Tassare le “cose” fu una prospettiva innovativa che destò grande interesse nella Chiesa come nelle esperienze politiche laiche. Aderiva a una concezione uniforme del territorio, che già dai primissimi decenni del XII secolo vediamo trasparire da indagini sulle decime in alcune diocesi. In campo laico, era un principio che si presentava indissolubilmente legato, inoltre, al vantaggioso criterio proporzionale, restituito dai testi giustinianei: collegare stabilmente l’imposizione fiscale ai beni, anziché alle persone, non solo sanciva l’estensione territoriale dei poteri comunali, ma consentiva anche una tassazione proporzionale ai beni posseduti da ciascun contribuente. Implicava un problema, però: svalutava la persona, o meglio lo status della persona, che diveniva del tutto indifferente agli occhi del fisco. Il sodalizio tra poteri laici urbani ed enti ecclesiastici locali, nel Basso Medioevo italiano, si ruppe esattamente su questo: il rifiuto da parte delle amministrazioni cittadine di riconoscere l’esenzione fiscale ai beni ecclesiastici in virtù dello status privilegiato di chi li possedeva. Ma cosa accadde dopo? Perché questo criterio reale e territoriale non prevalse, e a partire dalla fine del Duecento registriamo invece l’ingresso massiccio nel prelievo di logiche personali? Perché la tensione verso la territorialità, che segnò due secoli di storia fiscale comunale, retrocesse a tal punto, nel corso del Trecento, da restituire a distanza di secoli l’immagine di un Medioevo integralmente improntato a logiche fiscali personali, senza apparenti discontinuità dal VII secolo al XV? Nelle pagine del contributo tenterò di fornire una risposta a questi interrogativi, prendendo avvio dalla innovativa logica introdotta dalla Chiesa nel prelievo delle decime, alla fine dell’XI secolo, e spostandomi successivamente sul versante laico, per spiegare le due fasi, prima territoriale poi personale, che caratterizzarono la fiscalità urbana bassomedievale.

MENZINGER DI PREUSSENTHAL, S. (2018). “Una Scienza Arcana”. Res e persona nelle teorie fiscali basso-medievali. In Massimo Vallerani (a cura di), Valore delle cose e valore delle persone Dall’Antichità all’Età moderna (pp. 209-240). Roma : Viella.

“Una Scienza Arcana”. Res e persona nelle teorie fiscali basso-medievali

Sara Menzinger di Preussenthal
2018-01-01

Abstract

Tassare le “cose” fu una prospettiva innovativa che destò grande interesse nella Chiesa come nelle esperienze politiche laiche. Aderiva a una concezione uniforme del territorio, che già dai primissimi decenni del XII secolo vediamo trasparire da indagini sulle decime in alcune diocesi. In campo laico, era un principio che si presentava indissolubilmente legato, inoltre, al vantaggioso criterio proporzionale, restituito dai testi giustinianei: collegare stabilmente l’imposizione fiscale ai beni, anziché alle persone, non solo sanciva l’estensione territoriale dei poteri comunali, ma consentiva anche una tassazione proporzionale ai beni posseduti da ciascun contribuente. Implicava un problema, però: svalutava la persona, o meglio lo status della persona, che diveniva del tutto indifferente agli occhi del fisco. Il sodalizio tra poteri laici urbani ed enti ecclesiastici locali, nel Basso Medioevo italiano, si ruppe esattamente su questo: il rifiuto da parte delle amministrazioni cittadine di riconoscere l’esenzione fiscale ai beni ecclesiastici in virtù dello status privilegiato di chi li possedeva. Ma cosa accadde dopo? Perché questo criterio reale e territoriale non prevalse, e a partire dalla fine del Duecento registriamo invece l’ingresso massiccio nel prelievo di logiche personali? Perché la tensione verso la territorialità, che segnò due secoli di storia fiscale comunale, retrocesse a tal punto, nel corso del Trecento, da restituire a distanza di secoli l’immagine di un Medioevo integralmente improntato a logiche fiscali personali, senza apparenti discontinuità dal VII secolo al XV? Nelle pagine del contributo tenterò di fornire una risposta a questi interrogativi, prendendo avvio dalla innovativa logica introdotta dalla Chiesa nel prelievo delle decime, alla fine dell’XI secolo, e spostandomi successivamente sul versante laico, per spiegare le due fasi, prima territoriale poi personale, che caratterizzarono la fiscalità urbana bassomedievale.
2018
978-88-3313-084-2
MENZINGER DI PREUSSENTHAL, S. (2018). “Una Scienza Arcana”. Res e persona nelle teorie fiscali basso-medievali. In Massimo Vallerani (a cura di), Valore delle cose e valore delle persone Dall’Antichità all’Età moderna (pp. 209-240). Roma : Viella.
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