Dalla prefazione: "Il punto di partenza di questo studio è stato una ricognizione della documentazione prodotta dalla Direzione Giustizia e affari interni e Occupazione e affari sociali della Commissione europea in tema di occupazione e politiche d’integrazione. Questa attività di ricerca e documentazione ha consentito di ottenere un quadro normativo variegato ma soddisfacente sui programmi d’azione sociale della Commissione europea prima e dopo la firma del Trattato di Amsterdam (1997). In particolar modo, l’art. 13 del Trattato e le direttive promulgate successivamente hanno dato un forte impulso alla lotta contro la discriminazione e favorito la creazione di politiche volte alla promozione dell’uguaglianza, alla garanzia dei diritti fondamentali e quindi all’inclusione sociale nel senso più ampio del termine. Muovendo da queste considerazioni e dalla produzione normativa più recente della Commissione europea (Cec, 2003a), che lega le strategie d’occupazione alle politiche d’integrazione degli immigrati residenti negli stati membri, si è focalizzato lo studio sugli interventi proposti per la loro integrazione nelle società ospiti. L’esperienza di ricerca maturata sui temi dell’immigrazione e delle sue politiche di gestione a livello d’Unione europea e di singoli vecchi e nuovi stati membri, ci ha convinto ad applicare un metodo di lavoro comparato impostato su due livelli di governance: nazionale e sovranazionale. Inoltre, l’importanza essenziale del dialogo sociale, espressa non solo nel Libro verde sulla politica sociale europea del 1993 ma ribadita fortemente anche in comunicazioni più recenti della Commissione europea sulla creazione di una comune politica d’immigrazione (Cec, 2000) e sul metodo aperto di coordinamento (Cec, 2001b) ha indotto ad osservare con attenzione anche il ruolo previsto per le organizzazioni non governative e le associazioni di immigrati nella lotta all’esclusione. Nonostante le similitudini tra paesi, l’assenza di un modello unico per l’implementazione di politiche d’integrazione pone in risalto la specificità d’esperienze migratorie e contesti geografici dissimili, al fine di invocare l’importanza di standard comuni. Di conseguenza, lo studio fa il punto sulle proposte legislative e gli indirizzi della Commissione europea in materia di armonizzazione delle politiche d’integrazione. Una serie di raccomandazioni conclusive pone l’esperienza italiana a confronto con altri paesi dell’Unione europea e traccia dei settori d’intervento comuni."
Ruspini, P. (2005). Il quadro attuale dell’Unione europea. Immigrazione, integrazione, occupazione. In Marco Lombardi (a cura di), Percorsi di integrazione degli immigrati e politiche attive del lavoro (pp. 15-26). MILANO - ITA : FrancoAngeli.
Il quadro attuale dell’Unione europea. Immigrazione, integrazione, occupazione
RUSPINI P
2005-01-01
Abstract
Dalla prefazione: "Il punto di partenza di questo studio è stato una ricognizione della documentazione prodotta dalla Direzione Giustizia e affari interni e Occupazione e affari sociali della Commissione europea in tema di occupazione e politiche d’integrazione. Questa attività di ricerca e documentazione ha consentito di ottenere un quadro normativo variegato ma soddisfacente sui programmi d’azione sociale della Commissione europea prima e dopo la firma del Trattato di Amsterdam (1997). In particolar modo, l’art. 13 del Trattato e le direttive promulgate successivamente hanno dato un forte impulso alla lotta contro la discriminazione e favorito la creazione di politiche volte alla promozione dell’uguaglianza, alla garanzia dei diritti fondamentali e quindi all’inclusione sociale nel senso più ampio del termine. Muovendo da queste considerazioni e dalla produzione normativa più recente della Commissione europea (Cec, 2003a), che lega le strategie d’occupazione alle politiche d’integrazione degli immigrati residenti negli stati membri, si è focalizzato lo studio sugli interventi proposti per la loro integrazione nelle società ospiti. L’esperienza di ricerca maturata sui temi dell’immigrazione e delle sue politiche di gestione a livello d’Unione europea e di singoli vecchi e nuovi stati membri, ci ha convinto ad applicare un metodo di lavoro comparato impostato su due livelli di governance: nazionale e sovranazionale. Inoltre, l’importanza essenziale del dialogo sociale, espressa non solo nel Libro verde sulla politica sociale europea del 1993 ma ribadita fortemente anche in comunicazioni più recenti della Commissione europea sulla creazione di una comune politica d’immigrazione (Cec, 2000) e sul metodo aperto di coordinamento (Cec, 2001b) ha indotto ad osservare con attenzione anche il ruolo previsto per le organizzazioni non governative e le associazioni di immigrati nella lotta all’esclusione. Nonostante le similitudini tra paesi, l’assenza di un modello unico per l’implementazione di politiche d’integrazione pone in risalto la specificità d’esperienze migratorie e contesti geografici dissimili, al fine di invocare l’importanza di standard comuni. Di conseguenza, lo studio fa il punto sulle proposte legislative e gli indirizzi della Commissione europea in materia di armonizzazione delle politiche d’integrazione. Una serie di raccomandazioni conclusive pone l’esperienza italiana a confronto con altri paesi dell’Unione europea e traccia dei settori d’intervento comuni."I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.