Il saggio prende in esame le rappresentazioni del deserto nei testi narrativi di Paul Bowles, “Baptism of Solitude” (1957) e The Sheltering Sky (1949), e in due video-installazioni di Bill Viola Chott el-Djerid (A Portrait in Light and Heat) (1979) e Deserts (1994). In queste opere il deserto (il Sahara, soprattutto) è, alternativamente, il posto in cui le identità si perdono e si ritrovano, il luogo del terrore e dell’estasi, lo spazio attraverso cui accedere a livelli di percezione e consapevolezza più profonda. Nell’opera di entrambi gli autori si ravvisa una specifica attenzione ai temi legati al misticismo cristiano (basti pensare a Room for St. John of the Cross oppure a The Deluge di Viola ), alla religione islamica e a quella induista (si pensi, tra gli altri, ai racconti di Their Heads Are Green and Their Hands Are Blue: Scenes from the Non-Christian World di Bowles). Sia Bowles che Viola rappresentano il deserto come spazio fisico, connotato da una solida materialità che nondimeno rimanda sempre all’intrinseca capacità del luogo di generare illusioni e miraggi – e sembra costantemente alludere alla possibilità irrealizzabile di raggiungere la visione assoluta. Luogo dell’aporia per definizione, il deserto è uno spazio “atopicamente desituato” attraverso il quale è nondimeno possibile – ciò sembrano indicare le opere in esame – trovare un radicamento nella lingua o nell’immagine. Il contributo mira pertanto a mostrare come il deserto, cifra del continente americano nelle sue manifestazioni più estreme, diventi il soggetto delle migrazioni e delle sperimentazioni dei due autori in territori remoti: dall’attraversamento di tali distanze e dal confronto talora spaesante con culture “altre” emergono testi e immagini che aprono nuove prospettive transculturali e diverse configurazioni identitarie.
Vellucci, S. (2020). I deserti di Paul Bowles e di Bill Viola, tra materialità e spiritualità. In M.V. Giuseppe Nori (a cura di), Deserto e spiritualità nella letteratura americana (pp. 195-212). Città di Castello : I Libri di Emil di Odoya srl.
I deserti di Paul Bowles e di Bill Viola, tra materialità e spiritualità
Vellucci S
2020-01-01
Abstract
Il saggio prende in esame le rappresentazioni del deserto nei testi narrativi di Paul Bowles, “Baptism of Solitude” (1957) e The Sheltering Sky (1949), e in due video-installazioni di Bill Viola Chott el-Djerid (A Portrait in Light and Heat) (1979) e Deserts (1994). In queste opere il deserto (il Sahara, soprattutto) è, alternativamente, il posto in cui le identità si perdono e si ritrovano, il luogo del terrore e dell’estasi, lo spazio attraverso cui accedere a livelli di percezione e consapevolezza più profonda. Nell’opera di entrambi gli autori si ravvisa una specifica attenzione ai temi legati al misticismo cristiano (basti pensare a Room for St. John of the Cross oppure a The Deluge di Viola ), alla religione islamica e a quella induista (si pensi, tra gli altri, ai racconti di Their Heads Are Green and Their Hands Are Blue: Scenes from the Non-Christian World di Bowles). Sia Bowles che Viola rappresentano il deserto come spazio fisico, connotato da una solida materialità che nondimeno rimanda sempre all’intrinseca capacità del luogo di generare illusioni e miraggi – e sembra costantemente alludere alla possibilità irrealizzabile di raggiungere la visione assoluta. Luogo dell’aporia per definizione, il deserto è uno spazio “atopicamente desituato” attraverso il quale è nondimeno possibile – ciò sembrano indicare le opere in esame – trovare un radicamento nella lingua o nell’immagine. Il contributo mira pertanto a mostrare come il deserto, cifra del continente americano nelle sue manifestazioni più estreme, diventi il soggetto delle migrazioni e delle sperimentazioni dei due autori in territori remoti: dall’attraversamento di tali distanze e dal confronto talora spaesante con culture “altre” emergono testi e immagini che aprono nuove prospettive transculturali e diverse configurazioni identitarie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.