Lo studio prende le mosse dal tradizionale modello di garanzia pignoratizia, evidenziandone l’inadeguatezza a soddisfare le più moderne esigenze del mercato. L’evoluzione delle attività produttivo-imprenditoriali ha fatto emergere la necessità di non privare il debitore della materiale disponibilità di quei beni del patrimonio circolante che si vogliono dare in garanzia, nell’ottica di evitare una riduzione della sua capacità produttiva, che metterebbe a rischio le possibilità di adempimento, pregiudicando così anche l’interesse primario del creditore garantito. A ciò si aggiunga come l’innovazione tecnologica abbia contribuito alla diffusione delle c.d. new properties, che sovente rappresentano la moderna ricchezza di un’impresa (intangible assets), tale da determinare un convergente interesse a sfruttarla: del debitore, per accedere a finanziamenti; del creditore, per rafforzare le probabilità di soddisfazione delle proprie pretese. Sotto un ulteriore profilo, la crescente rapidità del traffico giuridico ed economico rende necessario il ricorso a forme di autotutela consensuale – alternative alle procedure giurisdizionali – che permettano una soddisfazione immediata del creditore in caso di inadempimento del debitore. Vengono analizzati gli strumenti che si rivelano o potrebbero rivelarsi funzionali a fornire un’adeguata risposta a tutte le menzionate esigenze, anche attraverso una costante comparazione finalizzata a prendere atto di come altri ordinamenti abbiano affrontato tali problematiche. Puntuali analisi critiche hanno ad oggetto gli interventi legislativi, a partire da quelli più risalenti e settoriali sino a quello più recente del pegno mobiliare non possessorio, di cui si evidenziano limiti, opportunità e prospettive.
Battelli, E. (2021). Il pegno sui beni immateriali. Contributo allo studio del pegno non possessorio sugli intangibles assets. Milano : Giuffrè Francis Lefebvre.
Il pegno sui beni immateriali. Contributo allo studio del pegno non possessorio sugli intangibles assets
BATTELLI E
2021-01-01
Abstract
Lo studio prende le mosse dal tradizionale modello di garanzia pignoratizia, evidenziandone l’inadeguatezza a soddisfare le più moderne esigenze del mercato. L’evoluzione delle attività produttivo-imprenditoriali ha fatto emergere la necessità di non privare il debitore della materiale disponibilità di quei beni del patrimonio circolante che si vogliono dare in garanzia, nell’ottica di evitare una riduzione della sua capacità produttiva, che metterebbe a rischio le possibilità di adempimento, pregiudicando così anche l’interesse primario del creditore garantito. A ciò si aggiunga come l’innovazione tecnologica abbia contribuito alla diffusione delle c.d. new properties, che sovente rappresentano la moderna ricchezza di un’impresa (intangible assets), tale da determinare un convergente interesse a sfruttarla: del debitore, per accedere a finanziamenti; del creditore, per rafforzare le probabilità di soddisfazione delle proprie pretese. Sotto un ulteriore profilo, la crescente rapidità del traffico giuridico ed economico rende necessario il ricorso a forme di autotutela consensuale – alternative alle procedure giurisdizionali – che permettano una soddisfazione immediata del creditore in caso di inadempimento del debitore. Vengono analizzati gli strumenti che si rivelano o potrebbero rivelarsi funzionali a fornire un’adeguata risposta a tutte le menzionate esigenze, anche attraverso una costante comparazione finalizzata a prendere atto di come altri ordinamenti abbiano affrontato tali problematiche. Puntuali analisi critiche hanno ad oggetto gli interventi legislativi, a partire da quelli più risalenti e settoriali sino a quello più recente del pegno mobiliare non possessorio, di cui si evidenziano limiti, opportunità e prospettive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.