Una riflessione sul concetto di genealogia conduce a un ragionamento sull’eredità del pensiero e dell’opera di un artista che non necessariamente si piega sull’individuazione di rassicuranti confronti formali, attivando, invece, questioni più complesse sulle modalità della ricezione, che può talvolta situarsi al punto di incontro tra vissuto, relazioni indirette, pensiero e opera. Questa seconda prospettiva di indagine si rivela estremamente feconda per riflettere sull’apporto di Pietro Consagra al pensiero della scultura contemporanea. Questioni cruciali della sua ricerca come la frontalità, la dimensione del colloquio, il colore, la relazione tra scultura e architettura, che riflettono l’impegno civile e ideologico di un artista del dopoguerra e della “generazione di mezzo”, possono essere poste in relazione con momenti del dibattito e del rinnovamento plastico degli anni Sessanta e oltre, al di là di rigide periodizzazioni e degli incasellamenti, e anche oltre le tangenze riconosciute dagli artisti o dalla critica coeva. Talune istanze di Consagra, formulate nello scenario postbellico e successivamente, ovvero nel mutato paesaggio della società dei consumi, si pongono dialetticamente in tensione con approdi e pratiche delle ricerche avviate da una giovane generazione di artisti che muove i primi passi nell’arte negli anni Sessanta, mettendo in discussione formati, modalità e processi del fare. Il testo propone qualche riflessione, sulla base di una visione politica della scultura (una politicità che assume forme diverse in relazione ai contesti operativi), nell’ottica di analizzare la ricezione e la trasmissione del pensiero di Consagra oltre la cornice dell’arte postbellica.
Conte, L. (2021). Pietro Cosagra. Genealogie impreviste. In Alberto Salvadori (a cura di), Pietro Consagra. La materia poteva non esserci (pp. 23-40). Milano : Mousse Publishing.
Pietro Cosagra. Genealogie impreviste
Lara Conte
2021-01-01
Abstract
Una riflessione sul concetto di genealogia conduce a un ragionamento sull’eredità del pensiero e dell’opera di un artista che non necessariamente si piega sull’individuazione di rassicuranti confronti formali, attivando, invece, questioni più complesse sulle modalità della ricezione, che può talvolta situarsi al punto di incontro tra vissuto, relazioni indirette, pensiero e opera. Questa seconda prospettiva di indagine si rivela estremamente feconda per riflettere sull’apporto di Pietro Consagra al pensiero della scultura contemporanea. Questioni cruciali della sua ricerca come la frontalità, la dimensione del colloquio, il colore, la relazione tra scultura e architettura, che riflettono l’impegno civile e ideologico di un artista del dopoguerra e della “generazione di mezzo”, possono essere poste in relazione con momenti del dibattito e del rinnovamento plastico degli anni Sessanta e oltre, al di là di rigide periodizzazioni e degli incasellamenti, e anche oltre le tangenze riconosciute dagli artisti o dalla critica coeva. Talune istanze di Consagra, formulate nello scenario postbellico e successivamente, ovvero nel mutato paesaggio della società dei consumi, si pongono dialetticamente in tensione con approdi e pratiche delle ricerche avviate da una giovane generazione di artisti che muove i primi passi nell’arte negli anni Sessanta, mettendo in discussione formati, modalità e processi del fare. Il testo propone qualche riflessione, sulla base di una visione politica della scultura (una politicità che assume forme diverse in relazione ai contesti operativi), nell’ottica di analizzare la ricezione e la trasmissione del pensiero di Consagra oltre la cornice dell’arte postbellica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.