L’articolo analizza il processo di evoluzione stilistica compiuto dalla coppia di registi, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, interpretandolo come modello di un ripensamento significativo e complessivo della modalità osservativa: caratteristica formale, per antonomasia, delle prassi realistiche del cinema documentario contemporaneo. Nel corso della loro carriera i cineasti hanno, di fatto, sviluppato un percorso di trasformazione linguistica, che li ha progressivamente allontanati dall’approccio osservativo dei primi lavori (I promessi sposi, 2007 e Grandi speranze, 2009), passando per una narrazione più marcatamente allegorica (Il castello, 2011), complessa e multi-stratificata (Materia oscura, 2013 e L’infinita fabbrica del duomo, 2015) e che mira all’astrazione dei temi e delle forme rappresentative (Spira mirabilis, 2017 e Blu, 2018). Il loro metodo registico si basa su una esasperazione della pratica osservativa che, proprio in virtù della completa aderenza ai fatti e ai luoghi riprodotti, conduce a un suo superamento. L’istanza documentaria attiva così un processo di formalizzazione iconografica prossimo alle formule dell’iperrealismo visivo: la mera osservazione degli eventi traduce, infatti, una meditazione contemplativa dell’esistente che prefigura conseguentemente una scrittura saggistica e concettuale. Mediante una strutturazione sinfonico-musicale, i loro film interpretano il reale prevalentemente come flusso visivo e sonoro, che ritrae assonanze figurative, cromatiche e formali, al fine di commisurare l’individuale e l’universale, il privato e il collettivo, l’umano e il tecnologico, l’astratto e il figurativo. Attraverso l’esempio di D’Anolfi-Parenti, l’intervento vuole offrire una riflessione attuale sulle nozioni di realismo e astrazione in seno alle teorie e alle pratiche cinematografiche del documentarismo contemporaneo, utile come prototipo stilistico per intendere le immagini contemporanee e il loro futuro.
Ravesi, G. (2020). Materie oscure e spire mirabili. Realismo e astrazione nel cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. In G.T. Alessia Cervini (a cura di), La forma cinematografica del reale. Teorie, pratiche, linguaggi. Da Bazin a Netflix. Palermo : Palermo University Press.
Materie oscure e spire mirabili. Realismo e astrazione nel cinema di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti
Ravesi
2020-01-01
Abstract
L’articolo analizza il processo di evoluzione stilistica compiuto dalla coppia di registi, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, interpretandolo come modello di un ripensamento significativo e complessivo della modalità osservativa: caratteristica formale, per antonomasia, delle prassi realistiche del cinema documentario contemporaneo. Nel corso della loro carriera i cineasti hanno, di fatto, sviluppato un percorso di trasformazione linguistica, che li ha progressivamente allontanati dall’approccio osservativo dei primi lavori (I promessi sposi, 2007 e Grandi speranze, 2009), passando per una narrazione più marcatamente allegorica (Il castello, 2011), complessa e multi-stratificata (Materia oscura, 2013 e L’infinita fabbrica del duomo, 2015) e che mira all’astrazione dei temi e delle forme rappresentative (Spira mirabilis, 2017 e Blu, 2018). Il loro metodo registico si basa su una esasperazione della pratica osservativa che, proprio in virtù della completa aderenza ai fatti e ai luoghi riprodotti, conduce a un suo superamento. L’istanza documentaria attiva così un processo di formalizzazione iconografica prossimo alle formule dell’iperrealismo visivo: la mera osservazione degli eventi traduce, infatti, una meditazione contemplativa dell’esistente che prefigura conseguentemente una scrittura saggistica e concettuale. Mediante una strutturazione sinfonico-musicale, i loro film interpretano il reale prevalentemente come flusso visivo e sonoro, che ritrae assonanze figurative, cromatiche e formali, al fine di commisurare l’individuale e l’universale, il privato e il collettivo, l’umano e il tecnologico, l’astratto e il figurativo. Attraverso l’esempio di D’Anolfi-Parenti, l’intervento vuole offrire una riflessione attuale sulle nozioni di realismo e astrazione in seno alle teorie e alle pratiche cinematografiche del documentarismo contemporaneo, utile come prototipo stilistico per intendere le immagini contemporanee e il loro futuro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.