I centri storici minori, convenzionalmente definiti dalla soglia demografica di cinquemila abitanti, costituiscono un universo problematico, in relazione a criteri di datazione discutibili e perimetrazioni continuamente poste in discussione. Essi si differenziano per storia, qualità urbana, stato di conservazione e “trasformabilità”, ma anche per livelli di autonomia o dipendenza da altri insediamenti, e variamente condividono condizioni di spopolamento, invecchiamento e arretratezza, scarse opportunità di lavoro e di welfare e “distanza” dalle aree più dinamiche. Con riferimento caso dell’Italia centrale e della Transilvania rumena si sottolinea la necessità che i centri minori siano oggetto di agende di programmazione di livello almeno regionale. La questione tutta “tecnica” del recupero, che chiama in causa l’accessibilità, l’impatto della tecnologia e la definizione di un rapporto qualitativo, alla piccola e piccolissima scala, tra spazio pubblico e spazio costruito, non è secondaria, ma non può prescindere da una strategia territoriale in grado di validare principi e criteri di una “conservazione programmata”.
Palazzo, A.L. (2021). Piccolo è bello? Strategie di sopravvivenza per i centri minori. In G.M. M. Cerasoli (a cura di), Un futuro per i centri storici. Scenari possibili nell’era post COVID (pp. 91-103). Roma : Aracne.
Piccolo è bello? Strategie di sopravvivenza per i centri minori
Palazzo Anna Laura
2021-01-01
Abstract
I centri storici minori, convenzionalmente definiti dalla soglia demografica di cinquemila abitanti, costituiscono un universo problematico, in relazione a criteri di datazione discutibili e perimetrazioni continuamente poste in discussione. Essi si differenziano per storia, qualità urbana, stato di conservazione e “trasformabilità”, ma anche per livelli di autonomia o dipendenza da altri insediamenti, e variamente condividono condizioni di spopolamento, invecchiamento e arretratezza, scarse opportunità di lavoro e di welfare e “distanza” dalle aree più dinamiche. Con riferimento caso dell’Italia centrale e della Transilvania rumena si sottolinea la necessità che i centri minori siano oggetto di agende di programmazione di livello almeno regionale. La questione tutta “tecnica” del recupero, che chiama in causa l’accessibilità, l’impatto della tecnologia e la definizione di un rapporto qualitativo, alla piccola e piccolissima scala, tra spazio pubblico e spazio costruito, non è secondaria, ma non può prescindere da una strategia territoriale in grado di validare principi e criteri di una “conservazione programmata”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.