Nelle nostre città ci troviamo spesso di fronte a quartieri lacerati, che hanno perso il loro assetto storico. Ma come si presenterebbe quella porzione di città se non avesse subito un bombardamento, se non fosse stata scossa da un forte terremoto, se non fosse stata volutamente demolita? I vuoti urbani hanno delle proprietà sociali intrinseche, sono diventati emblema di vicissitudini storico-ambientali, posseggono una memoria storica che già li connota. In molti casi, per capire la morfologia del luogo ante rem, ci viene in aiuto tutta la documentazione storico-archivistica, che tuttavia è fruibile solo dai pochi addetti e soprattutto, spesso non è sistematizzata. Altra fonte interessantissima, per i casi più recenti, è la documentazione fotografica che nel corso dei decenni è diventata sempre più corposa, in relazione ovviamente alla maggior facilità di fruizione delle tecniche fotografiche: gli archivi fotografici sono tra gli strumenti più utili per capire realmente ciò che era e che è andato perso. La ricerca si fonda proprio su tutti questi aspetti: l'acquisizione di tutte le informazioni disponibili per il caso studio, l'analisi critica delle trasformazioni, la definizione delle ipotesi ricostruttive e infine la messa a sistema dell'insieme. Questo tipo di processo conoscitivo porta inevitabilmente alla verifica scientifica dei dati acquisiti e conseguentemente alla costruzione di un database gestionale contenente tutti gli elementi, esso servita' a sostanziare le fasi di ricostruzione del modello tridimensionale. Questo archivio virtuale verrà' di volta in volta implementato, aggiornato con le nuove acquisizioni indispensabili per la ricostruzione tridimensionale del quartiere, operazione mirata a ridare peso e valore ad uno spazio urbano che purtroppo non esiste più, garantendone la sua conoscenza e soprattutto la sua divulgazione. Il caso proposto riguarda la demolizione del quartiere Alessandrino negli anni '30, con la successiva cementificazione dell'enorme slargo creatosi, e la creazione di un vuoto urbano che non è stato mai in realtà risolto: gli spazi verdi, le zone di sosta, il maestoso sistema viario non hanno mai reso l'area vivibile. Essa era una specie di spalto da cui poter osservare i ruderi del grande impero e gli scavi che negli ultimi anni si sono svolti nell'area hanno tentato di portare in luce, a livelli differenti di stratificazione, una storia del quartiere. Nelle ricostruzioni si sono definiti tre differenti livelli. Il primo e più filologico perché grazie ad una copiosa documentazione, il modello 3d realizzato è del tutto simile al vero. Una seconda ricostruzione, che necessita di una parziale interpretazione, deriva da documenti che presentavano o solamente i prospetti, o solo le planimetrie. La terza ricostruzione è invece quella che meno collima con il reale storico. La non presenza di documenti di archivio è stato un ostacolo, tuttavia superato e motivato attraverso l'uso di "tipi" edilizi dell'aera, partendo tuttavia da una base documentata che riguardava le altezze e i numeri di piani dedotti dai brogliardi. La ricostruzione virtuale dell'Alessandrino risulta essere uno studio complesso, completo e che tocca più settori disciplinari: urbano, architettonico, archeologico, del restauro, sociale. Inoltre tale ricostruzione virtuale è senza dubbio di grande importanza per capire a pieno i profondi cambiamenti subiti dall'area e per rendersi conto delle perdite artistico-architettoniche subite dalla città.

Calisi, D., Cianci, M.G., Geremia, F. (2016). IL QUARTIERE ALESSANDRINO. UNA RICOSTRUZIONE VIRTUALE FILOLOGICA ED EMBLEMATICA: ALLA RICERCA DEI VALORI ORIGINALI DEI TESSUTI URBANI DEMOLITI. In L.K. ILIE M (a cura di), Patrimonio culturale: sfide attuali e prospettive future / Cultural Heritage: Present Challenges and Future Perspectives. roma : Università Roma Tre Croma.

