trasformando la retorica del racconto.
Colombi, R. (2018). I segni del trauma: l'umorismo nelle "short stories" di Pirandello e Palazzeschi. In S.J. Novella Di Nunzio (a cura di), "La parola mi tradiva". Letteratura e crisi (Atti del Convegno Perugia 6-7 novembre 2015) (pp. 297-310). perugia : università degli studi di perugia.
I segni del trauma: l'umorismo nelle "short stories" di Pirandello e Palazzeschi
roberta colombi
2018-01-01
Abstract
Il contributo si propone di rintracciare, con un limitato sondaggio nella produzione novellistica di Pirandello e Palazzeschi, alcune modalità con le quali si esprime l’umorismo nel primo 900 in quello che è stato definito “genere narrativo traumatico” o “forma della crisi” (Gailus). Se il genere breve, secondo la più recente “short story theory”, nella sua metamorfosi novecentesca testimonia i segni di un trauma, le strategie umoristiche di questi autori possono rappresentare una risposta ad esso. Attraverso le riflessioni teoriche di questi scrittori e l’analisi di un campione di testi, si rinviene che ragione comune del loro umorismo sembra essere una “tristissima esperienza della vita” (L’Umorismo) e più in generale una sofferta consapevolezza di una frattura culturale ed epistemologica impossibile da rimuovere. Il tentativo di sperimentare altri modelli conoscitivi e di rappresentazione del mondo sembra essere una necessità che li induce sul piano inventivo ad una creatività dagli effetti tragicomici. L’umorismo appare così nascere da una ferita, la sua scrittura può definirsi del disinganno e risponde alla necessità di difendersi dall’esperienza dolorosa e dalle interne contraddizioni che essa suscita, grazie alla distanza della posizione assunta dall’umorista. L’altro sguardo che la sua prospettiva critica offre risponde ad un bisogno esistenziale di superare, esorcizzare, seguendo la suggestione freudiana, il trauma, legato alla consapevolezza di questa frattura. Quello che le strategie umoristiche permettono è proprio di esprimere ed oggettivare quest’esperienza attraverso un doppio processo di distanziamento e di mascheramento, per il quale verranno indicati, come specifici della retorica narrativa dell’umorismo di questi autori, comuni espedienti di straniamento e distanza. L’umorismo dunque, non solo arte della scomposizione, secondo la definizione pirandelliana, non solo principio ermeneutico che legge la dissonanza, ma anche strategia letteraria che offre una risposta a quel trauma trasformando la retorica del racconto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.