I contratti derivati, il prestito titoli e altri “prodotti” dell’innovazione finanziaria degli ultimi decenni non sono soltanto strumenti di gestione dell’investimento azionario, ma di trasformazione dello stesso. Essi hanno radicalmente mutato – su scala globale – i modi con cui gli investitori professionali partecipano al governo delle società quotate. Particolarmente problematica è la situazione in cui un azionista, ricorrendo a strumenti negoziali di gestione del rischio o della liquidità, oppure sfruttando il sistema della record date (anch’essa un portato dei processi di finanziarizzazione della società per azioni), riduca la propria esposizione ai ritorni dell’investimento azionario, lasciando al contempo inalterato il diritto di voto: è ciò che, con un’espressione ormai entrata nel linguaggio degli studi giuseconomici, si definisce “empty voting”. Di fronte a operazioni di fusione deliberate con il contributo determinante di un azionista formalmente legittimato al voto, ma con partecipazione “svuotata” di qualsivoglia interesse economico, i principi di fondo della disciplina della società per azioni sono messi alla prova; e lo sono ancor più laddove lo stesso azionista, vendendo allo scoperto, assuma una posizione perfino ribassista rispetto ai prezzi delle azioni di cui rimane possessore. In prima analisi, parrebbe agevole ricorrere a paradigmi quali “un’azione, un voto”, o alla disciplina del conflitto di interessi dell’azionista. In realtà, questi istituti – come tradizionalmente interpretati – appaiono inadatti a cogliere la complessità delle relazioni tra mercato finanziario e diritto societario; e le stesse categorie concettuali su cui essi si fondano (“interesse (comune) dei soci”, “conflitto di interessi”, “rischio-potere”, ecc.) debbono essere rivisitate con strumenti di analisi che tengano conto della proliferazione e divaricazione delle preferenze individuali degli investitori professionali nelle società quotate. Il volume si sviluppa lungo questa linea di indagine, analizzando l’interferenza delle strategie di empty voting con i meccanismi di funzionamento dell’assemblea ed esplorando il possibile ricorso a rimedi, legali e statutari, risarcitori e di trasparenza, in grado di prevenire e contrastare le manifestazioni patologiche di un fenomeno di larga e irreversibile portata.

Sandrelli, G. (2017). Innovazione finanziaria ed esercizio del voto. Il fenomeno dell''empty voting' nella prospettiva delle società quotate. Milano : Egea S.p.A..

Innovazione finanziaria ed esercizio del voto. Il fenomeno dell''empty voting' nella prospettiva delle società quotate

Giulio Sandrelli
2017-01-01

Abstract

I contratti derivati, il prestito titoli e altri “prodotti” dell’innovazione finanziaria degli ultimi decenni non sono soltanto strumenti di gestione dell’investimento azionario, ma di trasformazione dello stesso. Essi hanno radicalmente mutato – su scala globale – i modi con cui gli investitori professionali partecipano al governo delle società quotate. Particolarmente problematica è la situazione in cui un azionista, ricorrendo a strumenti negoziali di gestione del rischio o della liquidità, oppure sfruttando il sistema della record date (anch’essa un portato dei processi di finanziarizzazione della società per azioni), riduca la propria esposizione ai ritorni dell’investimento azionario, lasciando al contempo inalterato il diritto di voto: è ciò che, con un’espressione ormai entrata nel linguaggio degli studi giuseconomici, si definisce “empty voting”. Di fronte a operazioni di fusione deliberate con il contributo determinante di un azionista formalmente legittimato al voto, ma con partecipazione “svuotata” di qualsivoglia interesse economico, i principi di fondo della disciplina della società per azioni sono messi alla prova; e lo sono ancor più laddove lo stesso azionista, vendendo allo scoperto, assuma una posizione perfino ribassista rispetto ai prezzi delle azioni di cui rimane possessore. In prima analisi, parrebbe agevole ricorrere a paradigmi quali “un’azione, un voto”, o alla disciplina del conflitto di interessi dell’azionista. In realtà, questi istituti – come tradizionalmente interpretati – appaiono inadatti a cogliere la complessità delle relazioni tra mercato finanziario e diritto societario; e le stesse categorie concettuali su cui essi si fondano (“interesse (comune) dei soci”, “conflitto di interessi”, “rischio-potere”, ecc.) debbono essere rivisitate con strumenti di analisi che tengano conto della proliferazione e divaricazione delle preferenze individuali degli investitori professionali nelle società quotate. Il volume si sviluppa lungo questa linea di indagine, analizzando l’interferenza delle strategie di empty voting con i meccanismi di funzionamento dell’assemblea ed esplorando il possibile ricorso a rimedi, legali e statutari, risarcitori e di trasparenza, in grado di prevenire e contrastare le manifestazioni patologiche di un fenomeno di larga e irreversibile portata.
2017
978-88-238-4561-9
Sandrelli, G. (2017). Innovazione finanziaria ed esercizio del voto. Il fenomeno dell''empty voting' nella prospettiva delle società quotate. Milano : Egea S.p.A..
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/390573
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