Oggi più che mai l’emergenza climatica denuncia il ruolo degli esseri umani nel mondo vivente e l’inderogabile urgenza di occuparsene. I cittadini si mobilitano, si riappropriano della questione ambientale, sono disposti ad agire, a «farsi giardinieri» del pianeta, a prendersene cura. Restano però in attesa di nuove narrazioni collettive che rendano comprensibile e praticabile la transizione ecologica da compiere. Dal rinnovo dell’agricoltura urbana alla diffusione dei giardini condivisi, passando per il greenwashing dell’architettura e le sfide della «città selvatica», emergono nuove categorie di nature urbane, sullo sfondo di un rapporto più fertile tra città e natura, che chiama a ridiscutere le articolazioni tra centri, periferie, campagne, incolti. «Bisogna coltivare il nostro giardino»: prendiamo alla lettera la metafora di Candide che conclude il famoso racconto di Voltaire, è tempo di osare nuovi paesaggi. Tre secoli e mezzo più tardi, la frase emblematica di Candide assume un’altra dimensione, in un contesto di emergenza climatica che rende evidente il ruolo degli esseri umani nel mondo vivente e l’inderogabile urgenza di occuparsene. Ormai lo sappiamo tutti: il futuro del mondo vivente dipende da una nuova gestione, più responsabile, delle città, e siamo solo all’inizio di questo cambiamento. Il futuro delle città dipende da una nuova connessione, più rispettosa e creativa, con il mondo vivente.

Metta, A. (2019). Osare nuovi paesaggi. In C.M. Florence Ferran (a cura di), Coltiviamo il nostro giardino (pp. 18-25). Roma : Deriveapprodi.

Osare nuovi paesaggi

Annalisa Metta
2019-01-01

Abstract

Oggi più che mai l’emergenza climatica denuncia il ruolo degli esseri umani nel mondo vivente e l’inderogabile urgenza di occuparsene. I cittadini si mobilitano, si riappropriano della questione ambientale, sono disposti ad agire, a «farsi giardinieri» del pianeta, a prendersene cura. Restano però in attesa di nuove narrazioni collettive che rendano comprensibile e praticabile la transizione ecologica da compiere. Dal rinnovo dell’agricoltura urbana alla diffusione dei giardini condivisi, passando per il greenwashing dell’architettura e le sfide della «città selvatica», emergono nuove categorie di nature urbane, sullo sfondo di un rapporto più fertile tra città e natura, che chiama a ridiscutere le articolazioni tra centri, periferie, campagne, incolti. «Bisogna coltivare il nostro giardino»: prendiamo alla lettera la metafora di Candide che conclude il famoso racconto di Voltaire, è tempo di osare nuovi paesaggi. Tre secoli e mezzo più tardi, la frase emblematica di Candide assume un’altra dimensione, in un contesto di emergenza climatica che rende evidente il ruolo degli esseri umani nel mondo vivente e l’inderogabile urgenza di occuparsene. Ormai lo sappiamo tutti: il futuro del mondo vivente dipende da una nuova gestione, più responsabile, delle città, e siamo solo all’inizio di questo cambiamento. Il futuro delle città dipende da una nuova connessione, più rispettosa e creativa, con il mondo vivente.
2019
9788865483091
Metta, A. (2019). Osare nuovi paesaggi. In C.M. Florence Ferran (a cura di), Coltiviamo il nostro giardino (pp. 18-25). Roma : Deriveapprodi.
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