In A Room of One’s Own Virginia Woolf spiega provocatoriamente così il divario tra i successi maschili e femminili. Tuttavia, si tratta di una provocazione soltanto parziale: infatti, sebbene la spiegazione, addotta da Virginia Woolf, non sia certamente risolutiva, essa ha l’indubbio merito di mettere al centro il concetto di pratica sociale, un concetto che, come vedremo, è centrale anche nel presente capitolo. La celebre scrittrice, con l’intelligenza sottile che caratterizza il procedere del suo pensare, coglie nella dimensione dell’organizzazione della vita quotidiana il principale ostacolo all’esplicarsi della genialità femminile. Come molti studi sociologici sul talento artistico e sulla genialità hanno dimostrato , sono le pratiche sociali che rendono possibile il riconoscimento del talento, sia letterario, sia artistico e musicale. Il fatto che il talento musicale non sembri distribuito in maniera simmetrica tra la popolazione maschile e femminile è testimoniato da molti testi di storia della musica: quante sono le compositrici famose e quanti i compositori? Quante sono le musiciste e quanti i loro colleghi maschi? In alcuni casi, si è giunti a teorizzare che il talento musicale fosse distribuito in misura diseguale tra uomini e donne, come se il genio, la creatività e il rigore che la musica richiede fossero una prerogativa prevalentemente maschile. In un'intervista del 1920 (molto criticata dalle studiose che si occupano di queste tematiche) Sir Thomas Beecham osava dire, impunemente e senza alcun timore di essere contraddetto: «Non ci sono donne compositrici, non ci sono state e non ci saranno mai!». Tuttavia, nel dibattito contemporaneo, dopo decenni di women’s e gender studies, sappiamo che non è così: non è la distribuzione del talento tra i generi ad essere ineguale, ma la possibilità che tali talenti si manifestino e possano essere riconosciuti socialmente.
Tota, A.L. (2021). La cittadinanza artistica: tra gender e talento musicale. In O.C.e.M.G. Luca Aversano (a cura di), Musiciste e compositrici. Storia e storie (pp. 265-278). Roma : SEdM Società Editrice di Musicologia.
La cittadinanza artistica: tra gender e talento musicale
Anna Lisa Tota
2021-01-01
Abstract
In A Room of One’s Own Virginia Woolf spiega provocatoriamente così il divario tra i successi maschili e femminili. Tuttavia, si tratta di una provocazione soltanto parziale: infatti, sebbene la spiegazione, addotta da Virginia Woolf, non sia certamente risolutiva, essa ha l’indubbio merito di mettere al centro il concetto di pratica sociale, un concetto che, come vedremo, è centrale anche nel presente capitolo. La celebre scrittrice, con l’intelligenza sottile che caratterizza il procedere del suo pensare, coglie nella dimensione dell’organizzazione della vita quotidiana il principale ostacolo all’esplicarsi della genialità femminile. Come molti studi sociologici sul talento artistico e sulla genialità hanno dimostrato , sono le pratiche sociali che rendono possibile il riconoscimento del talento, sia letterario, sia artistico e musicale. Il fatto che il talento musicale non sembri distribuito in maniera simmetrica tra la popolazione maschile e femminile è testimoniato da molti testi di storia della musica: quante sono le compositrici famose e quanti i compositori? Quante sono le musiciste e quanti i loro colleghi maschi? In alcuni casi, si è giunti a teorizzare che il talento musicale fosse distribuito in misura diseguale tra uomini e donne, come se il genio, la creatività e il rigore che la musica richiede fossero una prerogativa prevalentemente maschile. In un'intervista del 1920 (molto criticata dalle studiose che si occupano di queste tematiche) Sir Thomas Beecham osava dire, impunemente e senza alcun timore di essere contraddetto: «Non ci sono donne compositrici, non ci sono state e non ci saranno mai!». Tuttavia, nel dibattito contemporaneo, dopo decenni di women’s e gender studies, sappiamo che non è così: non è la distribuzione del talento tra i generi ad essere ineguale, ma la possibilità che tali talenti si manifestino e possano essere riconosciuti socialmente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.