Dall'introduzione: "Due temi di particolare interesse per il futuro del continente europeo si sono intrecciati nell’agenda del Consiglio europeo di Laeken (Bruxelles) di metà dicembre 2001: l’analisi dei progressi compiuti nella creazione di una comune politica migratoria e il previsto allargamento dello spazio geografico, economico e politico dell’Unione nel 2004. Questa sovrapposizione è in realtà la naturale conclusione di un processo avviato da diverso tempo e che ha trovato nel vertice belga il momento per un primo bilancio e il punto di partenza per azioni future. A due anni dal vertice di Tampere e a più di quattro anni dalla firma del Trattato di Amsterdam, il bilancio nella creazione di un’area di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea presenta un mosaico composito in cui a successi nella co-operazione di polizia e in quella giudiziaria non si affiancano i risultati sperati nel settore delle politiche migratorie e dell’asilo. Ovviamente la valutazione dei progressi compiuti o dei ritardi accumulati varia da paese a paese, così come varia è l’interpretazione corrente sulla fisionomia politica e istituzionale che l’Unione dovrà assumere a seguito dell’allargamento. Infatti, se la Germania preme per una struttura di governo federale, che indubbiamente accrescerebbe la sua influenza visto il peso demografico della sua popolazione rispetto agli altri maggiori paesi dell’Unione, Regno Unito e Francia esercitano un sottile distinguo argomentando di “unione di stati” e non di “stati uniti”. Di fatto, resta il generale accordo sulla necessità di convocare un congresso costituzionale nel 2004 per riformare le istituzioni dell’Unione europea e renderle più efficienti, più democratiche e più comprensibili ai cittadini quando si realizzerà l’adesione di altri 12 nuovi paesi membri. Il punto di vista della Commissione europea in materia di comunitarizzazione della politica migratoria non diverge molto dalle conclusioni del vertice di Laeken. L’ultima versione del “Quadro di controllo per l’esame dei progressi compiuti nella creazione di uno spazio di ‘libertà, sicurezza e giustizia’ nell’Unione europea” dello scorso 30 ottobre addita proprio la politica migratoria come esempio negativo di quelle aree in cui le rigidezze e i distinguo degli Stati membri rallentano lo sviluppo di un processo comune. L’allargamento, con la revisione delle frontiere e delle relazioni esterne dell’Unione, dovrebbe spingere gli attuali Stati membri ad accantonare un ulteriore tassello della propria sovranità e intensificare gli sforzi per la creazione di politiche comuni anche in quest’area. Dopo la nascita della moneta unica la sfida epocale a cui si appresta l’Unione dovrebbe -a nostro giudizio- accelerare anche altri processi di costruzione politica in atto. L’anno trascorso lascia una serie di orientamenti politici e di risultati acquisiti: una comunicazione del 15 novembre della Commissione che disciplina l’immigrazione illegale e individua dei settori d’intervento per misure di prevenzione e lotta al fenomeno e l’approvazione della direttiva sulla protezione temporanea adottata formalmente dal Consiglio il 20 luglio 2001. Infine, gli sviluppi più significativi nei singoli paesi sono la proposta di una nuova legge per regolare l’immigrazione in Germania, il dibattito inglese sulla cittadinanza e la regolarizzazione portoghese."

Ruspini, P. (2002). L’area dell’Unione europea. In Fondazione ISMU (a cura di), Settimo Rapporto sulle migrazioni 2001 (pp. 263-270). MILANO - ITA : FrancoAngeli.

L’area dell’Unione europea

RUSPINI P
2002-01-01

Abstract

Dall'introduzione: "Due temi di particolare interesse per il futuro del continente europeo si sono intrecciati nell’agenda del Consiglio europeo di Laeken (Bruxelles) di metà dicembre 2001: l’analisi dei progressi compiuti nella creazione di una comune politica migratoria e il previsto allargamento dello spazio geografico, economico e politico dell’Unione nel 2004. Questa sovrapposizione è in realtà la naturale conclusione di un processo avviato da diverso tempo e che ha trovato nel vertice belga il momento per un primo bilancio e il punto di partenza per azioni future. A due anni dal vertice di Tampere e a più di quattro anni dalla firma del Trattato di Amsterdam, il bilancio nella creazione di un’area di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea presenta un mosaico composito in cui a successi nella co-operazione di polizia e in quella giudiziaria non si affiancano i risultati sperati nel settore delle politiche migratorie e dell’asilo. Ovviamente la valutazione dei progressi compiuti o dei ritardi accumulati varia da paese a paese, così come varia è l’interpretazione corrente sulla fisionomia politica e istituzionale che l’Unione dovrà assumere a seguito dell’allargamento. Infatti, se la Germania preme per una struttura di governo federale, che indubbiamente accrescerebbe la sua influenza visto il peso demografico della sua popolazione rispetto agli altri maggiori paesi dell’Unione, Regno Unito e Francia esercitano un sottile distinguo argomentando di “unione di stati” e non di “stati uniti”. Di fatto, resta il generale accordo sulla necessità di convocare un congresso costituzionale nel 2004 per riformare le istituzioni dell’Unione europea e renderle più efficienti, più democratiche e più comprensibili ai cittadini quando si realizzerà l’adesione di altri 12 nuovi paesi membri. Il punto di vista della Commissione europea in materia di comunitarizzazione della politica migratoria non diverge molto dalle conclusioni del vertice di Laeken. L’ultima versione del “Quadro di controllo per l’esame dei progressi compiuti nella creazione di uno spazio di ‘libertà, sicurezza e giustizia’ nell’Unione europea” dello scorso 30 ottobre addita proprio la politica migratoria come esempio negativo di quelle aree in cui le rigidezze e i distinguo degli Stati membri rallentano lo sviluppo di un processo comune. L’allargamento, con la revisione delle frontiere e delle relazioni esterne dell’Unione, dovrebbe spingere gli attuali Stati membri ad accantonare un ulteriore tassello della propria sovranità e intensificare gli sforzi per la creazione di politiche comuni anche in quest’area. Dopo la nascita della moneta unica la sfida epocale a cui si appresta l’Unione dovrebbe -a nostro giudizio- accelerare anche altri processi di costruzione politica in atto. L’anno trascorso lascia una serie di orientamenti politici e di risultati acquisiti: una comunicazione del 15 novembre della Commissione che disciplina l’immigrazione illegale e individua dei settori d’intervento per misure di prevenzione e lotta al fenomeno e l’approvazione della direttiva sulla protezione temporanea adottata formalmente dal Consiglio il 20 luglio 2001. Infine, gli sviluppi più significativi nei singoli paesi sono la proposta di una nuova legge per regolare l’immigrazione in Germania, il dibattito inglese sulla cittadinanza e la regolarizzazione portoghese."
2002
88-464-3897-3
Ruspini, P. (2002). L’area dell’Unione europea. In Fondazione ISMU (a cura di), Settimo Rapporto sulle migrazioni 2001 (pp. 263-270). MILANO - ITA : FrancoAngeli.
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