L’opera di Eugénio de Andrade, nella sua interezza, rivela una sostanziale conversione dal culto della forma predicato dai vari “ismi” di inizio secolo a un autobiografismo di marca neoromantica, in cui si realizza la riscoperta del tono confessionale e del ricordo in un perenne contatto tra esistenza e scrittura. Tutta la sua concezione poetica si snoda in tale direzione, iscrivendosi nel profondo degli strati della sua scrittura. In tale prospettiva, i versi, che appartengono alla periferia e semiperiferia del Corpus poetico riconosciuto e consacrato come tale, rappresentano, piuttosto, un vero e proprio ostacolo per la consacrazione di un auto-ritratto poetico da tramandare ai posteri.
DE ROSA, G.L. (2008). Eugénio de Andrade: Periferie di un corpo poetico tra raccolte rinnegate e versi «interdetti». In Contigo aprendí. Studi Iberici e iberoamericani in onore di Antonio Scocozza (pp. 67-78). ITA : Rubettino Editore.
Eugénio de Andrade: Periferie di un corpo poetico tra raccolte rinnegate e versi «interdetti»
G. L. DE ROSA
2008-01-01
Abstract
L’opera di Eugénio de Andrade, nella sua interezza, rivela una sostanziale conversione dal culto della forma predicato dai vari “ismi” di inizio secolo a un autobiografismo di marca neoromantica, in cui si realizza la riscoperta del tono confessionale e del ricordo in un perenne contatto tra esistenza e scrittura. Tutta la sua concezione poetica si snoda in tale direzione, iscrivendosi nel profondo degli strati della sua scrittura. In tale prospettiva, i versi, che appartengono alla periferia e semiperiferia del Corpus poetico riconosciuto e consacrato come tale, rappresentano, piuttosto, un vero e proprio ostacolo per la consacrazione di un auto-ritratto poetico da tramandare ai posteri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.