After fifty years from the publication of the book Letter to a teacher it is worth to wonder whether the Prior of Barbiana has still something to say to the young teachers. The book soon became a fundamental reference to the necessary political change of a school characterized by too little attention to the last ones, the excluded, and, in fact, negligent towards the expected educational duties. The experience of the classroom in which the Letter was written continues to be told by former students and the dense split of life that derives from it seems not to be scratched by the passage of time. Existential memory draws the original educational method of which Don Milani was the inspiring person. The choice in favor of the poor is condensed in the discourse of radical pedagogy, pedagogy of liberation, critical pedagogy and leads to the rethinking of the model undermined by virtual communication. Those who study to teach try to build a professional profile, suitable for highly problematic school contexts in which the radical-critical response is mostly invisible. The result is a value analysis with respect to a teaching that is always controversial due to the essentiality that distinguishes it and its international resonance.

Ad oltre cinquant’anni dalla pubblicazione del libro Lettera a una professoressa, divenuto presto un riferimento fondamentale del necessario cambiamento politico di una scuola troppo poco attenta agli ultimi, agli esclusi e, di fatto, negligente rispetto ai propri compiti formativi, ci chiediamo se il fare scuola del Priore di Barbiana abbia ancora qualcosa da dire ai giovani insegnanti. L’esperienza dell’aula nella quale è stata scritta la Lettera continua ad essere raccontata dagli ex allievi ed il denso spaccato di vita che ne deriva sembra non essere scalfito dal trascorrere del tempo. La memoria esistenziale disegna il metodo educativo originale di cui don Milani è stato ispiratore. La scelta a favore dei poveri si condensa nel discorso della pedagogia radicale, della pedagogia della liberazione, della pedagogia critica e conduce al ripensamento del modello scalzato dalla comunicazione virtuale. Chi studia per insegnare cerca di costruire un profilo professionale, adeguato a contesti scolastici altamente problematici nei quali la risposta radical-critica è per lo più invisibile. Ne nasce una analisi valoriale rispetto ad un insegnamento tuttora controverso per l’essenzialità che lo contraddistingue e per la sua risonanza internazionale.

Chistolini, S. (2020). La lezione di don Milani agli insegnanti in formazione. In D.R. Lastrucci E. (a cura di), Don Milani e noi. L’eredità e le sfide d’oggi (pp. 179-199).

La lezione di don Milani agli insegnanti in formazione

Sandra Chistolini
2020-01-01

Abstract

After fifty years from the publication of the book Letter to a teacher it is worth to wonder whether the Prior of Barbiana has still something to say to the young teachers. The book soon became a fundamental reference to the necessary political change of a school characterized by too little attention to the last ones, the excluded, and, in fact, negligent towards the expected educational duties. The experience of the classroom in which the Letter was written continues to be told by former students and the dense split of life that derives from it seems not to be scratched by the passage of time. Existential memory draws the original educational method of which Don Milani was the inspiring person. The choice in favor of the poor is condensed in the discourse of radical pedagogy, pedagogy of liberation, critical pedagogy and leads to the rethinking of the model undermined by virtual communication. Those who study to teach try to build a professional profile, suitable for highly problematic school contexts in which the radical-critical response is mostly invisible. The result is a value analysis with respect to a teaching that is always controversial due to the essentiality that distinguishes it and its international resonance.
2020
9788869928451
Ad oltre cinquant’anni dalla pubblicazione del libro Lettera a una professoressa, divenuto presto un riferimento fondamentale del necessario cambiamento politico di una scuola troppo poco attenta agli ultimi, agli esclusi e, di fatto, negligente rispetto ai propri compiti formativi, ci chiediamo se il fare scuola del Priore di Barbiana abbia ancora qualcosa da dire ai giovani insegnanti. L’esperienza dell’aula nella quale è stata scritta la Lettera continua ad essere raccontata dagli ex allievi ed il denso spaccato di vita che ne deriva sembra non essere scalfito dal trascorrere del tempo. La memoria esistenziale disegna il metodo educativo originale di cui don Milani è stato ispiratore. La scelta a favore dei poveri si condensa nel discorso della pedagogia radicale, della pedagogia della liberazione, della pedagogia critica e conduce al ripensamento del modello scalzato dalla comunicazione virtuale. Chi studia per insegnare cerca di costruire un profilo professionale, adeguato a contesti scolastici altamente problematici nei quali la risposta radical-critica è per lo più invisibile. Ne nasce una analisi valoriale rispetto ad un insegnamento tuttora controverso per l’essenzialità che lo contraddistingue e per la sua risonanza internazionale.
Chistolini, S. (2020). La lezione di don Milani agli insegnanti in formazione. In D.R. Lastrucci E. (a cura di), Don Milani e noi. L’eredità e le sfide d’oggi (pp. 179-199).
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