Il riequilibrio territoriale, insieme al rilancio del trasporto ferroviario attraverso la promozione della concorrenza, e all’integrazione tecnologica e funzionale della rete, sono stati gli obiettivi principali delle politiche ferroviarie dell’Unione Europea per la liberalizzazione del mercato ferroviario, che hanno preso il via dai primi Anni Novanta. Proprio il riequilibrio territoriale, tuttavia, non è stato al centro delle preoccupazioni dei diversi Stati membri, tra cui l’Italia, molti dei quali si sono concentrati sulle più redditizie linee principali e, alcuni di essi, soprattutto sull’Alta Velocità. Linee che però interessano solo una parte – minoritaria – della popolazione. La forte connotazione economica delle direttive comunitarie, inoltre, non ha preso sufficientemente in considerazione le possibili ripercussioni territoriali e ciò ha contribuito, almeno in Italia, a determinare un crescente divario tra territori “rapidi” e territori “lenti”. I primi sono quelli serviti dalle linee principali e in particolare dall’Alta Velocità; i secondi quelli serviti dalle linee secondarie, progressivamente sottoutilizzate o addirittura abbandonate, con conseguenze tangibili sugli assetti socioeconomici e sulla sussistenza economica di quei territori, le cosiddette “aree interne”, che rappresentano però più del 50% dell’intero territorio nazionale. Gli effetti indiretti sul territorio si sono così tradotti in una trasformazione dei modelli di mobilità. Infatti, se non come conseguenza diretta, un processo di ridistribuzione della popolazione e con questa delle attività economiche – sostanzialmente al di fuori della programmazione o pianificazione territoriale e urbanistica – è stato fortemente influenzato dalla liberalizzazione delle ferrovie.

Cerasoli, M. (2019). Politiche ferroviarie, modelli di mobilità e territorio: verso nuovi scenari. In Rigenerare le città e i territori contemporanei. Prospettive e nuovi riferimenti operativi per la sperimentazione (pp. 165-175). Roma : Aracne.

Politiche ferroviarie, modelli di mobilità e territorio: verso nuovi scenari

mario cerasoli
2019-01-01

Abstract

Il riequilibrio territoriale, insieme al rilancio del trasporto ferroviario attraverso la promozione della concorrenza, e all’integrazione tecnologica e funzionale della rete, sono stati gli obiettivi principali delle politiche ferroviarie dell’Unione Europea per la liberalizzazione del mercato ferroviario, che hanno preso il via dai primi Anni Novanta. Proprio il riequilibrio territoriale, tuttavia, non è stato al centro delle preoccupazioni dei diversi Stati membri, tra cui l’Italia, molti dei quali si sono concentrati sulle più redditizie linee principali e, alcuni di essi, soprattutto sull’Alta Velocità. Linee che però interessano solo una parte – minoritaria – della popolazione. La forte connotazione economica delle direttive comunitarie, inoltre, non ha preso sufficientemente in considerazione le possibili ripercussioni territoriali e ciò ha contribuito, almeno in Italia, a determinare un crescente divario tra territori “rapidi” e territori “lenti”. I primi sono quelli serviti dalle linee principali e in particolare dall’Alta Velocità; i secondi quelli serviti dalle linee secondarie, progressivamente sottoutilizzate o addirittura abbandonate, con conseguenze tangibili sugli assetti socioeconomici e sulla sussistenza economica di quei territori, le cosiddette “aree interne”, che rappresentano però più del 50% dell’intero territorio nazionale. Gli effetti indiretti sul territorio si sono così tradotti in una trasformazione dei modelli di mobilità. Infatti, se non come conseguenza diretta, un processo di ridistribuzione della popolazione e con questa delle attività economiche – sostanzialmente al di fuori della programmazione o pianificazione territoriale e urbanistica – è stato fortemente influenzato dalla liberalizzazione delle ferrovie.
2019
9788825527414
Cerasoli, M. (2019). Politiche ferroviarie, modelli di mobilità e territorio: verso nuovi scenari. In Rigenerare le città e i territori contemporanei. Prospettive e nuovi riferimenti operativi per la sperimentazione (pp. 165-175). Roma : Aracne.
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