Il contributo nel rintracciare una genealogia della nostra prosa satirica ottocentesca, pone al centro il modello leopardiano. In particolare l’ambivalenza della sua scrittura, che oscilla tra impegno e disincanto, sembra aver lasciato traccia di sé in quegli scrittori umoristi che impegnati nel rinnovamento del linguaggio letterario, oltre che sul fronte civile, hanno percorso le strade della satira, ereditando tanto il modello della satira sociale di Giusti che quello più filosofico del recanatese. Attraverso l’analisi dell’opera di Rajberti, risulta evidente come il rinnovato interesse per la satira in quegli anni sia, come l’esempio di Leopardi dimostra, anche espressione di una resistenza critica non necessariamente civile o militante, e si incarni in una scrittura che si nutre di riflessione filosofica e metastorica, senza rinunciare alla sua dimensione storica e sociale. Un’attenzione al piano delle strategie retorico-narrative, alle “voci” e alle “prospettive” che questa produzione presenta, oltre a confermare la vitalità dell’eredità leopardiana, contribuisce a definire la tipologia complessa di questo genere di scrittura, che per stimolare il pensiero critico, adotta la postazione eccentrica di uno sguardo straniato inducendo così il lettore a vedere “con altri occhi”.
Colombi, R. (2019). L'altro sguardo della satira: stravaganze ottocentesche. Modelli e invarianti formali.. In P.R. Carlotta Mazzoncini (a cura di), La satira in prosa. Tradizioni, forme e temi dal Trecento all'Ottocento. (pp. 149-161). Firenze : Franco Cesati.
L'altro sguardo della satira: stravaganze ottocentesche. Modelli e invarianti formali.
roberta colombi
2019-01-01
Abstract
Il contributo nel rintracciare una genealogia della nostra prosa satirica ottocentesca, pone al centro il modello leopardiano. In particolare l’ambivalenza della sua scrittura, che oscilla tra impegno e disincanto, sembra aver lasciato traccia di sé in quegli scrittori umoristi che impegnati nel rinnovamento del linguaggio letterario, oltre che sul fronte civile, hanno percorso le strade della satira, ereditando tanto il modello della satira sociale di Giusti che quello più filosofico del recanatese. Attraverso l’analisi dell’opera di Rajberti, risulta evidente come il rinnovato interesse per la satira in quegli anni sia, come l’esempio di Leopardi dimostra, anche espressione di una resistenza critica non necessariamente civile o militante, e si incarni in una scrittura che si nutre di riflessione filosofica e metastorica, senza rinunciare alla sua dimensione storica e sociale. Un’attenzione al piano delle strategie retorico-narrative, alle “voci” e alle “prospettive” che questa produzione presenta, oltre a confermare la vitalità dell’eredità leopardiana, contribuisce a definire la tipologia complessa di questo genere di scrittura, che per stimolare il pensiero critico, adotta la postazione eccentrica di uno sguardo straniato inducendo così il lettore a vedere “con altri occhi”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.