Nelle opere giovanili di Walter Benjamin, in modo particolare nei due saggi del 1916 Trauerspiel e tragedia e Il significato del linguaggio nel Trauerspiel e nella tragedia e nel saggio del 1922 “Le affinità elettive” di Goethe, la riflessione sulla musica è centrale e si unisce a una concezione ebraico messianica della natura, del linguaggio e della storia, dove nel legame con il concetto di redenzione la temporalità musicale viene avvicinata alla temporalità messianica. Si può individuare, in Benjamin, una filosofia della musica che incrocia e investe la sua filosofia della conoscenza e del linguaggio, la sua riflessione etica e estetica a partire da Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo fino all’Origine del dramma barocco tedesco (e oltre). Gli studi di questa raccolta cercano di mostrare il nesso tra la sua teoria del linguaggio dei nomi e la sua concezione messianica della temporalità e della storia, e come i nomi-idee non si diano in una visione ma siano percepibili per mezzo dell’ascolto, al di là dei significati, nel ritmo del creaturale e della “natura messianica”, nella musica. La filosofia di Hermann Cohen e gli studi ebraici di Gershom Scholem influenzano la riflessione di Benjamin sulla musica legandola alla tradizione ebraica del divieto d’immagine e del primato del suono e dell’ascolto, e alla tradizione ebraico cabbalistica che vede nel linguaggio divino l’origine del mondo e del linguaggio umano e nella storia la possibilità della redenzione e della giustizia per l’uomo come creatura e natura, nel ricordo. Il tempo del ricordo è «il tempo messianico – tempo della musica, dell’idea linguistica o dell’immagine involontaria». Il mistero della parola creatrice divina, origine della natura e dell’etica, si rivela nella musica.
Tagliacozzo, T. (2013). Introduzione, I, 9-20.
Introduzione
Tamara Tagliacozzo
2013-01-01
Abstract
Nelle opere giovanili di Walter Benjamin, in modo particolare nei due saggi del 1916 Trauerspiel e tragedia e Il significato del linguaggio nel Trauerspiel e nella tragedia e nel saggio del 1922 “Le affinità elettive” di Goethe, la riflessione sulla musica è centrale e si unisce a una concezione ebraico messianica della natura, del linguaggio e della storia, dove nel legame con il concetto di redenzione la temporalità musicale viene avvicinata alla temporalità messianica. Si può individuare, in Benjamin, una filosofia della musica che incrocia e investe la sua filosofia della conoscenza e del linguaggio, la sua riflessione etica e estetica a partire da Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo fino all’Origine del dramma barocco tedesco (e oltre). Gli studi di questa raccolta cercano di mostrare il nesso tra la sua teoria del linguaggio dei nomi e la sua concezione messianica della temporalità e della storia, e come i nomi-idee non si diano in una visione ma siano percepibili per mezzo dell’ascolto, al di là dei significati, nel ritmo del creaturale e della “natura messianica”, nella musica. La filosofia di Hermann Cohen e gli studi ebraici di Gershom Scholem influenzano la riflessione di Benjamin sulla musica legandola alla tradizione ebraica del divieto d’immagine e del primato del suono e dell’ascolto, e alla tradizione ebraico cabbalistica che vede nel linguaggio divino l’origine del mondo e del linguaggio umano e nella storia la possibilità della redenzione e della giustizia per l’uomo come creatura e natura, nel ricordo. Il tempo del ricordo è «il tempo messianico – tempo della musica, dell’idea linguistica o dell’immagine involontaria». Il mistero della parola creatrice divina, origine della natura e dell’etica, si rivela nella musica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.