IL QUARTIERE ALESSANDRINO. UNA RICOSTRUZIONE VIRTUALE FILOLOGICA ED EMBLEMATICA: ALLA RICERCA DEI VALORI ORIGINALI DEI TESSUTI URBANI DEMOLITI

Daniele Calisi
;
maria grazia cianci;francesca geremia
2016-01-01

Abstract

Nelle nostre città ci troviamo spesso di fronte a quartieri lacerati, che hanno perso il loro assetto storico. Ma come si presenterebbe quella porzione di città se non avesse subito un bombardamento, se non fosse stata scossa da un forte terremoto, se non fosse stata volutamente demolita? I vuoti urbani hanno delle proprietà sociali intrinseche, sono diventati emblema di vicissitudini storico-ambientali, posseggono una memoria storica che già li connota. In molti casi, per capire la morfologia del luogo ante rem, ci viene in aiuto tutta la documentazione storico-archivistica, che tuttavia è fruibile solo dai pochi addetti e soprattutto, spesso non è sistematizzata. Altra fonte interessantissima, per i casi più recenti, è la documentazione fotografica che nel corso dei decenni è diventata sempre più corposa, in relazione ovviamente alla maggior facilità di fruizione delle tecniche fotografiche: gli archivi fotografici sono tra gli strumenti più utili per capire realmente ciò che era e che è andato perso. La ricerca si fonda proprio su tutti questi aspetti: l'acquisizione di tutte le informazioni disponibili per il caso studio, l'analisi critica delle trasformazioni, la definizione delle ipotesi ricostruttive e infine la messa a sistema dell'insieme. Questo tipo di processo conoscitivo porta inevitabilmente alla verifica scientifica dei dati acquisiti e conseguentemente alla costruzione di un database gestionale contenente tutti gli elementi, esso servita' a sostanziare le fasi di ricostruzione del modello tridimensionale. Questo archivio virtuale verrà' di volta in volta implementato, aggiornato con le nuove acquisizioni indispensabili per la ricostruzione tridimensionale del quartiere, operazione mirata a ridare peso e valore ad uno spazio urbano che purtroppo non esiste più, garantendone la sua conoscenza e soprattutto la sua divulgazione. Il caso proposto riguarda la demolizione del quartiere Alessandrino negli anni '30, con la successiva cementificazione dell'enorme slargo creatosi, e la creazione di un vuoto urbano che non è stato mai in realtà risolto: gli spazi verdi, le zone di sosta, il maestoso sistema viario non hanno mai reso l'area vivibile. Essa era una specie di spalto da cui poter osservare i ruderi del grande impero e gli scavi che negli ultimi anni si sono svolti nell'area hanno tentato di portare in luce, a livelli differenti di stratificazione, una storia del quartiere. Nelle ricostruzioni si sono definiti tre differenti livelli. Il primo e più filologico perché grazie ad una copiosa documentazione, il modello 3d realizzato è del tutto simile al vero. Una seconda ricostruzione, che necessita di una parziale interpretazione, deriva da documenti che presentavano o solamente i prospetti, o solo le planimetrie. La terza ricostruzione è invece quella che meno collima con il reale storico. La non presenza di documenti di archivio è stato un ostacolo, tuttavia superato e motivato attraverso l'uso di "tipi" edilizi dell'aera, partendo tuttavia da una base documentata che riguardava le altezze e i numeri di piani dedotti dai brogliardi. La ricostruzione virtuale dell'Alessandrino risulta essere uno studio complesso, completo e che tocca più settori disciplinari: urbano, architettonico, archeologico, del restauro, sociale. Inoltre tale ricostruzione virtuale è senza dubbio di grande importanza per capire a pieno i profondi cambiamenti subiti dall'area e per rendersi conto delle perdite artistico-architettoniche subite dalla città.
2016
978-88-8368-117-2
Calisi, D., Cianci, M.G., Geremia, F. (2016). IL QUARTIERE ALESSANDRINO. UNA RICOSTRUZIONE VIRTUALE FILOLOGICA ED EMBLEMATICA: ALLA RICERCA DEI VALORI ORIGINALI DEI TESSUTI URBANI DEMOLITI. In L.K. ILIE M (a cura di), Patrimonio culturale: sfide attuali e prospettive future / Cultural Heritage: Present Challenges and Future Perspectives. roma : Università Roma Tre Croma.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/364910
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