Ecosistemi selvatici e porzioni di natura brada sono sempre più frequenti nelle città europee contemporanee. Avanzano gli incolti, spesso abitati da animali e insetti ‘minacciosi’. Si diffondono piante ‘invasive’, che turbano il nostro sovranismo etnobotanico. Fitti brani di giungla prendono possesso dei parchi, così come dei tetti e delle facciate degli edifici più alla moda. Le città tendono a inselvatichirsi per le ragioni più diverse. Talvolta accade per effetto della latitanza di cura e progetto. Talvolta è invece per intenzione e lo spazio urbano diventa il campo di un rapporto tendenzialmente più mutualistico tra le società post-industriali e ciò che ci si ostina a chiamare ‘natura’. In questo scenario, il progetto ricorre al selvatico per rigenerare aree in abbandono, progettare infrastrutture sostenibili, rivitalizzare spazi pubblici di pregio, migliorare l’impronta ecologica di nuovi insediamenti, suggerire nuove pratiche e rituali sociali, contrastare il cambiamento climatico, soddisfare il ‘desiderio di natura’ degli abitanti, sostenere campagne di marketing nel mercato urbano globale. Il rapporto tra selvatico e città contemporanea richiede una prospettiva critica, per riconoscere il valore proattivo dei paesaggi selvatici per migliorare la qualità urbana e, al contempo, considerare i rischi di pratiche e politiche di verdolatria consensuale a buon mercato.
Metta, A., Olivetti, M.L. (2019). Wild & The City. In M.L.O. Annalisa Metta (a cura di), La città selvatica. Paesaggi urbani contempo (pp. 11-15). Melfi (PZ) : Libria.
Wild & The City
Annalisa Metta;Maria Livia Olivetti
2019-01-01
Abstract
Ecosistemi selvatici e porzioni di natura brada sono sempre più frequenti nelle città europee contemporanee. Avanzano gli incolti, spesso abitati da animali e insetti ‘minacciosi’. Si diffondono piante ‘invasive’, che turbano il nostro sovranismo etnobotanico. Fitti brani di giungla prendono possesso dei parchi, così come dei tetti e delle facciate degli edifici più alla moda. Le città tendono a inselvatichirsi per le ragioni più diverse. Talvolta accade per effetto della latitanza di cura e progetto. Talvolta è invece per intenzione e lo spazio urbano diventa il campo di un rapporto tendenzialmente più mutualistico tra le società post-industriali e ciò che ci si ostina a chiamare ‘natura’. In questo scenario, il progetto ricorre al selvatico per rigenerare aree in abbandono, progettare infrastrutture sostenibili, rivitalizzare spazi pubblici di pregio, migliorare l’impronta ecologica di nuovi insediamenti, suggerire nuove pratiche e rituali sociali, contrastare il cambiamento climatico, soddisfare il ‘desiderio di natura’ degli abitanti, sostenere campagne di marketing nel mercato urbano globale. Il rapporto tra selvatico e città contemporanea richiede una prospettiva critica, per riconoscere il valore proattivo dei paesaggi selvatici per migliorare la qualità urbana e, al contempo, considerare i rischi di pratiche e politiche di verdolatria consensuale a buon mercato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.