Il saggio analizza il segmento "Boléro" del lungometraggio "Allegro non troppo" (1976) di Bruno Bozzetto, opera che combina live-action e animazione per proporre una riflessione critica sulla società dei consumi e sull'evoluzione umana. Attraverso l'uso della musica di Maurice Ravel e di un'estetica visiva ricca di simbolismi, Bozzetto esplora il rapporto tra trasformazione biologica e degenerazione etica, rappresentando un ciclo evolutivo che culmina in uno scenario apocalittico dominato da strutture artificiali e dall'immagine perturbante di una scimmia, simbolo di regressione. L'opera viene accostata alla tradizione dell'animazione disneyana e alla fantascienza, intrecciando critica sociale e sperimentazione estetica per offrire un ritratto distopico del progresso.
Uva, C. (2022). La lunga marcia dell'animazione. "Allegro non troppo" di Bruno Bozzetto.. In U.C. Parigi S. (a cura di), Forme della regia. Scritti in onore di Vito Zagarrio. (pp. 179-183). Roma : Bulzoni.
La lunga marcia dell'animazione. "Allegro non troppo" di Bruno Bozzetto.
Uva C.
2022-01-01
Abstract
Il saggio analizza il segmento "Boléro" del lungometraggio "Allegro non troppo" (1976) di Bruno Bozzetto, opera che combina live-action e animazione per proporre una riflessione critica sulla società dei consumi e sull'evoluzione umana. Attraverso l'uso della musica di Maurice Ravel e di un'estetica visiva ricca di simbolismi, Bozzetto esplora il rapporto tra trasformazione biologica e degenerazione etica, rappresentando un ciclo evolutivo che culmina in uno scenario apocalittico dominato da strutture artificiali e dall'immagine perturbante di una scimmia, simbolo di regressione. L'opera viene accostata alla tradizione dell'animazione disneyana e alla fantascienza, intrecciando critica sociale e sperimentazione estetica per offrire un ritratto distopico del progresso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.