La mostra “Lawrence e Anna Halprin. Lo spazio pubblico performativo” propone una riflessione sul progetto dello spazio pubblico come architettura dei comportamenti e come luogo performativo. Il modo con cui le persone si muovono nello spazio è un tema di progetto, in termini espressivi, sociali ed economici. Il movimento del corpo è una forma di conoscenza, di attivazione e di configurazione dello spazio e tutte le attività umane possono essere interpretate come coreografie, consapevoli o inconsapevoli. La coreografia può allora diventare strumento per la progettazione dello spazio urbano e il progetto può intendersi come coreografia dell’esperienza dello spazio. Il paesaggista Lawrence Halprin (1916 – 2009) è tra i progettisti che più si sono interessati a queste questioni, rispondendo alle domande prima enunciate con opere che si collocano tra i capisaldi del progetto del paesaggio urbano del Novecento. Anche grazie alla complicità creativa con sua moglie, la nota danzatrice e coreografa Anna Schuman, Halprin concentra la sua attenzione sullo studio del movimento, fino a farne uno degli elementi essenziali del suo metodo progettuale. Questa mostra è la prima ad essere mai stata dedicata al maestro del paesaggismo nordamericano in Europa, attingendo al forziere prezioso del suo archivio conservato presso The Lawrence Halprin Collection, Architectural Archive of University of Pennsylvania (AAUP) di Philadelphia. Raccontando soli dieci anni, forse tra i più significativi, del lavoro di Halprin, la mostra esplora un contributo fondativo per la definizione dello spazio urbano come fatto collettivo e sulla necessità di tenerne insieme, attraverso il progetto, la dimensione pubblica e quella comune, attivandone nuove interpretazioni, rappresentazioni e azioni che trovano il proprio modello nella danza come esperienza creativa e adattiva al reale, per stimolare, ogni giorno, nuovi negoziati riguardo le vocazioni e le identità, stabili e/o temporanee, dello spazio autenticamente pubblico poiché profondamente condiviso.
Metta, A. (2014). Lawrence e Anna Halprin. Lo spazio pubblico performativo. Reggio Calabria, Università Mediterranea.
Lawrence e Anna Halprin. Lo spazio pubblico performativo. Reggio Calabria, Università Mediterranea
annalisa metta
2014-01-01
Abstract
La mostra “Lawrence e Anna Halprin. Lo spazio pubblico performativo” propone una riflessione sul progetto dello spazio pubblico come architettura dei comportamenti e come luogo performativo. Il modo con cui le persone si muovono nello spazio è un tema di progetto, in termini espressivi, sociali ed economici. Il movimento del corpo è una forma di conoscenza, di attivazione e di configurazione dello spazio e tutte le attività umane possono essere interpretate come coreografie, consapevoli o inconsapevoli. La coreografia può allora diventare strumento per la progettazione dello spazio urbano e il progetto può intendersi come coreografia dell’esperienza dello spazio. Il paesaggista Lawrence Halprin (1916 – 2009) è tra i progettisti che più si sono interessati a queste questioni, rispondendo alle domande prima enunciate con opere che si collocano tra i capisaldi del progetto del paesaggio urbano del Novecento. Anche grazie alla complicità creativa con sua moglie, la nota danzatrice e coreografa Anna Schuman, Halprin concentra la sua attenzione sullo studio del movimento, fino a farne uno degli elementi essenziali del suo metodo progettuale. Questa mostra è la prima ad essere mai stata dedicata al maestro del paesaggismo nordamericano in Europa, attingendo al forziere prezioso del suo archivio conservato presso The Lawrence Halprin Collection, Architectural Archive of University of Pennsylvania (AAUP) di Philadelphia. Raccontando soli dieci anni, forse tra i più significativi, del lavoro di Halprin, la mostra esplora un contributo fondativo per la definizione dello spazio urbano come fatto collettivo e sulla necessità di tenerne insieme, attraverso il progetto, la dimensione pubblica e quella comune, attivandone nuove interpretazioni, rappresentazioni e azioni che trovano il proprio modello nella danza come esperienza creativa e adattiva al reale, per stimolare, ogni giorno, nuovi negoziati riguardo le vocazioni e le identità, stabili e/o temporanee, dello spazio autenticamente pubblico poiché profondamente condiviso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.