Il ruolo del paesaggio nel cinema viene solitamente inteso in tre diverse maniere. Si suppone che esso giochi il ruolo di un attore nel film; oppure quello della scenografia; oppure ancora quello della musica. Ognuna di queste tre soluzioni ha le sue ragioni e i suoi celebri teorizzatori. Questo saggio, tuttavia, cerca di rovesciare la domanda centrale, chiedendosi non già “cosa può fare il paesaggio per il cinema?”, bensì “cosa può fare il cinema per il paesaggio?”. Il cinema può presentare il paesaggio come una forma di vita, come un’esperienza, e non solo come un’immagine. In confronto ad altre forme d’arte, il cinema possiede il grande vantaggio di poterci mostrare il modo in cui il paesaggio interagisce con le nostre vite. A partire da queste premesse, il saggio analizza quarto atteggiamenti molto diversi in cui si può vivere il paesaggio. Il primo è rappresentato da Koiaanisqatsi, di Godfrey Reggio, in cui il paesaggio è rappresentato come Wilderness, natura selvaggia; il secondo è il primo episodio di Heimat di Edgar Reitz, in cui il paesaggio è essenzialmente la terra natia; poi, di Bernardo Bertolucci, Io ballo da sola, dove il paesaggio è vissuto come rifugio; infine il Ladro di bambini di Gianni Amelio, nel quale il paesaggio è visto come lo specchio del degrado. ENGLISH The role of Landscape in Film is usually understood in three different ways. Landscape in Cinema is supposed to play either the role of an actor, or of scenography; sometimes its function is equalled to that of music. Each of these answers has its rights and its celebrated supporters. The present paper, however, tries to switch the central question, asking no more “what can the landscape do for the film”, but: “what can the film do for the landscape?”. Cinema can present landscape as a form of life, an experience, and not only an image. In comparison with other forms of art, cinema do possess the great benefit of showing us the way in which landscape interacts with our lives. On these premises, the essay analyses four very different attitudes in which people live the landscape. The first is Godfrey’s Reggio Koiaanisqatsi, where landscape is interpreted as Wilderness, as savage nature; the second the first episode of Heimat by Edgar Reitz, in which landscape is essentially the Homeland; then Bernardo Bertolucci’s Stealing Beauty, where landscape is conceived as refuge; and finally Gianni Amelio’s The Stolen Children, where landscape is intended as a mirror of the decay.

D'Angelo, P. (2019). Il paesaggio e il cinema. In B.G. Marino (a cura di), Across the Stones. Immagini, paesaggi, memoria. la conoscenza interdisciplinare per la conservazione e la valoriazzaizione della Fortezza del Girifalco (pp. 49-59). ROMA : PAPARO.

Il paesaggio e il cinema

D'Angelo P
2019-01-01

Abstract

Il ruolo del paesaggio nel cinema viene solitamente inteso in tre diverse maniere. Si suppone che esso giochi il ruolo di un attore nel film; oppure quello della scenografia; oppure ancora quello della musica. Ognuna di queste tre soluzioni ha le sue ragioni e i suoi celebri teorizzatori. Questo saggio, tuttavia, cerca di rovesciare la domanda centrale, chiedendosi non già “cosa può fare il paesaggio per il cinema?”, bensì “cosa può fare il cinema per il paesaggio?”. Il cinema può presentare il paesaggio come una forma di vita, come un’esperienza, e non solo come un’immagine. In confronto ad altre forme d’arte, il cinema possiede il grande vantaggio di poterci mostrare il modo in cui il paesaggio interagisce con le nostre vite. A partire da queste premesse, il saggio analizza quarto atteggiamenti molto diversi in cui si può vivere il paesaggio. Il primo è rappresentato da Koiaanisqatsi, di Godfrey Reggio, in cui il paesaggio è rappresentato come Wilderness, natura selvaggia; il secondo è il primo episodio di Heimat di Edgar Reitz, in cui il paesaggio è essenzialmente la terra natia; poi, di Bernardo Bertolucci, Io ballo da sola, dove il paesaggio è vissuto come rifugio; infine il Ladro di bambini di Gianni Amelio, nel quale il paesaggio è visto come lo specchio del degrado. ENGLISH The role of Landscape in Film is usually understood in three different ways. Landscape in Cinema is supposed to play either the role of an actor, or of scenography; sometimes its function is equalled to that of music. Each of these answers has its rights and its celebrated supporters. The present paper, however, tries to switch the central question, asking no more “what can the landscape do for the film”, but: “what can the film do for the landscape?”. Cinema can present landscape as a form of life, an experience, and not only an image. In comparison with other forms of art, cinema do possess the great benefit of showing us the way in which landscape interacts with our lives. On these premises, the essay analyses four very different attitudes in which people live the landscape. The first is Godfrey’s Reggio Koiaanisqatsi, where landscape is interpreted as Wilderness, as savage nature; the second the first episode of Heimat by Edgar Reitz, in which landscape is essentially the Homeland; then Bernardo Bertolucci’s Stealing Beauty, where landscape is conceived as refuge; and finally Gianni Amelio’s The Stolen Children, where landscape is intended as a mirror of the decay.
2019
9788831983129
D'Angelo, P. (2019). Il paesaggio e il cinema. In B.G. Marino (a cura di), Across the Stones. Immagini, paesaggi, memoria. la conoscenza interdisciplinare per la conservazione e la valoriazzaizione della Fortezza del Girifalco (pp. 49-59). ROMA : PAPARO.
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